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Mori, assalto in Comune. Sacchi di terra sui banchi del Consiglio comunale: "Siamo venuti a riportarvi le vostre macerie""

La "Tribù delle Fratte" che protesta contro la costruzione del vallotomo mette a segno un altro blitz: "Questa è la nostra resistenza, e non ci fermeremo". Moiola (Patt): "Solo un atto dimostrativo". Il sindaco Barozzi: "Un gruppo minoritario sempre più isolato"

Di Donatello Baldo - 28 febbraio 2017 - 11:03

MORI. "Siamo venuti a portarvi un po' delle vostre macerie". Lo hanno scritto sullo striscione che è stato dispiegato tra il pubblico, mentre all'interno dell'Aula consiliare spargevano pugni di terra, quella delle fratte ormai spianate dai lavori per la costruzione del vallotomo.

 

Un'altra irruzione in Comune quella messa a segno ieri dalla 'Tribù delle Fratte', dopo quella del 31 gennaio scorso quando venne occupato addirittura l'ufficio del sindaco. L'ennesima iniziativa che si aggiunge alle tante proteste messe in atto in questi ultimi mesi, tra manifestazioni, presidi, iniziative pubbliche.

 

Il consiglio di ieri, convocato per discutere di lavori pubblici, di politiche sociali e altri punti all'ordine del giorno che esulavano dalla questione vallotomo, è durato nemmeno un'ora. Dopo il blitz il presidente Fiorenzo Marzari ha voluto sospendere la seduta, seduta che non è più ripresa. Le forze di maggioranza non hanno voluto saperne di proseguire i lavori, e nemmeno il sindaco Stefano Barozzi

 

L'Aula era sporcata dalla terra sparsa in giro, finita anche sui banchi dei consiglieri. Un gruppo di attivisti della Tribù sarebbe entrato mescolandosi al pubblico, con i sacchi di materiale di risulta del cantiere nascosti sotto la giacca. Poi l'azione che ha lasciato sbigottiti i presenti, durata poco: il tempo di aprire lo striscione e urlare alcuni slogan.

 

I sacchetti sono stati svuotati sulla divisoria in legno che separa il pubblico dai consiglieri. Poi un'attivista sarebbe arrivata con parte del materiale fin sotto lo scranno del sindaco: "Questo sacchetto di terra da parte di mio padre", rovesciandone parte di contenuto sul banco, l'altra parte svuotata in mezzo alla stanza. 

 

Fuori, sorvegliati dalla polizia che avrebbe impedito l'entrata di interi bidoni colmi di terra, una trentina di manifestanti. La terra che non è entrata in Consiglio è stata quindi sparsa davanti all'ingresso, mentre dentro andava in scena l'azione di una decina di attivisti.


"Rivendichiamo tutto - dichiara Emilio Piccoli - rivendichiamo il nostro diritto alla resistenza". Una dichiarazione convinta che non lascia intendere nessun ripensamento: "Non è illegalità, è resistenza - spiega - perché l'illegalità è loro, solo loro. La gente si sta radicalizzando e dividendo - ammette Piccoli - ma questo non ci interessa. Ci interessano le persone disposte a capire, quelle libere, aperte, non quelle ottuse, imprigionate nello schema mentale che le riduce all'obbedienza del potere, qualunque cosa faccia". 

 

"Ci denunceranno? E noi andremo comunque avanti", conclude con sicurezza Emilio Piccoli. Mentre il consigliere comunale del Patt Cristiano Moiola (sub judice nel suo partito proprio per le posizioni pro-vallotomo), non si scompone più di tanto e cerca di riportare quanto è successo "a un semplice atto dimostrativo che non aveva nessuna connotazione violenta".

 

L'esponente autonomista avrebbe voluto continuare il consiglio, "magari a porte chiuse per impedire l'entrata dei manifestanti, ma mi sembra di capire che questa iniziativa si voleva strumentalizzare. Insomma, c'erano decine di agenti delle Forze dell'ordine: non sono riusciti a fermare un gruppo di manifestanti? A cosa li paghiamo a fare se non ci garantiscono la sicurezza? Questa sembra una fiction, una commedia dell'assurdo con Lanfranco Cis che parlottava con la Digos, l'ex sindaco Calliari che filmava tutto per poi passare le immagini a giornali e tv". 

 

"Io non entro nel merito della giustezza di questo atto - spiega Moiola - ma devo dire che non mi sono sentito minacciato. E' un atto dimostrativo che sarebbe sbagliato strumentalizzare e caricare di significati eccessivi". Ovviamente con questa visione non è d'accordo il sindaco Stefano Barozzi: "Questi già da tempo hanno passato il segno - dichiara amareggiato - andando a colpire i luoghi della democrazia e del confronto". 

 

"Spiace che all'interno di questo gruppo, sempre più isolato, ci siano anche esponenti delle forze politiche che siedono in Consiglio", osserva Barozzi. Il riferimento è ai 5 Stelle: "Tra gli autori del gesto di ieri c'erano alcuni loro militanti. Viene il dubbio che gli stessi consiglieri comunali grillini fossero a conoscenza anticipatamente di quanto è poi accaduto". 

 

Per il sindaco "uno striscione ci può stare, la manifestazione del dissenso è legittima ed è stata sempre permessa. Ma l'azione di ieri è un insulto alle istituzioni democratiche, un'oltraggio a un luogo di democrazia che rappresenta tutta Mori, un affronto che tutti dovrebbero condannare vivamente". 

 

"Non possiamo farci dettare le regole da un gruppo di persone minoritario, una parzialità anche di coloro che si sono opposti alla costruzione del vallotomo. Io in questi giorni ho girato per le frazioni - spiega -  ho fatto assemblee, ho incontrato i cittadini: le divisioni, le radicalizzazioni non ci sono, il paese spaccato non l'ho visto. Questi sono sempre più isolati, forse per questo esasperano le cose in questo modo". 

 

 


 

 

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