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Ivo Cestari lancia la corsa della sinistra radicale: “Noi siamo la vera alternativa. Il futuro della città? Passa dal recupero delle aree dismesse”

Rifondazione Comunista si presenta come la “vera” alternativa di sinistra: “A Trento c’è un consumo di suolo sproporzionato e l’amministrazione uscente ha proseguito in questa direzione. La nostra politica ambientale è legata alla trasformazione sociale, vogliamo recuperare le aree dismesse e calmierare i costi degli affitti, senza consumare altro suolo”

Di Tiziano Grottolo - 19 agosto 2020 - 16:23

TRENTO. Alle prossime elezioni comunali di Trento Rifondazione Comunista correrà con un proprio simbolo e una propria lista di candidati (articoli QUI e QUI). Ora il partito (Giuliano Pantano è il candidato sindaco) proverà a ripetere il risultato di cinque anni fa quando, assieme a  Sel (oggi Sinistra Italiana, che però ha scelto Ianeselli), entrò in consiglio comunale. 

 

Impresa non facile ma che non scoraggia Ivo Cestari, 59 anni insegnante dal 1997, precario come ci tiene a sottolineare lui stesso. Cestari per anni ha esercitato anche la professione architetto come libero professionista , mentre oggi insegna discipline progettuali al liceo artistico Vittoria di Trento. Per sintetizzare il suo impegno in politica il candidato cita una frase attribuita a Chico Mendes sindacalista-ambientalista brasiliano:L’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio”. Con questa intervista prosegue il viaggio de Il Dolomiti alla scoperta dei candidati e delle candidate del Capoluogo alle prossime amministrative.

 

Com’è iniziato il suo impegno in politica?

“Mi sono candidato per la prima volta alle elezioni provinciali del 2018 con ‘L’Altra Trento a sinistra’, per sostenere Antonella Valer. Per il resto sono sempre stato attivo nei movimenti studenteschi e in quella che viene definita sinistra extraparlamentare. Mi sono avvicinato a Rifondazione per portare avanti un’analisi approfondita sulle questioni ambientali, da unire a quelle legate al mondo del lavoro”.

 

Con una politica così polarizzata c’è ancora spazio per una sinistra radicale?

Intanto ci discostiamo dalle altre visioni verdi perché la nostra politica ambientale è legata alla trasformazione sociale, inoltre il Centrosinistra si è progressivamente spostato verso posizioni centriste ricalcando un po’ quella che era la vecchia Democrazia Cristiana. Da parte nostra immaginiamo cambiamenti radicali e non solo di facciata. Purtroppo altre formazioni che appartengo all’area di sinistra hanno preferito un alleanza che fosse in grado di garantire un posto in consiglio con il Centrosinistra, noi abbiamo scelto di muoverci con un progetto alternativo”.

 

Mi pare di capire che i motivi di contrasto con l’amministrazione uscente non siano pochi?

“Ce ne è uno che forse li riassume un po’ tutti, mi riferisco al Piano regolatore generale, è con questo strumento che si costruisce e si immagina la città del futuro. Purtroppo Trento è dagli anni ‘60 che si porta appresso dei gravi problemi, cioè da quando il Prg Marconi entrò in contrasto con il Piano urbanistico Provinciale di Samonà. I due documenti portavano avanti due visioni completamente diverse, sfortunatamente si affermarono gli aspetti negativi di entrambi. Trento occupa i due terzi in più della superficie di Bolzano, benché le due città abbiano più o meno gli stessi abitanti. In sostanza in Alto Adige il terreno edificato è stato sfruttato meglio, creando con una città più compatta e preservando il centro storico.

 

Come valuta il nuovo Prg approvato alla fine della giunta Andreatta?

A Trento c’è un consumo di suolo sproporzionato e l’amministrazione uscente ha proseguito in questa direzione. Direi che l’amministrazione ha varato un Prg di minima, correndo dietro ai sogni di edificabilità dei privati, mi riferisco in particolare alla lottizzazione di Melta arrivata nonostante i proclami sullo stop al consumo di suolo. Una presa in giro. Senza parlare del faraonico progetto da 60 milioni della funivia Trento-Bondone. Un progetto arrivato fuori tempo massimo che sarebbe andato bene negli anni ‘80 con il boom dello sci alpino ma alla luce del riscaldamento climatico non si può più puntare sull’innevamento artificiale per far funzionare delle piste da sci.

 

E la vostra proposta quale sarà?

Riallacciandoci al discorso di prima, Trento dovrebbe concentrarsi su forme di turismo meno impattanti. I 60 milioni della funivia dovrebbero essere spesi diversamente, a Trento il problema della casa esiste. Gli affitti sono esorbitanti e il Comune dovrebbe intervenire per calmierare i prezzi. Poi è necessario rimettere mano al Prg ma per farlo bisogna coinvolgere la popolazione elaborando una proposta condivisa dal basso. Dobbiamo correggere gli errori del passato. In primo luogo intervenendo sulle aree dismesse. L’ex Sloi è bloccata da decenni, nessuno si è mai preso la briga di tentare una bonifica. I nodi da risolvere sono molti dallo scalo Filzi, all’ex Italcementi, passando per lo stadio e l’ex questura. Prima ancora di consumare altro suolo sarebbe bene valutare il recupero di queste aree già edificate ma completamente abbandonate. Continuare a cementificare senza porre un freno al caro affitti è una vergogna per qualsiasi città moderna”.

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