Il camper dell’autista No-Green pass? In piazza con il permesso dell’Usb Trentino. Casagranda: “La pandemia non si sa se esiste o è inventata”
In piazza Dante è parcheggiato il camper utilizzato dall’autista di Trentino Trasporti che sta portando avanti uno sciopero della fame contro il Green pass ma se il mezzo ha potuto sostare per circa un mese è solo perché la richiesta di occupazione del suolo pubblico è arrivata dalla sezione trentina dell’Unione sindacale di base, la stessa che è stata diffidata dai vertici nazionali per le posizioni troppo vicine ai No-vax
TRENTO. Da diverso tempo in Piazza Dante sosta un camper molto particolare. È il mezzo in dotazione a Dario Zanotelli, l’autista di Trentino Trasporti salito alla ribalta delle cronache per il suo sciopero della fame contro il Green pass. Zanotelli in breve tempo è diventato uno dei leader della protesta No-vax e spesso interviene durante le manifestazioni, inoltre il suo camper è diventato un punto di riferimento per i contestatori della certificazione verde.
In molti però si chiedono come sia possibile che il veicolo possa stazionare da metà novembre nella centralissima piazza Dante. Se finora il camper ha potuto sostare in piazza è solo perché la richiesta di occupazione del suolo pubblico è arrivata dalla sezione trentina dell’Unione sindacale di base. Un presidio che a quanto pare sarebbe stato autorizzato (proprio perché la richiesta è arrivata dal sindacato) fino alla fine dell’anno anche se nel pomeriggio del 20 dicembre il mezzo è stato spostato e non è dato sapersi se tornerà.
La sezione trentina dell’Usb infatti, fin da subito ha seguito una sua strada nella lotta al Green pass discostandosi da quella che era la linea nazionale. Se la linea nazionale può essere sintetizzata nella contrarietà alla certificazione verde per accedere al posto di lavoro ma nell’appoggio ai vaccini, l’Usb del Trentino (o per meglio dire chi lo rappresenta) ha sposato la linea No-vax tanto che da Roma era arrivato il “perentorio” ultimatum “a cessare ogni iniziativa assunta con il logo e la dicitura Usb in contrasto con le scelte unitarie di tutta l’organizzazione e con il suo Statuto”.
C’è anche un altro retroscena che riguarda l’anomalia della sezione trentina. Se la maggioranza della base del sindacato è composta da persone che si sono vaccinate, a sostenere la presenza in piazza dell’Usb è stato nientemeno che il legale rappresentante della sezione Ezio Casagranda, accompagnato da Paolo Goffo che pur non ricoprendo più incarichi ufficiali all’interno del sindacato è comunque rimasto un punto di riferimento per il comparto della scuola.
Ad aver irritato tanto la base trentina quanto il nazionale c’è pure la vicinanza di Casagranda a Laura Tondini una delle leader delle proteste che aveva pubblicato una sua foto mentre indossava la felpa de “il Baluardo” la sede di Casapound a Trento. “Ezio – ha affermato Tondini durante l’ultima manifestazione che ha visto i No-vax trentini sfilare a Bolzano – è un esempio di coerenza e di verità. Quando l’Usb nazionale si è venduto a promuovere la linea vaccinale non ha avuto nessun dubbio, ha fatto un passo indietro. Questo è coraggio, questa è coerenza”. Subito dopo è intervenuto lo stesso Casagranda: “Credo che la mia scelta sia stata facile perché uno che vuole fare sindacato deve stare a fianco dei lavoratori ricattati sul posto di lavoro perché non vogliono farsi il siero magico. Non accetteremo mai di essere infinocchiati da un sistema che a reti unificate vuole far passare un vaccino sperimentale come il tocca sana di una pandemia che non si sa bene se esiste o è inventata”.
Se è vero che dopo le critiche arrivate dal nazionale le bandiere dell’Usb in piazza sono praticamente sparite, resta da capire se saranno presi dei provvedimenti nei confronti del legale rappresentate. Da quanto trapela, il malcontento fra gli iscritti dell’Usb è notevole perché quasi nessuno di loro ci teneva a diventare “il sindacato dei No-vax” ed essere associati alle posizioni complottiste e antiscientifiche propugnate dal movimento che arriva a mettere in dubbio persino l’esistenza stessa di una pandemia che ha provocato oltre 130mila vittime. Certo, il rischio ormai è quello di chiudere il recinto quando i buoi sono già scappati ma come dice un altro proverbio: meglio tardi che mai.