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Strade più sicure per i ciclisti, la battaglia di Fondriest tra segnaletica e bike lane: "Serve più attenzione dalle istituzioni". In Trentino? Un centinaio di cartelli

In Trentino i segnali pensati per sensibilizzare gli automobilisti e i ciclisti sul rispetto di alcune regole comportamentali sono un centinaio fra quelli messi dalla Pat (66) ai quali si aggiungono  quelli delle Amministrazioni comunali. Maurizio Fondriest ha fondato, cinque anni fa, assieme a Marco Cavorso e all'ultracyclist da Guinness dei primati Paola Gianotti, l'associazione 'Io rispetto il ciclista' 

Di Giuseppe Fin - 31 gennaio 2025 - 13:26

TRENTO. Negli ultimi anni, il numero di ciclisti morti sulle strade italiane è in continuo aumento, suscitando una crescente preoccupazione. L'ultimo drammatico episodio avvenuto in Trentino ha riguardato la 19enne Sara Piffer, travolta e uccisa da un'auto guidata da un 70enne che proveniva in senso contrario ed era in fase di sorpasso. La giovane ciclista, appartenente al team Mendelspeck Ge-Man di Pineta di Laives e già con numerose gare nazionali e internazionali all'attivo, è stata sbalzata a terra e morta sul colpo (QUI L'ARTICOLO).

 

“Serve investire maggiormente sulla sicurezza; purtroppo, fino ad oggi, si è fatto troppo poco e le istituzioni devono impegnarsi di più”, spiega a Il Dolomiti Maurizio Fondriest, sottolineando che la soluzione non può limitarsi a misure superficiali, ma deve coinvolgere un cambiamento culturale e legislativo.

 

Ex ciclista su strada italiano, professionista dal 1987 al 1998, già campione del mondo in linea nel 1988 e vincitore della Milano-Sanremo nel 1993, Maurizio Fondriest ha fondato, cinque anni fa, assieme a Marco Cavorso e all'ultracyclist da Guinness dei primati Paola Gianotti, l'associazione 'Io rispetto il ciclista'. Con essa, si sta portando avanti una battaglia per la sicurezza dei ciclisti sulle strade, attraverso importanti campagne di sensibilizzazione.

 

Una delle principali iniziative è l'introduzione dei noti cartelli stradali che ricordano agli automobilisti di mantenere un metro e mezzo di distanza dal ciclista. "Non volevamo inventare nulla di nuovo", spiega Fondriest. "In Spagna c’erano già questi cartelli, e ci sembrava un’idea efficace da applicare anche in Italia". Grazie a un grande impegno, l’associazione è riuscita a far installare circa 30 mila cartelli di questo tipo in tutto il Paese, una cifra che, seppur parziale, segna comunque un passo importante. Fondamentale anche l’apporto dell’associazione per la normativa sul metro e mezzo di distanza, finalmente approvata pochi mesi fa.

 

Anche in Trentino sono stati fatti alcuni passi avanti in termini di segnaletica, sebbene non sia ancora sufficiente. Un impulso è stato dato nel 2020 con una mozione, votata all’unanimità, presentata in consiglio provinciale dai consiglieri Paola Demagri, Michele Dallapiccola, Ugo Rossi e Lorenzo Ossana. Con essa si chiedeva di favorire il rispetto delle regole della strada attraverso una segnaletica specifica per automobilisti e ciclisti, al fine di ridurre al massimo le situazioni di pericolo, in particolare nei tratti privi di piste ciclabili alternative.

 

Nel corso degli ultimi anni, in diverse zone del Trentino, soprattutto quelle con una forte presenza di mezzi agricoli, sono stati predisposti segnali per una maggiore sicurezza. Alcuni riportano la scritta “I veicoli lenti favoriscano il sorpasso”, mentre altri, su alcune strade provinciali, recitano “Rispetta il ciclista”.

 

La consigliera di Casa Autonomia, Paola Demagri, ha cercato di capire quanti di questi cartelli siano già stati installati in Trentino. A dicembre, ha presentato un’interrogazione in merito a cui la Provincia autonoma di Trento ha risposto. “Nel corso del 2021, lungo alcune tratte di strade statali e provinciali, caratterizzate da salite che si sviluppano in ambienti montani di particolare pregio paesaggistico e naturalistico, molto frequentate da cicloturisti, sono stati installati 66 cartelli, predisposti sperimentalmente dalla Provincia autonoma di Trento. Questi segnali sono stati pensati per sensibilizzare gli automobilisti e i ciclisti sul rispetto di alcune regole comportamentali. Considerando anche gli impianti realizzati dalle amministrazioni comunali in alcuni abitati, si stima che siano stati installati complessivamente quasi un centinaio di segnali", ha spiegato il governatore Maurizio Fugatti.

 

 

Per quanto riguarda il numero di segnali che la Pat intende installare in futuro, è stato precisato che bisogna attendere l’entrata in vigore del nuovo Regolamento del Codice della Strada, che disciplinerà nel dettaglio le caratteristiche (dimensioni, colore dello sfondo e delle scritte, simboli, etc.) dei nuovi segnali stradali verticali.

 

L’impegno di Maurizio Fondriest e dell’associazione non si limita alla promozione dei cartelli. Un'altra proposta concreta è quella dell’introduzione della “bike lane”, una striscia lungo la strada che delimita il percorso delle bici. "In alcune aree, come sul passo Sella in Val Gardena – spiega Fondriest – queste strisce sono già presenti in alcuni tratti, ma c’è ancora molto da fare. Gli esempi ci sono, basta guardare e imparare".

 

Un altro aspetto cruciale per migliorare la sicurezza dei ciclisti è l’educazione nelle scuole, a partire dalle elementari. Ed è proprio in questo ambito che l’associazione 'Io rispetto il ciclista' è pronta a diffondere un fumetto per sensibilizzare i più giovani sulle buone pratiche per una strada sicura.

 

Infine, Fondriest sottolinea l'importanza dell’inasprimento delle leggi e del rafforzamento dei controlli da parte delle forze dell’ordine. “La maggior parte delle persone è consapevole dell’importanza della convivenza, ma c’è una piccola parte della popolazione che ancora non tollera i ciclisti. Per questo servono regole rigide”, afferma.

 

Per Fondriest, il lavoro da fare è chiaro e urgente. L’educazione, i cartelli e le infrastrutture, come le bike lane, sono le tre leve fondamentali su cui agire. "Sono investimenti relativamente bassi rispetto ai costi sociali ed economici degli incidenti", conclude. "Se investiamo nella sicurezza, possiamo risparmiare in termini di vite umane e costi per la sanità pubblica."

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