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Coronavirus, giornata drammatica e allora si cambia strategia: via libera a 1.000 tamponi al giorno (come chiedevano da tempo le categorie)

I luoghi dello sci e le Rsa sono le aree dove si stanno registrando il maggior numero di contagi e la crescita è da imputare al weekend del 6-8 marzo. E se fino al 5 il presidente della Pat invitava i turisti nei nostri impianti (era dovuto arrivare il decreto nazionale a chiuderli) e negli stessi giorni l'assessora alla salute chiedeva di mantenere aperte le case di riposo per la visita di un parente (in quel caso le strutture si erano opposte) adesso appare evidente che è meglio ascoltare di più esperti e categorie

Di Luca Pianesi - 21 marzo 2020 - 19:08

TRENTO. E' la giornata più difficile quella di oggi per quanto riguarda la diffusione del coronavirus sul territorio trentino. Il presidente Fugatti ha spiegato che sono quindici i deceduti in 24 ore: ''Sono 2 al reparto di terapia intensiva di Trento (uno padre Gianpietro di 47 anni) - ha spiegato il presidente della provincia nella consueta conferenza stampa di aggiornamento sull'emergenza sanitaria che tutto il Paese sta vivendo - e gli atri 13 decessi sono avvenuti nelle case di riposo. Abbiamo anche 34 guariti. Oggi, poi, ci sono 239 contagi in più. Una situazione molto difficile e speriamo che la prossima settimana la situazione vada stabilizzandosi''.

 

Quel che è certo è che da ''domani'' si cambia la modalità d'ingaggio contro questo terribile virus: dopo le continue richieste, che abbiamo pubblicato su il Dolomiti, del presidente dell'ordine dei medici e di quello degli odontoiatri, del presidente delle  professioni infermieristiche e anche dell'ex presidente dell'ordine dei medici, si passa ad un deciso aumento dei tamponi. Sino ad oggi si adottava la strategia di non farli nemmeno a tutti i soggetti ritenuti contagiati da ''domani'' si passa a 1.000 tamponi al giorno. ''La volontà è quella di aumentarli notevolmente - ha spiegato Fugatti - saranno fatti ai contagiati ma anche agli operatori sanitari per garantire la loro salute. L'organizzazione d'ora in poi andrà in questa direzione''. 

 

Anche perché il Trentino rischia davvero di venire travolto. Già ieri presentava dei dati che abbiamo analizzato e che in proporzione con gli altri territori si presentano come più allarmanti di tutto il Triveneto e anche di ampie zone della Lombardia (con un numero di contagi per abitante altissimo). Il weekend di sci di due settimane fa, quando le scuole erano state chiuse in tutta Italia perché la situazione già si faceva drammatica mentre qui si invitavano i turisti a venire a godere della ''vacanza fuori programma'', come da previsioni sta facendo aumentare i numeri in maniera esponenziale proprio nelle zone degli impianti (chiusi per decreto del presidente del consiglio lunedì sera mentre la Provincia aveva già prolungato l'apertura di un altro giorno).

 

E poi ci sono le Rsa dove si stanno registrando morti (i 13 di oggi si sono verificati 3 a Bezzecca, 5 a Pergine, 1 a Villa Regina, 1 all'Eremo, 2 a Dro, 1 all'Rsa di Gardolo) e moltissimi contagi (poco meno di 300 casi) che solo grazie all'Upipa e ai sindacati delle Rsa sono state chiuse circa due settimane fa perché fino all'ultimo l'assessora Segnana ha cercato di tenere aperte le porte delle strutture ai familiari degli ospiti (uno al giorno per stare vicini agli anziani si diceva due settimane fa). Fortunatamente alla fine sindacati ed esperti sono riusciti ad imporsi ribadendo che ''se arriva il virus nelle nostre strutture siamo finiti'' (QUI ARTICOLO) dichiarandosi pronti a non eseguire le linee guida proposte dall'assessora alla salute del Trentino rimanendo agganciati alle più stringenti norme nazionali (QUI ARTICOLO).

 

La speranza, per il bene di tutti, allora, è che la politica locale nei giorni a venire segua maggiormente i consigli degli esperti e di chi si occupa delle singole questioni (come possono essere i vari presidenti degli ordini dei medici e degli infermieri o i rappresentanti delle case di riposo, che sicuramente quando parlano e si espongono non lo fanno per tristi interessi di bottega politici ma guardando al bene collettivo e alla tutela della salute di tutti noi), uniformandosi il più possibile alle direttive nazionali che ad oggi si sono sempre dimostrate più efficaci e impattanti di quanto deciso a livello territoriale. Ne va della salute e della sicurezza di tutta la cittadinanza che, dal canto suo, deve impegnarsi al massimo nel rispettare le regole consapevole del fatto che la situazione è più critica qui che in gran parte del Triveneto e della Lombardia (qui l'analisi dei dati) e quindi la cosa va presa maledettamente sul serio da tutti, nessuno escluso. 

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