"Kaswalder è rimasto fermo al Patt barricadero ma ora siamo al governo". Intervista a Franco Panizza: "Rossi non è in discussione e sui civici aspettiamo"
Il senatore e segretario del Patt parla della coalizione, "di tutte le partite vinte della presidenza Rossi" e delle civiche: "Prima capiamo le loro intenzioni". Su Kaswalder: "Danneggia il partito e la maggioranza"
TRENTO. Franco Panizza, senatore della Repubblica ma soprattutto segretario politico del Patt, sa bene che la prima domanda a cui deve rispondere oggi è legata al “processo Kaswalder". Il consigliere autonomista si è presentato davanti agli organi di disciplina del partito con l'avvocato, scegliendo di farsi assistere da Rodolfo Borga, esponente dell'opposizione.
Senatore, una provocazione?
Sicuramente qualcosa di strano. Non è mai successo che si affronti il giudizio di disciplina con qualcuno di esterni al partito, è una questione interna. Una questione politica, non giuridica. Non serve un avvocato che imposti la difesa in punta di diritto.
E' strano anche il fatto che sia proprio Rodolfo Borga a rappresentarlo.
Il leader dell'opposizione, un avversario politico. Diciamo che è strano.
Ma qual è l'accusa nei confronti dell'iscritto e consigliere provinciale Walter Kaswalder?
Kaswalder ha violato lo statuto del partito nel momento in cui, ripetutamente, ha assunto posizioni in contrasto con la linea del partito, sancita dal congresso, e con la linea del gruppo consiliare.
Ma non è possibile essere in disaccordo nel Patt?
Certo che è possibile. In ogni momento, in tutte le sedi politiche, all'interno di tutti gli organismi del partito. Con tutta la forza e con tutte le ragioni possibili. Ma all'esterno è giusto essere uniti, non si possono esprimere continuamente critiche, accuse, distinguo. Così si danneggia il partito, la coalizione. E si contrasta con lo statuto che lo stesso Kaswalder ha votato articolo per articolo.
Così come ha votato la tesi congressuale che conteneva l'impegno sulla riforma costituzionale e l'appoggio incondizionato a Rossi e alla coalizione.
Sì, ha firmato e votato anche la tesi congressuale. Poi sul referendum ha espresso in continuazione la sua intenzione di votare No, ha votato in dissenso molte volte in Consiglio provinciale.
Lui si difende dicendo che anche altri hanno votato contro in più occasioni.
Ma non hanno cavalcato la polemica, non hanno fatto conferenze stampa con l'opposizione, non hanno mai sostenuto di essere gli unici autonomisti rimasti.
Kaswalder dice che non è lui in contrasto con lo statuto, lui che dello statuto difende i principi fondamentali e i valori del vero autonomismo.
Walter viene dai tempi di Pruner, i tempi barricaderi, i tempi in cui si facevano le marce di protesta e avevamo un solo rappresentante in Consiglio provinciale. Il Patt di opposizione, di protesta, solo e isolato. Ora siamo al governo, siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo.
É cambiato il Patt?
Ma no, assolutamente. Il Patt è rimasto lo stesso, raggiungendo l'obiettivo per cui è nato, quello di di riuscire a diventare protagonista della gestione dell'Autonomia. Gli autonomisti non hanno fondato un partito per fare opposizione e limitarsi a criticare, lo hanno fatto per governare. Quello che stiamo facendo ora, esprimendo addirittura il presidente della giunta.
Parliamo allora del presidente. Rossi sarà riconfermato?
Non esiste alcun motivo fondato per mettere in discussione la presidenza di Ugo Rossi. Poi si può ragionare su tutto, ma io parto dalla considerazione, dal fatto che tutte le partite sono state vinte.
A quali partite si riferisce? Ai risultati raggiunti dalla giunta?
Certo. L'Autobrennero, i rapporti con Bolzano, i rapporti nell'Euregio, le norme di attuazione, le rifomre, quella urbanistica, quella istituzionale... Potrei aggiungere gli ottimi rapporti con il governo di Roma e proseguire ancora e ancora.
Ma non può negare che nella coalizione non ci sia qualche problema.
La coalizione deve rendere più visibile all'esterno la sua compattezza e la sua stabilità. Deve incontrare il territorio e recuperare la fiducia di quei 60mila cittadini che non hanno votato alle elezioni provinciali ma hanno votato No al referendum. Questa la prima cosa da fare.
Non è facile. Ma la seconda cosa da fare qual è?
Deve trovare il modo di collegarsi alla società, accorciare le distanze tra politica e cittadino, deve saper interpretare le paure, i timori, le preoccupazioni: il lavoro, il welfare, la stessa rappresentanza.
Ma nella coalizione le civiche di cui si parla tanto possono trovare posto?
Chiariamo però subito che la coalizione non ha bisogno di stampelle, o di allargare la compagine. Aspettiamo di capire quale sia la proposta, sembra che tra poco escano con un documento. Lo leggeremo.
Le leggerete, certo.
E capiremo se i valori che portano sono anche i nostri valori, se possono contribuire in qualche modo a farci capire di più i territori, a farci avvicinare alle comunità che amministrano: molti di loro sono sindaci, questo credo sia giusto tenerlo in considerazione. Ma vedremo, non ha senso parlare prima che si siano espressi loro sulle intenzioni e gli obiettivi.
Le interlocuzioni stanno però andando avanti. Anche il Pd sembra pronto al dialogo.
Il dialogo è sempre buona cosa ma credo sia dovere unitario della coalizione confrontarsi con le realtà politiche, civiche comprese. Ma aspettiamo questo documento, non si mette mai il carro davanti ai buoi.
Allora aspettiamo di capire cosa faranno e cosa saranno i civici.
Nel frattempo si lavora però. Il mio partito è impegnato ormai da lungo tempo con i tavoli tematici “Trentino Coraggioso”. A breve saranno tirate le conclusioni di tutto il percorso, poi ci confronteremo con la coalizione, poi con le comunità territoriali sulla base degli approfondimenti tematici. E questa può essere la base per un programma di legislatura, per un patto di coalizione in vista del 2018.