Circa 3,6 milioni di euro recuperati dall'ufficio vertenze della Cgil: "In aumento i fallimenti delle aziende"
Nel 2016 sono state attivate oltre mille pratiche e oltre 1.400 dimissioni online. La maggior parte delle vertenze riguarda recupero crediti e fallimenti. I contenziosi riguardano per l'80% dei casi lavoratori a tempo indeterminato per il 96% a contratto full time
TRENTO. Oltre 3,6 milioni di euro, questo il denaro recuperato nel 2016 dall'Ufficio vertenze-legale della Cgil del Trentino. Negli ultimi cinque anni la cifra recuperata supera invece i 15,7 milioni di euro. "Si tratta di dati importanti - commenta Romano Vicentini, segretario di Fisac Cgil - che dimostrano quanto la crisi economica stia ancora pesando sulle condizioni dei lavoratori e sul rispetto dei loro diritti".
I dati della Cgil evidenziano che sono 1.940 i lavoratori coinvolti a vario titolo in procedure concorsuali, ai quali aggiungere altre 200 domande previste per le prossime settimane: "Attualmente - aggiunge Vicentini - l'Inps non è riuscita a versare attraverso il fondo di garanzia circa 1,65 milioni di euro tra salari e Tfr". "Si nota - spiega - inoltre una conflittualità delle micro imprese, riferendosi in particolare al settore del commercio, nel primo contratto per i più giovani, che spesso si trovano in situazioni non piacevoli e non sempre regolari per recupero ore, pagamenti che non arrivano, ferie e altri aspetti".
Nella maggioranza dei casi, le motivazioni che spingono i lavoratori a rivolgersi all'Ufficio vertenze sono la necessità di recuperare crediti nei confronti del proprio titolare o per procedure concorsuali, in testa si trovano i fallimenti: "Questa ultima tipologia - spiega - è cresciuta significativamente negli ultimi anni, un chiaro segnale della crisi economica, anche in Trentino".
Nel 2016 le pratiche aperte dall'Ufficio vertenze sono state 1.036, in lieve crescita rispetto all'anno precedente. A questo si sommano le pratiche per le dimissioni online, pari a 1.412, che portano il numero totale a 2.373. Nello stesso periodo le pratiche chiuse sono state 921 (al netto delle dimissioni online), alle quali aggiungere 132 casi inviati ai legali che seguono i lavoratori che si affidano al sindacato.
"Il numero di pratiche concluse direttamente dall'Ufficio vertenze è cresciuto sia per effetto delle nuove norme sul lavoro sia per le difficoltà in cui versa il sistema economico, compreso quello trentino. I lavoratori si rivolgono ai nostri uffici, al netto dei casi di dimissioni online, per recuperare mancati pagamenti (275 pratiche) e per essere seguiti nelle procedure concorsuali, in particolare i fallimenti (455 pratiche)".
Proprio i fallimenti rappresentano circa il 40% dell'attività svolta nel corso del 2016: un trend in continua crescita dal 2011, "a dimostrazione - dice - di quanto la crisi stia incidendo sul tessuto economico locale e, dunque, sui lavoratori. Prima del 2011 la maggior parte delle vertenze veniva avviata per recupero crediti, il più delle volte per mancati pagamenti. Il peggioramento economico ha portato ad un aggravamento delle situazioni di difficoltà in molte aziende e, dunque, al fallimento".
Nel 2016, infine, sono state avviate 196 vertenze per violazioni contrattuali: in questo caso la maggior parte delle volte il lavoratore si rivolge all'Uvl per l'impugnazione del contratto a termine o per licenziamento.
I contenziosi riguardano per l'80% dei casi lavoratori a tempo indeterminato per il 96% a contratto full time, "anche se negli anni - conclude Vicentini - si evidenzia un trend crescente di persone con contratti precari che si rivolgono all'Ufficio vertenze". La distribuzione per settori rispecchia l'andamento economico generale con una maggiore incidenza di vertenze nei comparti caratterizzati da maggiore conflittualità come nel commercio o più colpiti dalla crisi come l'edilizia a cui sono riconducibili il 20,5% di tutte le pratiche aperte lo scorso anno, segue il metalmeccanico.
Il 61,86% dei lavoratori che si rivolgono all'ufficio vertenze è di sesso maschile, mentre il restante 38,14% è femminile. La nazionalità dell'interessato è prevalentemente italiano (1.692 pratiche pari al 71,30%), mentre gli stranieri si fermano al 28,70%.