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"Racconto il mio prozio Valeriano, podestà di Rovereto e internato a Katzenau" in scena 'La storia è adesso' di Cesare Malfatti: "Rifletto su guerra e confini, temi attuali"

Cesare Malfatti, ex membro degli Afterhours e fondatore del La Crus, sarà protagonista al Teatro alla Cartiera dello spettacolo che porta in scena i brani del suo album 'La storia è adesso': "Mi ha fatto piacere scoprire tutto quello che Valeriano Malfatti ha fatto per la sua città, e raccontarlo in questa veste rappresenta un modo per far avvicinare questa storia anche alle nuove generazioni"

Di Federico Oselini - 18 febbraio 2025 - 13:19

ROVERETO. "La storia è adesso per piano spinato". Il musicista Cesare Malfatti, già membro degli Afterhours e tra i fondatori del gruppo rock La Crus, sarà protagonista giovedì 20 febbraio al Teatro alla Cartiera di Rovereto (QUI INFO) di uno spettacolo che ruota attorno alla figura del suo antenato Valeriano Malfatti, podestà della città della quercia negli anni della Grande guerra, e ispirato al suo disco del 2018 e riedito nel 2024 "La storia è adesso" in cui il l'artista ripercorre anche il momento storico del delicato passaggio del Trentino al Regno d'Italia: un lavoro, e di conseguenza uno spettacolo, che fonde sperimentazione artistica con i temi del confine, della guerra, della pace e della prigionia, e in cui alla musica è riservato un "ruolo drammaturgico fondamentale".

 

Una particolarità del lavoro, e che il pubblico potrà apprezzare, è che Malfatti per i propri arrangiamenti ha utilizzato anche le macchine "intonarumori" ideate dal futurista Russolo ed esposte al Mart, a cui si aggiungono nella sua riedizione (QUI INFO) e le sonorità di un particolare pianoforte le cui sonorità sono "influenzate" da frammenti di filo spinato posti su alcune specifiche corde al suo interno. Il tutto si intreccerà con una storia, scritta da Francesco Frongia e recitata da Alessandro Grazian, che in forma di intermezzi legherà tutte le canzoni del live che vedrà protagonisti anche la loop station e i synth di Chiara Castello e appunto il "pianoforte spinato" di Thomas Umbaca.

 

Ad entrare nei dettagli dello spettacolo, raccontando anche il disco "La storia è adesso", è proprio l'autore Cesare Malfatti.

 

"Il disco fu pubblicato nel 2018 nel centenario della fine della Grande Guerra e volli raccontare la vicenda del mio prozio Valeriano Malfatti, podestà di rovereto per quarant'anni e inoltre deputato trentino al Parlamento di Vienna – inizia a raccontare l'artista – e un episodio fondamentale che viene affrontato è quando lui scelse di gestire la completa evacuazione della città nel 1915, venendo poi accusato di irredentismo e per questo rinchiuso nel campo di internamento di Katzenau".

 

Il disco, spiega Malfatti, è stato allora presentato al Mart di Rovereto, utilizzando per gli arrangiamenti anche le Macchine intonarumori: "Si stratta di strumenti inventati ad inizio Novecento da Luigi Russolo e consistono in rudimentali macchine meccaniche in grado di riprodurre i rumori legati al progresso di quegli anni, quelli della città ma anche degli aerei e dei motori, il tutto con una leva in grado di accordarli".

 

Ma come è nata l'idea di utilizzare un pianoforte con del filo spinato sulle corde? "Questa particolare pensiero venne all’artista Enzo Umbaca – spiega Malfatti – che aveva pensato di costruire uno strumento le cui corde corrispondenti ai tasti neri fossero realizzate con del filo spinato. Poi non venne realizzato e io ripresi l'idea proponendo a diversi musicisti di posizionare sulle corde del filo spianto e di lavorare in questo modo agli arrangiamenti".

 

"Nel 2022 in una residenza artistica, ho occupato per un mese una stanza dove era presente un piano a mezza coda Galvan –  specifica l'artista –  e lo strumento proveniente da Borgo Valsugana mi ha riportato al mio album del 2018 e al pensiero di Umbaca ed è nata quindi l'idea di lavorare alla riedizione".

 

E giovedì sul palcoscenico ci sarà proprio Thomas, il figlio di Umbaca, e ad essere presentati al pubblico sarà la "nuova veste" dei brani, e al momento disponibili solo in un vinile.

 

Proseguendo nella chiacchierata, torniamo sul disco "La storia è adesso" e chiediamo all'autore come abbia lavorato alla sua realizzazione, scoprendo che tutto parte da una vicenda personale.

 

"Tutto è nato da una ricerca approfondita ed è un lavoro che mi ha coinvolto molto, anche a livello emotivo. Mio padre, che è mancato poco tempo fa, non mi aveva mai raccontato quelle storie: mia zia, però mi fece scoprire che mio nonno, di cui proprio Valeriano Malfatti era stato tutore, aveva annotato i tratti salienti della storia di suo zio. Sui dettagli scoperti mi confrontai poi con diversi storici, e così nacque questo lavoro".

 

E proprio su quei dettagli "scoperti" chiediamo all'autore di andare un po' più in profondità, spiegandoci i tratti del suo antenato che lo hanno più colpito.

 

"Posso dire che mi ha fatto piacere scoprire tutto quello che ha fatto per la sua città con grande impegno e raccontarlo in questa veste credo rappresenti un modo per far avvicinare questa storia anche alle nuove generazioni, questo per riflettere soprattutto sul fatto che certe tematiche sono purtroppo ancora attuali: parlo del tema della guerra, dei confini e delle deportazioni, di cui il Trentino è stato al tempo suo malgrado testimone".

 

E una canzone, su tutte, l'autore sceglie di far più sua spiegando di esservi in qualche modo più legato, proprio per il suo contenuto: "Parliamo del brano 'La storia è adesso', incentrato sul momento in cui Valeriano Malfatti ha dovuto scegliere se occuparsi della gestione dell'evacuazione della città, o di lasciarla nelle mani degli austroungarici: sentì il dovere di farlo e nel testo emerge una sensazione molto forte: che quella decisione rappresentasse uno spartiacque storico per la storia del territorio".

 

Infine, l'autore si sofferma sul legame con la città di Rovereto che per lui, nato e cresciuto a Milano, è da sempre fortissimo. "Mi emoziona molto tornare, e anche alla luce della scomparsa di mio padre il prossimo concerto sarà ancora più emozionante: lui infatti era molto legato a Rovereto, seppur si fosse trasferito a Milano. Abbiamo una casa di famiglia in città e io vi faccio ritorno spesso, e lavorare a questo disco posso dire che ha rafforzano ancora di più un legame che sento che si proietta anche nel mio futuro".

 

 

 

 

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