La guerra dell'acqua tra Trentino e Lombardia, sull'abbassamento del lago d'Idro interviene la Commissione Europa: ''Seguite procedure sbagliate''
L'abbassamento del lago d'Idro avvenuto negli scorsi mesi sono state fatte seguendo procedure sbagliate. Le indicazioni della Commissione europea sono arrivate in risposta ad una interrogazione del M5S fatta dalla parlamentare europea Sabrina Pignedoli
TRENTO. Per effettuare il prelievo di acqua dal lago d'Idro serviva una “Valutazione d’incidenza ambientale su zone di interesse comunitario”. Questa la risposta che è arrivata in questi giorni dalla Commissione Europea in merito alle vicende che hanno interessato il lago d'Idro negli scorsi mesi e che hanno visto il prelievo di acqua da parte della Lombardia nonostante la riposta negativa del Trentino.
Ad interessarsi della vicenda era stato fin dal primo momento il consigliere provinciale del M5S, Alex Marini e in seguito anche la parlamentare europea dei Cinque Stelle Sabrina Pignedoli che aveva depositato un’interrogazione al Parlamento europeo riguardante una potenziale violazione della direttiva Habitat in Trentino.
LA VICENDA (Qui l'articolo)
L'Agenzia Interregionale per il fiume Po nonostante lo svaso di quantità significative dei serbatoi della riserva idrica strategica destinata alla rete elettrica, il 7 e il 29 luglio ha chiesto di abbassare il livello del lago d'Idro sotto la quota minima di 367,20 metri. A fronte di queste richieste, la Provincia di Trento ha espresso un parere contrario visto che a farne le spese sarebbe l'intero ecosistema della zona. (Qui l'articolo)
Nonostante il no di piazza Dante, dal 10 al 30 luglio, però il lago è stato abbassato fino a 366,7 metri, per poi risalire a 367,20 il 30 luglio. Una decisione quindi presa a fronte del parere contrario da parte del Trentino. Successivamente sempre l'Agenzia Interregionale per il fiume Po della Lombardia è tornata a richiesta un nuovo abbassamento. Gli episodi dio prelievi coatti sono stati molteplici.
Il consigliere Alex Marini (Qui l'articolo) aveva chiesto lumi alla Provincia di Trento, chiedendo di verificare eventuali violazioni della Direttiva 92/43/Cee, in caso, di provvedere a segnalarle alla magistratura. La Provincia di Trento aveva risposto di aver effettuato approfondimenti, pur non parametrati a standard minimi di gestione, e di non aver riscontrato danni evidenti al biotopo.
A fronte dei fatti delineati la parlamentare europea Sabrina Pignedoli ha chiesto alla Commissione europea di valutare la conformità delle norme statali e provinciali rispetto alle direttive europee per la tutela degli habitat naturali. E' stato chiesto anche e se la stessa Commissione ritenga adeguato il livello dei controlli effettuati dalla Provincia di Trento rispetto alle zone tutelate dalle direttive europee riguardanti gli habitat naturali.
LA RISPOSTA DA PARTE DELLA COMMISSIONE
Se da un lato la Commissione spiega di non potersi pronunciare sull'operato della Provincia di Trento dall'altro, però, quale deve essere la procedura da seguire.
Il lago di Idro ospita un sito Natura 2000. L'articolo 6 della direttiva Habitat, viene riportato nella risposta della commissione “impone agli Stati membri di adottare le opportune misure per evitare nelle zone speciali di conservazione il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate”. Inoltre sempre la stessa direttiva prevede che “qualsiasi progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, forma oggetto di una opportuna valutazione”.
In caso siano individuati impatti negativi – continua- “tali progetti possono essere autorizzati solo se sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo, paragrafo 4. Ciò vale anche per i prelievi di acqua”.
"La risposta che ci ha fornito il commissario all'ambiente Virginijus Sinkevičius - spiega il consigliere provinciale Marini - ci ha dato ragione su tutta la linea: andava fatta la 'Vinca', per prelevare ci voleva comunque un provvedimento che decretasse il "rilevante interesse pubblico" (il Governo non ha emanato alcun decreto), andava definita una compensazione per i danni al biotopo e il prelievo coatto andava segnalato all'autorità giudiziaria, cosa che invece non è stata fatta".