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Famiglia con due figli vive in tenda nel parco e chiede una casa popolare. L'assessore: "Impossibile. Hanno due redditi e non possono ottenere la residenza a Trento"

L'assessore comunale al welfare di comunità spiega i motivi per cui la famiglia che da qualche settimana vive in tenda al parco delle Albere non può nemmeno richiedere di essere inserita nella lista d'attesa. "Due redditi in famiglia e non si può effettuare il cambio di residenza (attualmente fissata ad Agrigento): il marito lavora fuori regione e rientra solamente nel fine settimana, la moglie ha un contratto a tempo determinato. Lo dice il Codice Civile"

Di Daniele Loss - 27 agosto 2024 - 19:59

TRENTO. "La questione è molto semplice e non dipende da quello che pensano il sindaco Franco Ianeselli, l'assessore Alberto Pedrotti o qualsiasi altro amministratore, ma ci sono le leggi. La famiglia che che in questo momento vive in una tenda al parco delle Albere (QUI ARTICOLO) non ha i requisiti necessari per accedere alle graduatoria per l'assegnazione di una casa Itea. Per tanti motivi, alcuni dei quali insormontabili".

 

Ma non per cattiva volontà da parte dell'amministrazione, che si è immediatamente attivata per meglio comprendere la situazione e, se ve ne fosse stata la possibilità, trovare una soluzione. Bensì perché "non si può".

 

"In primis siamo in presenza di due persone che percepiscono entrambe un reddito - prosegue l'assessore comunale al welfare di comunità -, visto sia il marito che la moglie svolgono attività lavorativa e, dunque, difficilmente potrebbero accedere alle graduatorie per l'assegnazione di un alloggio popolare. Ma, anche se vi fossero i requisiti richiesti da un punto di vista economico (l'Icef si abbasserebbe certamente di molto con tre figli piccoli nel nucleo familiare, ndr), per essere inseriti nelle liste Itea bisogna avere la residenza nel comune da almeno tre anni. Residenza che, in questo momento, entrambi hanno ad Agrigento e, visti i presupposti, non può essere assolutamente trasferita nel comune di Trento. Su questo bisogna essere chiarissimi: nessuno è "cattivo" o non "vuole". Non si può".

 

Partiamo con ordine: perché non può essere trasferita?

"Perché non vi sono nemmeno le "basi" per presentare la domanda: il marito lavora fuori regione e rientra solamente nel fine settimana, la moglie ha un contratto a tempo determinato. Entrambi, dunque, non soddisfano i requisiti per richiederla e ottenerla visto che - date le attuali condizioni - nessuno dei due fornisce la garanzia che poi resterà sul territorio. Ma questo non lo dico io, non lo dicono gli uffici, ma è regolamentato dal Codice Civile".

 

Della vicenda il Comune si è interessato tempestivamente.

"Certo, come è normale che sia in casi come questi. Abbiamo fatto e stiamo facendo tutto quanto è nelle nostre possibilità in una situazione come questa. Che, lasciatemi ribadirlo, perché deve essere cristallino, è regolato in maniera estremamente precisa dalle legge. Mi spiego: in questa circostanza noi possiamo mettere in contatto e agevolare l'incontro con le associazioni che gestiscono emergenze di questo tipo, ma non possiamo fornire un alloggio popolare, come invece vorrebbe questa coppia. In termini emergenziali possiamo anche pensare ad un intervento immediato, ma sarebbe una soluzione "tampone" di pochi giorni e non certamente né provvisoria né definitiva".

 

Perché, avendo la disponibilità di due stipendi, non cercano un alloggio privato come tutte le coppie?

"Questo non lo so, bisognerebbe chiederlo loro. La linea adottata dal comune è l'unica possibile e sarebbe così in tutto il resto d'Italia: se una coppia trentina decidesse di trasferirsi armi e bagagli in un altro comune, e con la disponibilità di due stipendi, pretendesse di vedersi assegnato - tra l'altro in tempi record - un alloggio popolare, quale sarebbe la risposta dell'amministrazione locale? La medesima. La carenza di alloggi è problema noto, le famiglie bisognose con i requisiti che attendono il proprio turno sono tantissime. Qui non vi sono nemmeno i presupposti. Ribadisco: comprendiamo la situazione della famiglia, forniremo tutto il supporto che possiamo, ma ci sono dei limiti imposti dalla legge. E da quelli non ci si scappa. Mai".

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