La ripartenza del Trentino con immagini della Serbia. Tutta colpa di Trentino Marketing? Ma l'assessore (che le promuoveva e rilanciava) dov'era?
Un commento sulla pagina Facebook di Failoni del 5 giugno scorso, una doppia pagina sul quotidiano del 6 giugno, quando già tra le 24 e le 48 ore precedenti era emerso come quegli scatti siano stati acquistati dal catalogo di Getty Images. Da aggiungere poi il lavoro di post produzione per trentinizzare il paesaggio. E se l'assessore avrebbe potuto fino a quel momento anche non sapere, il giorno del post invece la vicenda era già ampiamente dibattuta
TRENTO. Errare è umano, perseverare è diabolico. Non sarebbero dovute essere foto definitive, ma invece a quanto pare sono i fatti a smentire Trentino Marketing. Una doppia pagina sul Corriere della sera per promuovere la stagione estiva nel nostro territorio e l'immagine è proprio quella scattata in Serbia per veicolare le Dolomiti di Brenta. Non solo, c'è l'assessore Roberto Failoni stesso a rilanciare la campagna della società di via Romagnosi.
Un commento sulla pagina Facebook di Failoni del 5 giugno scorso, una doppia pagina sul quotidiano del 6 giugno, quando già tra le 24 e le 48 ore precedenti era emerso come quegli scatti, belli indubbiamente, fossero stati acquistati dal catalogo di Getty Images per un prezzo tra i 50 e i 475 euro. Da aggiungere poi il lavoro di post produzione per trentinizzare il paesaggio. E se l'assessore avrebbe potuto fino a quel momento anche non sapere, il giorno del post invece la vicenda era già ampiamente dibattuta (Qui articolo). Dura anche la presa di posizione di Paolo Ghezzi (Futura) e Alessio Manica, consigliere provinciale del Partito democratico (Qui articolo).
Un atteggiamento forse superficiale dell'assessore, una lentezza nel porre rimedio e magari cambiare soggetto da veicolare in Trentino Marketing. Nel secondo caso si innesta anche una forse scarsa capacità di intervenire di Failoni: evidentemente a conoscenza della pubblicazione della doppia pagina, avrebbe potuto invitare a cambiare piani e magari chiedere conto. Così, però, non è successo. Una regia latitante e una doppia pagina che dovrebbe imporre riflessioni su più fronti. E la sensazione è che nulla cambierà.
Un altro tema potrebbe essere quello che, in questo periodo particolarmente fluido e delicato per l'emergenza coronavirus, potrebbe servire capacità di reazione, vista questa vicenda. Ma le prospettive non sembrano essere tra le migliori. Oltre alle ragioni di opportunità di acquistare un'immagine da un carrello online, invece di ingaggiare un fotografo per un service e far lavorare i professionisti del territorio, resta anche forse la scarsa capacità di interagire e raccordarsi con le Aziende per il turismo d'ambito: beninteso, può capitare di non aver a disposizione qualche scatto nella fototeca, ma possibile che anche le Apt non abbiano in archivio un'immagine che può fare al caso? Sono state interpellate prima di procedere all'acquisto? Foto sicuramente impegnative in quanto devono creare emozione e quindi vengono modificate. Resta aver scelto una visual già usata e conosciuta a fronte di un investimento da 3 milioni. Quindi si sarebbe potuto puntare su un'immagine originale e realizzata ad hoc, seppur nella difficoltà di operare in un sistema di professionisti locali frastagliato e senza un'associazione di categoria di riferimento.
Un Trentino che nel giro di pochi giorni si è trovato anche a dover gestire il video-spot alla rovescia della Valsugana, finito anche su La Stampa e La Repubblica (che ha comunicato anche la posizione della Marketing che ha preso le distanze dal prodotto) e ancora su il Fatto Quotidiano, scatenando lo sdegno di molti potenziali turisti (Qui articolo), ma anche la risposta della pagina Facebook "Nato a Milano" (Qui articolo).
E poi c'è la foto attribuita da Trentino Marketing ai laghi di Caldonazzo e Levico. Non è impossibile scattare un'immagine più autentica e veritiera, come come dimostrato dalla foto inviataci da un nostro lettore che si è servito di un semplice cellulare.
Un assessore reduce anche dal servizio di Report sull'emergenza Covid-19 in Trentino (Qui articolo). Alla domanda se gli inviti hanno a che fare con l'essere albergatore la risposta è stata: "Non c'entra nulla, io è un anno e mezzo che non mi faccio vedere". Un po' meno visto che a dicembre 2019 era in hotel e il 28 febbraio sulle piste, ma ci fidiamo di quel che dice. "Non c'è un conflitto d'interessi?", chiede la giornalista di Rai 3: "Assolutamente no", ribatte Failoni. "Il suo elettorato fa parte anche del comparto sciistico?": "Questo lo dice lei", commenta l'assessore.
Una gestione iniziale della fase emergenziale tra un invito e l'altro a trascorrere le vacanze sul territorio perché non c'erano casi coronavirus (non 'trentini', anche se i primi turisti positivi a Covid-19 risalivano al 23 febbraio), tra un selfie e l'altro fino al culmine di quel week-end del 7 marzo (Qui articolo), scuole chiuse ("a malincuore" veniva ripetuto in piazza Dante) tanto era grave la situazione in Italia e una decina di casi tutti trentini.
E poi le immagini di code e la contraddizione a passo Tonale: versante lombardo fermo, trentino operativo. Un assessore che in conferenza stampa in quei giorni non si è visto, lasciando il presidente Maurizio Fugatti a rispondere e temporeggiare, mentre la tensione era altissima e più parti chiedevano di intervenire per la serrata (Qui articolo). Failoni si è rivisto il 9 marzo: "Il comparto turistico - aveva spiegato - ha preso la piena consapevolezza della pesante evoluzione della situazione per arrivare alla decisione difficile di chiudere la stagione invernale domani sera (10 marzo, quindi operativamente dall'11 marzo) perché la tutela della salute di ospiti e residenti è prioritaria" (Qui articolo). Ci ha poi pensato il ministro Francesco Boccia ad abbassare il sipario già quella sera stessa (Qui articolo).
Poi si è arrivati perfino all'incredibile affondo di Fugatti che ha minacciato di non curare i residenti delle seconde case (Qui articolo), mentre sulle piste aperte non si è mai assistito alla volontà di entrare nel merito. A fronte dell'ammissione di Paolo Bordon, direttore generale dell'Apss (Qui articolo), il presidente ha ridotto tutto ridotto a "Col senno di poi sono buoni tutti" (Qui articolo).
Una Provincia che si spera possa uscire dalle secche. Ma i risultati sembrano scarsini in questi due anni di assessorato, dal quale ci si aspetta tanto per peso sull'economia e un assessore per certi versi tecnico perché albergatore, la gestione dei ritiri calcistici non proprio azzeccata tra accordi con le società costati di più (Qui articolo), una Roma che ha annullato l'arrivo a Pinzolo a poche ore dall'avvio della preparazione (Qui articolo) e il caos legato alla querelle Venezia-Bari (Qui articolo).