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Lavoro in Trentino, assunzioni -4,7% ma non si trova personale specializzato (e sullo sfondo i dazi di Trump): “Preoccupazione tra incertezza e confusione internazionale"

Secondo i dati Excelsior, sono 3.850 le assunzioni previste dalle imprese trentine nel mese di febbraio e sono in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per il direttore di Confindustria: "C'è una grande confusione a livello internazionale e questo va a impattare non solo sugli investimenti ma anche sulla volontà delle aziende di ampliare l'organico"

Di Giuseppe Fin - 28 febbraio 2025 - 06:00

TRENTO. Dopo il boom degli anni post Covid arriva un segno di inversione di intendenza per il mercato di lavoro in Trentino.

 

Secondo i dati Excelsior, sono 3.850 le assunzioni previste dalle imprese trentine nel mese di febbraio, con un calo del 4,7-4,8% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Rimane pressoché stabile la richiesta di dirigenti e di figure ad elevata specializzazione (750 unità), mentre si registra un lieve calo per i gruppi professionali degli operai qualificati (1.120 unità) e del personale non qualificato (550).

 

Si conferma che a creare maggiori opportunità di lavoro è il settore del turismo-ristorazione. Fra le analisi riportato da Excelsior viene sottolineata, paradossolamente, ancora la difficoltà nel reperire il personale. In 58 casi su 100, infatti, le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Per una quota parti al 20% le imprese prevedono, inoltre, di assumere personale immigrato.

 

Il calo delle assunzioni ce lo aspettavamo vista la situazione geopolitica che stiamo vivendo” ci spiega Roberto Busato, direttore Generale di Confindustria Trento commentando i dati delle imprese rilevati dal sistema delle Camere di Commercio.

 

 

Secondo i dati Excelsior, sono 3.850 le assunzioni previste dalle imprese trentine nel mese di febbraio e sono in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Da cosa deriva questa tendenza?
Il calo che stiamo osservando era atteso. Siamo in un periodo di grande incertezza, in particolare per il comparto dell'industria. C'è una grande confusione a livello internazionale e questo va a impattare non solo sugli investimenti ma anche sulla volontà delle aziende di ampliare l'organico. La situazione non è drammatica, ma c'è un calo di ordinativi e questo deve essere tenuto in considerazione nelle assunzioni.

 

Abbiamo avuto dei campanelli d'allarme?
I tre anni successivi al Covid sono stati molto positivi, con una grande crescita per le aziende che sono riuscite ad avere bilanci record. Nel 2024 abbiamo assistito alla crisi del settore cartario, per noi molto importante. Quando parliamo di cartario, parliamo di imballaggi e quando questi rallentano è un segnale da cogliere subito. C'è poi stata una flessione del settore dell'automotive, legata in particolare alla crisi tedesca.

 

Lei ha parlato di un calo degli ordinativi. Da cosa è dovuto?
Da due aspetti: il primo, come già detto, è legato all'incertezza a livello internazionale che stiamo vivendo, in particolare nell'ultimo periodo. Accanto a questo, abbiamo avuto un aumento del costo dell'energia oltre ai dazi di Trump. È raddoppiata e, per le nostre aziende manifatturiere energivore, è un aspetto di non poco conto.

 

Rimane elevata la difficoltà di reperimento del personale. Ci sono 58 aziende su 100 che prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Che difficoltà ci sono?
Sembra un controsenso, visto quello che sta accadendo, ma è la realtà. Benché vi sia un rallentamento, dall'altra parte c'è una difficoltà nel trovare lavoratori. Stiamo parlando in particolare di informatici e operai specializzati. Servono competenze. Il lavoro nelle aziende è cambiato, si è digitalizzato ed è evoluto. Rispetto a una volta, serve meno il manovale e molto di più l'alta specializzazione. Ci troviamo con una formazione dei lavoratori non adeguata ed è su questo che dobbiamo impegnarci ancora di più. Non possiamo infine dimenticare il calo demografico.

 

C'è poi il problema degli alloggi.
È un grosso problema che sta peggiorando notevolmente la situazione in Trentino. Non sono pochi i lavoratori qualificati che arrivano da fuori regione e che non riescono a trovare un alloggio da noi, in particolare nelle valli. È un problema che abbiamo già sottolineato alla Provincia. Come Confindustria, abbiamo creato un gruppo di lavoro sul problema casa. Serve dare una risposta alle aziende.

 

Ed ora arrivano anche i dazi di Trump. Il presidente degli Stati Uniti, nelle scorse ore, ha detto di voler imporre dazi del 25% all'Europa. Che conseguenze avranno sul Trentino?
Tra le incertezze, questa è l'incertezza. Abbiamo una persona che continua a cambiare i dati. Inizialmente parlava di dazi al 10%, poi al 20% ed ora siamo arrivati al 25%. Un valore del genere sarebbe davvero problematico. Il Trentino ha come primo mercato di sbocco la Germania, che al momento è in crisi. Come secondo mercato ci sono gli Stati Uniti, in particolare per alimentari e bevande, ma anche per macchinari e apparecchi elettrici. È preoccupante se fossero davvero imposti dazi del 25%

 

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