Sait, i lavoratori in Consiglio Provinciale. Dorigatti: "No ai licenziamenti". Olivi: "Socialmente inaccettabili"
Cgil: "Il nostro dubbio è che col tempo si provveda a una sostituzione del personale licenziato con manodopera a minor costo". I sindacati chiedono all'azienda una "operazione trasparenza"
TRENTO. Tutti in piazza Dante, tutti uniti i lavoratori del Sait che in 130 rischiano di rimanere a casa. Oggi c'è la seduta del Consiglio provinciale e la richiesta è quella di poter parlare con il presidente Bruno Dorigatti e con i consiglieri provinciali.
Accolta. Alle 13 l'udienza. E allora i lavoratori e le lavoratrici attendono, prima in strada e poi assiepati negli spalti che circondano l'Aula. Poi i delegati sindacali, finiti i lavori del Consiglio, si riuniscono nella sala commissioni per l'incontro e il primo a prendere la parola è il presidente Dorigatti che sembra smettere i panni del presidente del Consiglio per indossare quelli che ha vestito per lunghi anni, quelli del sindacalista.
"Quello dell'azienda è un comportamento non collaborativo - afferma convinto - e dobbiamo capire cosa sta succedendo. Dev'essere fatto uno sforzo per risolvere il problema". Dorgatti vuole parlare a nome di tutti il Consiglio: "I licenziamenti - dice duro - devono essere ritirati. No ai licenziamenti - ribadisce, e scatta un accenno di applauso - non è possibile che la Cooperazione non cerchi una soluzione condivisa".
Il presidente Dorigatti esprime il suo sostegno all'attività delle Organizzazioni sindacali che stanno portando avanti la trattativa: "Giusto avanzare la richiesta del no ai licenziamenti, giusta la richiesta di conoscere un serio piano industriale che permetta di fare ragionamenti di medi-lungo termine".
Ora parlano i sindacalisti delle tre confederazioni. Lamberto Avanzo della Cisl ricorda ai presenti che "la cooperazione è patrimonio del Trentino. Per questo la politica deve farsi carico del problema - afferma - anche per ribadire la forza sociale delle coop sulle periferie. Perché a rischio non c'è solo il Sait - conclude - ma in generale tutto il sistema della cooperazione di consumo".
Walter Largher della Uil lancia un appello: "Maggioranza e minoranza non si dividano su questa specifica questione, in questo momento abbiamo bisogno di avervi vicini tutti uniti". guarda negli occhi la delegazione dei capigruppo e dice questo: "Non possiamo farcela da soli. La trattativa è compito nostro - sottolinea - ma la politica ci può agevolare la strada, perché il compito di tutti è quello di salvare questi 130 posti di lavoro, queste tante famiglie e anche il futuro della cooperazione di consumo in Trentino".
Per ultimo parla il segretario della Filcams della Cgil, Roland Caramelle. Cerca di portare all'attenzione il vero motivo per cui dall'oggi al domani 130 persone sono state messe alla porta: "Partiamo da una situazione in cui i dirigenti non si stanno assumendo le loro responsabilità in merito alla gestione dell'azienda - afferma - perché fino ad ora non abbiamo ancora capito come siano stati fatti questi numeri, quale sia la vera ragione di questi licenziamenti e quale sia il piano dell'azienda".
Per Caramelle "l'ipotesi, fino a prova contraria, è che col tempo si provveda a una sostituzione del personale licenziato con manodopera a minor costo". Il sindacalista osserva come non ci sia un calo di produttività: "I lavoratori stanno lavorando, stanno facendo straordinari. Da parte dell'azienda - afferma - ci vuole una seria operazione verità, dobbiamo essere messi nella situazione di capire quale siano le vere ragioni di questi licenziamenti".
Secondo Alessandro Olivi, che prende la parola a nome della giunta subito dopo gli interventi degli esponenti del sindacato, "i licenziamenti sono socialmente inaccettabili". Ma per l'assessore è necessario "riportare la discussione a quali sono i problemi e capire i motivi di fondo. Bisogna imparare ad affrontare per tempo le questioni - sostiene - non a trasformare tutto in emergenza".
"Gli ammortizzatori sociali ci sono - rassicura - ma sono uno strumento proattivo, utile a prendere tempo nel mentre si cercano soluzioni. Ma per intervenire con le soluzioni serve un coinvolgimento della coop, un impegno anche finanziario. Il tema del futuro della cooperazione di consumo - conclude l'assessore - deve essere posto al centro di un serio piano industriale".