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“Patologia in crescita nelle aree montane, è la prima causa di tumore nei maschi sotto i 50 anni”. Melanoma, al via la campagna di prevenzione (guardando alle Olimpiadi)

Il 12 febbraio è stata presentata a Cortina la campagna contro il melanoma della Regione Veneto: nell'area dell'azienda Ulss 1 Dolomiti, dicono le autorità, il tasso di incidenza del melanoma (“la prima causa di tumore nei maschi sotto i 50 anni e la seconda causa più frequente nelle femmine della stessa fascia d'età”) è sestuplicato rispetto al 1990 negli uomini e più che raddoppiato nelle donne

Di F.S. - 13 febbraio 2025 - 17:24

BELLUNO. “Montagna sì! Melanoma no!”. È questo lo slogan lanciato dalle autorità nel presentare, a Cortina, la campagna contro il melanoma della Regione Veneto. L'evento si è svolto ieri ed è stata l'occasione per fornire alcuni dati sulla patologia, che proprio nell'area dell'Ulss 1 Dolomiti è in costante (e netta) crescita da tempo, rappresentato ad oggi “la prima causa di tumore nei maschi sotto i 50 anni e la seconda causa più frequente nelle donne della stessa fascia d'età”.

“Cortina – ha detto l'assessora regionale alla Sanità Manuela Lanzarin – rappresenta una vetrina mondiale, il luogo ideale per ribadirlo (in riferimento allo slogan della campagna ndr). Tra un anno si apriranno le Olimpiadi e le Paralimpiadi invernali. Sono l'occasione per raggiungere con questo messaggio milioni di appassionati, ricordando che il melanoma è una patologia in crescita e che l'esposizione ai raggi solari rappresenta un rischio anche in montagna”.

 

Da un'indagine infatti, ha sottolineato Lanzarin, emerge come un terzo degli escursionisti e un quarto degli sciatori affronti la montagna senza alcuna protezione solare per la pelle: “Addirittura tra i giovani sciatori si arriva all'80%. L'evento olimpico è un motivo in più che ci consente di rivolgerci a sportivi ma anche ad appassionati e turisti e far comprendere che nel vivere gli sport e la vita all'aria aperta in montagna bastano poche attenzioni per difendere la pelle”.

 

“E' importante agire con una strategia mirata per arrestare la crescita di una patologia che è possibile prevenire con corretti comportamenti – ha continuato l'assessora –. I rischi dell'esposizione al sole sono associati comunemente alla spiaggia e alla balneazione. Ma le condizioni che caratterizzano le aree di alta quota con un'elevata intensità delle radiazioni Uv e l'effetto amplificante del riflesso sulla neve che aumenta la quantità di raggi ultravioletti fino all'80%, rendono le attività in montagna particolarmente rischiose per la pelle. Lo conferma il fatto che il melanoma è il tumore più frequente nelle popolazioni montane”.

 

L'indagine presentata pone in risalto come nel 1990, nell'area dell'Ulss 1 Dolomiti, il tasso di incidenza standardizzato per età fosse di 6,3 casi su 100.000 per gli uomini e 13,8 su 100.000 per le donne. Nel 2021 il dato è sestuplicato a 39,5 su 100.000 per gli uomini e più che raddoppiato a 33,2 su 100.000 per le donne. Il melanoma, come anticipato, rappresenta infatti la prima causa di tumore nei maschi sotto i 50 anni e la seconda causa più frequente nelle donne della stessa fascia d'età. Nella fascia d'età 50-69 anni, si conferma la quarta causa di tumore più frequente negli uomini e la terza nelle donne.

 

“Sono dati – conclude Lanzarin – che indicano una incidenza molto più forte che nel resto della Regione. Evidentemente in montagna c'è meno consapevolezza dei fattori di rischio rispetto al mare. Da qui nasce la necessità di mettere in campo una serie di azioni specifiche di prevenzione e sensibilizzazione. La montagna fa bene, il sole è un tocca sana per l'apporto vitaminico e per tanti altri benefici, anche all'umore. Bisogna però affrontarla in sicurezza. Godiamoci, quindi le nostre montagne, le Dolomiti, ma con attenzione”.

 

In particolare: “L'utilizzo di creme solari con un alto fattore di protezione, di abbigliamento tecnico, di cappelli, occhiali da sole e altri strumenti preventivi deve diventare una parte integrante della quotidianità per chi vive la montagna o pratica sport sia estivi sia invernali. Questo cambiamento di approccio, se insegnato sin dalla giovane età, può rappresentare un investimento nel futuro della salute pubblica, contribuendo a ridurre sensibilmente il rischio di tumori cutanei”.

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