''Ehi chi sei?'' i giovani e un mondo frantumato dove le scelte sono sempre reversibili per tentare di controllare tutto
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Amo raccontare frammenti di vita e tutto ciò che lascia un segno
I giovani? Il sociologo Carlo Buzzi ne ha tracciato un identikit durante l'incontro dal titolo "Ehi, chi sei?", tenutosi il 6 febbraio, prima delle tre serate su "I nostri giovani", organizzate dall'Associazione Oratorio di Martignano e Montevaccino APS e dalle parrocchie dell'Argentario presso Villa Taxis a Martignano. Nessun giudizio, ma una descrizione chiara e coinvolgente, a partire dal contesto attuale, di veloci cambiamenti.
E qui emergono due binomi che distanziano adulti e giovani: radici che ci tengono saldi / flessibilità, incertezza / normalità. Questo repentino cambiamento fa sì - lo dicono anche le ricerche citate dal professore - che sia sempre più difficile per gli adulti capire i giovani. Qualcuno dal pubblico chiede come si può fare, e passo passo si intravede una strada, fatta di supporto e di parole che cercano di essere comprensibili.
"Le due caratteristiche della società attuale che influenzano lo sviluppo identitario - ha spiegato il relatore - sono aspetto demografico e famiglia: i giovani sono pochi e gli anziani molti di più, anche in Trentino, dove il numero dei nati è incredibilmente basso, inoltre la famiglia basata sul matrimonio è entrata in crisi, manifestando sempre più instabilità".
Per rispondere alla domanda iniziale, nascono altri interrogativi: se l'adolescenza è un passaggio tra infanzia ed età adulta, come avviene questo passaggio? E quanto dura? Il quadro tracciato è quello di un'adolescenza per tappe (la fine della scuola, l'entrata nel mondo del lavoro, l'uscita da casa, la creazione di un nuovo nucleo familiare, la nascita del primo figlio) sempre più slittata e dilatata, con un adulto che è tale (in una parola "responsabile") solo per certi aspetti.
Le persone presenti in sala hanno seguito con attenzione e coinvolgimento. Con i loro interrogativi e le loro paure. Inevitabile, nel corso dell'intervento, il riferimento a noi adulti, al nostro vissuto e al nostro percepire il tempo, quando giovani lo eravamo ed ora che non lo siamo più. "Un tempo, quello dei giovani, che non è proiettato al futuro - ha detto Buzzi - , come ci si aspetterebbe, ma qualcosa di incerto, difficile da realizzare. Allo stesso modo, anche il passato è solo qualcosa che per loro non c'è più. Rimane, dunque, solo il presente, unica dimensione in qualche modo controllabile".
Hanno valori, i giovani, ci tiene a sottolineare il sociologo, ma non sono organizzati in un sistema: tutto è frantumato e di fronte a questo il giovane si adatta, attuando scelte che siano reversibili, nell'idea di riuscire a controllare tutto. Al termine della serata, ognuno dei presenti ha portato con sé delle informazioni non scontate ma soprattutto uno sguardo che cerca di entrare in contatto con questa cultura giovanile, cocktail di diversi e sfaccettati elementi.