"Alla vigilia di Natale si cucina pesce": ecco l’origine di un’antica tradizione legata alla Chiesa cattolica
Secondo la Chiesa cattolica, la vigilia di Natale è un giorno di magro, ovvero un giorno in cui bisognerebbe mangiare cibo “povero” o, addirittura, astenersi completamente dal cibo in segno di rispetto e devozione
TRENTO. I queste ore pre-natalizie è tutto un rincorrersi di usanze, tra suggerimenti culinari e recuperare doni, ricette, consuetudini alimentari da offrire in tavola. I menù si sviluppano nella maniera più fantasiosa, anche se quello della vigilia è impostato per molti con una certezza: l’obbligo di cucinare una pietanza a base di pesce. Ma perché esiste quest’usanza?
Secondo la Chiesa cattolica, la vigilia di Natale è un giorno di magro, ovvero un giorno in cui bisognerebbe mangiare cibo “povero” o, addirittura, astenersi completamente dal cibo in segno di rispetto e devozione.
Come racconta Roberto De Simone ne “Il Presepe Popolare Napoletano”, secondo arcaiche credenze la carne del pesce non sarebbe soggetta a essere veicolo di spiriti maligni, come al contrario si verifica nelle carni rosse (in parte anche quelle bianche) a causa della cospicua presenza di sangue. In tale periodo, infatti, il consumo di carni è ammesso purché siano bollite.
In passato questo avvertimento si traduceva in automatico in un “non mangiare carne” perché quest’alimento era considerato cibo di lusso, quindi consumato saltuariamente e solo in giorni speciali dell’anno.
Il digiuno e l’astinenza dalle carni sono pratiche che risalgono a tempi molto antichi e trovano applicazione nella costituzione apostolica Paenitemini creata dal Pontefice Paolo VI nel febbraio del 1966. Nella “Paenitemini”, Paolo VI limitò il precetto del digiuno solo al mercoledì delle ceneri e al venerdì santo, abolendo la norma di astinenza e digiuno nelle vigilie del Natale, della Pentecoste, dell’Assunta e di tutti i Santi prescritta in precedenza nel Codex Iuris Canonici del 1917 (can.1525).
Nel 1994 la Conferenza Episcopale Italiana ha stabilito che l’astinenza può essere sostituita da opere di penitenza, di preghiera e di carità tranne che nel venerdì di Quaresima e nella cosiddetta Quaresima di Natale che va dal 15 novembre al 24 dicembre. Inoltre la regola vige non solo per la carne ma per tutti quegli alimenti “particolarmente ricercati e costosi”.
Ecco allora che la trota, e tutta la gamma dei prodotti dei troticoltori trentini, interpretano perfettamente i dettami della tradizione natalizia. Con il pesce d’acqua dolce perfettamente in grado di soddisfare la gola, la gioia e il fascino del cenone della vigilia.
Quest’anno il 24 dicembre cade di sabato: nemmeno i più religiosi sono obbligati a rinunciare alla carne. Inoltre, ci sono comunque tante eccezioni previste dalla Chiesa: si è tenuti al digiuno dai 18 ai 60 anni (l’astinenza, invece, parte dai 14). E, a essere precisi, nei giorni stabiliti, sono vietati, oltre alla carne, anche quei cibi o quelle bevande che “a un prudente giudizio sono da considerarsi come particolarmente ricercati o costosi”. Retaggio di consuetudini alimentari del passato, quando il pesce era ritenuto alimento povero. Situazione decisamente diversa nel nuovo millennio, con pesce esotici, varietà sontuose e a prezzi stratosferici, pescati in mari lontani.