Più sobrietà alla politica? 40 voti contrari fermano 10 mila firme, stop al disegno di legge delle Acli
Il disegno di legge riguardante il 'trattamento previdenziale dei consiglieri e dei componenti della Giunta e ulteriori misure volte al contenimento della spesa pubblica' non passa in Consiglio regionale: solo 10 favorevoli e 4 astenuti. Partito democratico contrario: "Disponibili ad approfondire la questione, ma questa proposta contiene alcune lacune". Lega Nord: "Proposta demagogica"
TRENTO. Chiedere al controllato di farsi da controllore. Insomma il naufragio del disegno di legge numero 70 riguardante il 'trattamento previdenziale dei consiglieri e dei componenti della Giunta e ulteriori misure volte al contenimento della spesa pubblica' era prevedibile come l'inabissamento del Titanic al cinema. L'iceberg del provvedimento, meglio conosciuto come disegno di legge delle Acli, capace di raccogliere 10 mila firme, si ferma però al primo scoglio. Scordatevi Leonardo Di Caprio perché la proiezione è un cortometraggio: 10 voti a favore, 40 contrari e 4 astensioni. Non si passa.
Un disegno di legge che rappresenta una richiesta alla politica di sobrietà nelle indennità, un bando ai privilegi, un'abolizione definitiva alle spese del Consiglio regionale inerenti la pensione dei consiglieri, l’introduzione di un limite massimo di 3.300 euro mensili lordi ai vitalizi già acquisiti dai consiglieri della passate legislature e all’eliminazione delle indennità di fine mandato.
La proposta delle Acli prevede infine di convogliare le risorse risparmiate dal bilancio pubblico a sostegno del già previsto Fondo per il sostegno della famiglia e dell’occupazione con ricadute non secondarie sulla popolazione più sofferente. "Nessun spirito populista oppure ostile alla politica - spiega Luca Oliver, presidente di Acli - ma il tentativo di riavvicinare i rappresentanti ai rappresentati, il cittadino all’amministratore e al politico in uno spirito di reciproco riconoscimento e responsabilità.
Semaforo rosso: il consiglio regionale ha deciso di bloccare questo disegno di legge di iniziativa popolare. "Nulla di nuovo - attacca il pentastellato Filippo Degasperi - questa votazione riprende quanto successo già nel luglio 2014 con il disegno di legge del Movimento 5 stelle che si poneva gli stessi obiettivi. Lo scollamento e la lontananza tra Palazzo e cittadini sono ormai evidenti. Questo disegno di legge poteva essere il punto di avvio per una riflessione a 360 gradi che, partendo dai compensi dei politici, avrebbe dovuto comprendere anche la casta dei dirigenti provinciali e regionali, i cui stipendi arrivano anche a superare quello del presidente della Provincia. La volontà dei cittadini andava ascoltata, ma ancora una volta si è invece voluto chiudere ermeticamente il pentolone".
Il Partito democratico ritiene la proposta di Acli un contributo importante al dibattito e alla riflessione sul tema dei costi della politica, ma "alcuni contenuti - evidenzia - rendono la stessa difficilmente approvabile". Si pone l'accento in particolare su tre questioni: "L’assenza - spiega - di una parametrazione per quanto riguarda il calcolo dell’indennità dei Consiglieri, l’eliminazione di tutti i collaboratori dei Consiglieri regionali, che noi riteniamo vada valutata bene alla luce della necessità di garantire un alto livello di qualità dell’azione politica e l’eliminazione della posizione contributiva del Consigliere, che a nostro parere priva di tutele i Consiglieri con lavoro autonomo o di libera professione a discapito di quelli con rapporto di lavoro dipendente".
Voto contrario quindi "ferma restando la nostra volontà e disponibilità - aggiunge – a promuovere l’avvio di un tavolo di confronto nel quale riformulare la proposta mantenendo fede ai principi e agli obiettivi".
Contraria anche la Lega Nord: "Il disegno di legge presentato dalle Acli è demagogico - commenta Maurizio Fugatti - È impossibile pagare un collaboratore con 7.500 euro lordi".
Anche per Walter Kaswalder (Misto) si deve ragionare fuori dalle aule della politica: “Siamo noi a determinarci lo stipendio, siamo noi a determinarci la pensione. Credo che un organo esterno che ragioni con noi possa essere utile”. Ha quindi ricordato i dirigenti che prendono indennità più alte “con al massimo il rischio di sporcarsi la camicia con l’inchiostro della penna”. Si è a favore del passaggio in aula del disegno di legge, "ma esistono delle lacune. La politica ha un costo, ma occorre chiarezza e trasparenza sui bilanci. Si sarebbe potuto prendere in mano questo disegno di legge ed emendarlo, difendendo in particolare la possibilità di avere un collaboratore, altrimenti è impossibile fare politica”.
"Questa delle Acli - dice Manuela Bottamedi di Energie per l'Italia - è una proposta di legge popolare, corredata da migliaia di firme: non trovo corretto che non venga nemmeno discussa articolo per articolo. La democrazia è anche questo: confronto, talvolta scontro, fatica, mediazione, scelta. Troppo spesso, invece, la maggioranza liquida le questioni scomode e preferisce non affrontare fino in fondo i problemi, come la mia legge sull'alcol".
Umiliante e lesiva della dignità di quanti si aspettano di essere presi in considerazione sul serio e ascoltati quando chiedono ai politici maggiore aderenza alla realtà, questo invece il pensiero di Claudio Cia (Agire): "La maggioranza del Consiglio regionale rigetta il disegno, impedendone la discussione in aula, cestinando definitivamente la proposta".
Uno schiaffo e un ulteriore motivo per diffidare dei politici "legittimiamo - conclude - quanti pensano che la politica è l’arte di servirsi delle persone facendo loro intendere di servirle. Siamo in una tale crisi che, mentre ai cittadini si continua a chiedere ti tirare la cinghia, noi politici continuano a tirare la corda. Non si fa politica con la morale, ma non la si può fare nemmeno senza. Non ci si può sempre appellare ai 'costi della democrazia' per evitare tagli".