27 gennaio: se "altri" diventano i problemi da considerare più minacciosi e se incombono ancora i "cattivi maestri"
Socialista dal 17° anno d'età, continua a dedicarsi allo studio del pensiero progressista e democratico
"L’esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dai lager nazisti - ha scritto Primo Levi - è estranea alle nuove generazioni e sempre più estranea si va facendo man mano che passano gli anni”.
“Cose d’altri tempi?” si domandava Levi nel suo libro ultimo 'I sommersi e i salvati'. È forse in questo penoso interrogativo che risiede più precisamente la disperazione estrema del 'salvato' di Auschwitz, che muore suicida l’undici aprile 1987: anche la sua prova di scrittore sull’abominio delle miserie razziste rischia di rivelarsi inutile, se su di esse cade l’oblio, se “altri” diventano i problemi da considerare più minacciosi.
Eppur ricordate - ammonisce Levi - che i nostri aguzzini “erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi: salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso…ma erano stati educati male”.
Sono queste le verità che dovrebbero inquietare sempre le occupazioni e le pre-occupazioni delle nostre comunità, se intendono essere libere. Dimenticare che il male è in mezzo a noi, significa preparare nuove catastrofi. Ma chi dovrebbe educarci al bene, se i potenziali buoni maestri ieri hanno finito per servire il male e domani potrebbero fare altrettanto? Racconta Primo Levi: “Le cronache della Germania hitleriana brulicano di casi che confermano questa tendenza: vi hanno soggiaciuto, confermandola, Heidegger il filosofo, maestro di Sartre; Stark il fisico, premio Nobel; Faulhaber il cardinale, suprema autorità cattolica in Germania, e innumerevoli altri”.
Ripeto: chi dovrebbe educarci al bene, se incombono ancora i cattivi maestri, pronti a dimenticare l'antisemitismo di ieri per praticarlo di nuovo oggi?