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Il mondo dello spettacolo e della cultura in Piazza dopo un anno di lockdown dell'arte: ''Impossibile delegare tutto allo streaming''

Il presidio congiunto convocato da Slc Cgil Trentino con l’adesione di Art Workers Italia (Awi) e Confeventi e artisti Trentino ha voluto sottolineare le enormi difficoltà create dallo stop degli spettacoli dal vivo e il mancato interesse da parte delle istituzioni compreso un ministro Franceschini più attento ad aiutare piattaforme digitali private che il sistema globale dell'arte. Eleonora Castagna: ''Il valore dell'arte troppo spesso è inteso solo in termini monetari senza pensare all'arricchimento del tessuto sociale''

Di Francesca Faccini - 23 febbraio 2021 - 18:37

TRENTO. Un susseguirsi di testimonianze delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo, dell’arte e della cultura ha animato oggi pomeriggio piazza Cesare Battisti con l’obiettivo di porre l’attenzione sull’intero mondo della cultura che da un anno sta attraversando una situazione di profonda insofferenza. Il presidio congiunto chiamato da Slc Cgil Trentino con l’adesione di Art Workers Italia (Awi) e Confeventi e artisti Trentino ha voluto sottolineare le enormi difficoltà create dallo stop degli spettacoli dal vivo e il mancato interesse da parte delle istituzioni durante quest’ultimo anno segnato dal Covid.

 

Da febbraio 2020 teatranti, attrici e attori, tecniche e tecnici hanno visto il loro lavoro e la loro professionalità non riconosciuta a livello politico e civile, un’assenza di diritti che pare far eco all’infelice frase attribuita all’allora ministro Tremonti “con la cultura non si mangia” (e da lui smentita). Sebbene la partecipazione sia stata limitata, giusto qualche decina di persone ha dimostrato la propria solidarietà alla causa, le richieste avanzate sono tutt’altro che trascurabili.

 

Le lavoratrici e i lavoratori rivendicano la necessità di interventi per una riforma strutturale che preveda un intervento pubblico e finanziamenti del settore con modalità e tempi certi di erogazione e un monitoraggio costante sui fondi; un recovery plan con investimenti nuovi e strutturali per la cultura; un sistema di protezione sociale con ammortizzatori adeguati per sostenere il lavoro, sviluppare l’occupazione e riconoscere l’occupazione e le professionalità nel settore; un sistema normativo di rafforzamento e tutela sulla previdenza e l’assistenza. Punti questi ultimi che rappresentano oramai da tanto tempo un’emergenza strutturale esasperata e resa non più sostenibile dalla crisi Covid.

 

Eleonora Castagna, socia di Awi residente in regione, ricorda che “seppur fondamentale, il dialogo con le istituzioni soprattutto a livello nazionale è molto complesso. Oltre all’assenza di qualsiasi rete di sicurezza, le risorse rese disponibili per superare il momento non coinvolgono le singole e i singoli, ma sono dirottati per promuovere eventi online o piattaforme digitali private, come ItsArt, una specie di Netflix della cultura proposta da Franceschini che ha ottenuto uno stanziamento di 10 milioni da parte del Mibact. Questo a fronte di cinema e teatri che rischiano di chiudere e posti di lavoro persi”.

 

Castagna pone l’accento sul fatto che la cultura non vive di eventi, ma di una continuità che non viene riconosciuta: l’arte è fatta di ricerca e processo che anticipano l’opera quando non rappresentano l’opera stessa. “La continuità è un tasto dolente anche per quanto riguarda i bandi – continua Castagna – che, pur rappresentando uno dei maggiori metodi di finanziamento, si esauriscono in un intervallo troppo limitato che non permette una vera progettazione. Altra questione che riguarda i bandi è il loro concepire un progetto come evento o come prodotto, cioè come un qualcosa da consumare. Il valore dell’arte è troppo spesso inteso in termini esclusivamente monetari quando invece l’introito economico si affianca sempre a un arricchimento del tessuto sociale, culturale e ambientale”.

 

Trento, proprio come tutte le realtà locali, nazionali e internazionali, è fatta anche di palchi di teatro, sale cinematografiche, spazi dedicati che, rispettando le condizioni di sicurezza, devono vedere la ripartenza della loro programmazione e dell’attività produttiva, perché è impossibile delegare allo streaming l’atto di fruire dell’arte.

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