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Il tenThing Brass Ensemble, guidato dalla trombettista norvegese Tine Thing Helseth, debutta sul palcoscenico trentino con un programma che attraversa epoche e stili diversi

TenThing - foto Anna Julia Granberg
DAL BLOG

Analisi, recensioni, presentazioni delle grandi opere nella prestigiosa sala della Società Filarmonica di Trento

La società Filarmonica di Trento prosegue la sua Stagione dei Concerti con un appuntamento di rilievo: lunedì 10 febbraio il tenThing Brass Ensemble, guidato dalla trombettista norvegese Tine Thing Helseth, debutta sul palcoscenico trentino con un programma che attraversa epoche e stili diversi (Qui per informazioni sui biglietti e il programma dettagliato).

 

Fondato nel 2007 da Tine Thing Helseth, una delle trombettiste più acclamate a livello internazionale, l’ensemble riunisce dieci musiciste di talento e ha saputo conquistare il pubblico con un repertorio eclettico e un suono d’insieme di straordinaria raffinatezza. Dopo il successo ai BBC Proms e le esibizioni nelle maggiori sale da concerto europee, americane e asiatiche, il tenThing Brass Ensemble si distingue per la capacità di trasformare ogni performance in un’esperienza musicale coinvolgente, valorizzando la versatilità degli ottoni e la ricchezza espressiva delle loro trascrizioni originali.

 

Tine Thing Helseth, solista di fama mondiale, si è imposta come una delle interpreti più brillanti della sua generazione. Apparsa nei più prestigiosi festival e teatri internazionali, ha collaborato con importanti orchestre e direttori, affermandosi per il virtuosismo, la sensibilità interpretativa e la capacità di esplorare il repertorio della tromba con uno sguardo innovativo. Il suo approccio musicale, caratterizzato da una tecnica impeccabile e da una grande espressività, le ha permesso di ricevere numerosi riconoscimenti e di ampliare costantemente il repertorio per il suo strumento.

 

Il programma del concerto offre un viaggio attraverso la musica di autori come Grieg, Lully, Chaminade, Albéniz, Gershwin e Bernstein, ponendo in dialogo epoche e generi diversi, dal barocco al contemporaneo, dalla musica popolare al jazz. Un percorso che esalta la potenza e la versatilità degli ottoni, in un equilibrio tra tradizione e modernità.

 

Il prossimo appuntamento della Stagione dei Concerti è in programma per mercoledì 19 febbraio con il concerto "Hora Lunga" dedicato al folklore magiaro. Protagonisti della serata saranno il violoncellista Enrico Bronzi e il Muzsikás Folk Ensemble, la più celebre formazione di musica popolare ungherese. Fondato nel 1973, il gruppo ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della tradizione musicale dei villaggi ungheresi, contribuendo a renderla accessibile a un vasto pubblico. Enrico Bronzi, vincitore di prestigiosi concorsi internazionali, ha collaborato con artisti di fama mondiale come Martha Argerich, Alexander Lonquich e Gidon Kremer, oltre a esibirsi con ensemble di eccellenza quali il Quartetto Hagen e la Camerata Salzburg. La sua attività di solista si affianca a quella con il Trio di Parma, da lui fondato nel 1990, e alla sua intensa opera di divulgazione musicale.

 

Note al programma di Alessandro Arnoldo

 

Dal barocco al contemporaneo, dalla tradizione europea a quella americana, senza trascurare le influenze popolari e il jazz. Gli ottoni, con la loro potenza e versatilità, diventano il filo conduttore che lega brani di epoche e stili diversi, regalando brillantezza sonora a ogni esecuzione.

Grieg, con il Prelude dalla Holberg Suite, rivisita l’eleganza barocca attraverso una lente romantica, tingendola di freschezza nordica. Lully, maestro del teatro musicale francese, celebra in Le Bourgeois Gentilhomme la commedia e la raffinatezza del XVII secolo.

Il Rondeau op. 97, di Chaminade, combina virtuosismo e delicatezza melodica, offrendo un esempio della sua rara capacità di fondere eleganza e tecnica. Lili Boulanger, con Nocturne & Cortèges, ci trasporta in un universo di poesia e introspezione, rivelando la sua straordinaria sensibilità e profondità emotiva. Adoration di Florence Price, con il suo lirismo sobrio e toccante, evoca un momento di profonda spiritualità, unendo semplicità ed espressività in modo unico.

Albéniz, in Asturias, dipinge con le note l’atmosfera vibrante e passionale del flamenco, restituendo le sfumature del paesaggio spagnolo. Higdon, con Ten of Hearts, propone un linguaggio musicale fresco e dinamico, perfetto per esprimere energia e movimento, mentre Share my yoke di Webb aggiunge una dimensione intima e contemplativa, caratterizzata da profondità e grazia.

Kjempeviseslåtten di Sæverud intreccia la tradizione norvegese con un’energia epica, capace di evocare immagini di paesaggi maestosi e di antiche leggende, mentre Hoe-Down di Copland esplode in una gioiosa celebrazione del folklore americano, coinvolgendo con i suoi ritmi vivaci e irresistibili. Bacewicz, in Oberek e Mazovian Dance, fonde tradizione e modernità, portando nuova vita alla danza popolare polacca, che emerge con un vigore rinnovato e trascinante.

Con Verano Porteño, Piazzolla incarna la struggente malinconia e la sensualità del tango, trasformando la nostalgia in pura poesia musicale. Billie Holiday emoziona con la sua intensità e autenticità in God Bless the Child, una pagina di toccante profondità umana.

A chiudere il programma, Summertime di Gershwin e gli estratti da West Side Story di Bernstein, un omaggio alla tradizione americana, in cui jazz, lirismo e teatralità si fondono armoniosamente per regalare una conclusione vibrante e memorabile.

Un percorso da vivere con mente e cuore aperti, lasciandosi trasportare dalle emozioni di ciascun brano.

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