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Segnana, le (non)responsabilità e quel ''bullismo'', di chi abusa della sua posizione di forza, che un amministratore pubblico non può permettersi

Se a un'assessora provinciale si possono anche ''perdonare'' la mancanza di lungimiranza, gli errori in serie, le difficoltà di comunicazione o la scarsa chiarezza come comportarsi con chi si rende colpevole di “manifesto bullismo” nel mettere pubblicamente alla berlina un dirigente di Rsa che si è macchiato della colpa di lamentare le carenze della Provincia?A un amministratore è vietato praticare la legge del più forte anche quando ha ragione su tutto
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 19 aprile 2020

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Antesignana: una persona che “prima di altri” sostiene idee e teorie. Più semplicemente, una pioniera. Di quelle che “arrivano prima”, segnando la strada. AnteSegnana: un opposto. E il volley non c’entra. Opposta, semmai, alla correttezza che un ruolo pubblico imporrebbe. Un ruolo da assessora provinciale. AnteSegnana non sembra brillare per lungimiranza quando sostiene le sue idee. Che più di una volta sono apparse come idee balzane. Come idee irritanti. Idee divisive in un momento in cui l’unità dovrebbe essere parte irrinunciabile della terapia anti emergenza.

 

Ora, è illusorio aspettarsi che un politico - nel caso, un’amministratrice - debba essere per forza un esempio di lungimiranza. Gli amministratori sono umani. Come umani, sono fallaci. Il problema – un problemone - è semmai che stentano ad ammetterlo. Anche di fronte alla più incontrovertibile delle evidenze. È utopistico, ingenuo e anacronistico, attendersi da un’amministratrice competenze e attitudini tali da rendere un po’ meno inquietante il suo agire, il lavoro che democraticamente è stata chiamata a svolgere per la sua comunità. Tutta la comunità, anche quella parte di comunità che non l’ha votata e che non la voterebbe mai, in nessun caso. In tempi normali, all’amministratore pubblico si concede indulgenza. Talvolta fin troppa indulgenza. In tempi terribilmente anormali quali quelli cui ci costringe il virus, l’indulgenza è un rischio che non ci si può permettere.

 

Chi dovesse cedere all’indulgenza per abitudine, per disattenzione, per fede politica o per vicinanza ideale, peccherebbe di autolesionismo. Comprendere le difficoltà di chi si trova smarrito e timoroso ad operare dentro una complessità virale, una complessità nemmeno lontanamente immaginabile? Certo che sì. S’ha da fare. Lo pretende l’onestà intellettuale che impone – dovrebbe imporlo sempre – di evitare il pregiudizio e la stupidità delle critiche per partito preso. Ma come reagire quando ci si accorge che un’amministratrice pubblica difetta di umiltà in un momento in cui l’umiltà di fronte a guai esponenziali è la più importante delle tante doti richieste? Come porsi di fronte ad un atteggiamento culturale che mette pesantemente a nudo un mix di immaturità, impreparazione e presunzione? Beh, si dovrebbe chiedere all’anteSegnana di sforzarsi di “arrivare prima”, così come il dizionario stabilisce nello spiegare – appunto – il significato di antesignana. L’anteSegnana dovrebbe saper arrivare prima anche nel trarre le conseguenze dei suoi inciampi. Prima che le venga chiesto nella normale dinamica politica.

 

No, non si parla solo degli inciampi da assessora. Un’assessora alla salute che si contraddice nei pensieri e negli atti. Che lo fa con la leggerezza di chi non pare nemmeno intuire quanto le contraddizioni possano disorientare chi nel calvario della battaglia anti Covid 19 ha urgenza di indicazioni chiare, credibili e coerenti. Di coerenza, ma ancor più di lucidità, l’assessora ne ha mostrata poca, nulla, quando provò a gestire il pericolo incombente nelle case di riposo facendo appello al sentimento. Quando disse che un parente poteva far visita all’anziano mentre la scienza si premurava con affanno a preservare sia gli anziani che i parenti con divieti orrendi ma inevitabili. Fece subito dietrofront l’assessora (dopo solo, si fa per dire, 10 giorni, in realtà). O meglio, la costrinsero a ricredersi quegli stessi operatori degli ospizi che se scelgono la scienza certo non lo fanno per mancanza di affetto verso le persone di cui si prendono cura.

 

Eppure non è solo questo. E nemmeno è tutto il resto: un quotidiano operativo e politico altrettanto grave che ha lasciato testimonianza in tante, troppe, denunce sulle carenze e sui ritardi della prevenzione nei luoghi in cui più che altrove prevenire era ed è vitale. L’anteSegnana è andata oltre. Per una volta è “arrivata prima”. Ma è un triste primato il suo: nel correre ad imporre il suo “ruolo” s’è scordata sia il significato del ruolo sia il buon senso. L’anteSegnana si è, infatti, resa colpevole di “manifesto bullismo” nel mettere pubblicamente alla berlina un dirigente di Rsa che si è macchiato della colpa di lamentare le carenze della Provincia. Con un equilibrismo incerto e un po’ meschino l’anteSegnana si è autoassolta da ogni responsabilità. E ha scaricato tutte le eventuali colpe di una situazione di dolore al suo interlocutore. Un carteggio che farebbe ribaltare Kafka nella tomba.

 

Una tesi del genere: non ti ho detto cosa devi fare, ma se se hai fatto male sono affari tuoi. Peccato che spettasse proprio all’anteSegnana dire cosa fare nelle Rsa trentine. E dire come fare. E dire perché fare. E mettere nelle condizioni di fare. Peccato che spettassero a lei, alla giunta di cui fa parte, assumersi quel minimo sindacale che per chi amministra si chiama “responsabilità”. Eccolo il punto. Ad un’assessora provinciale il bullismo è vietato. È vietato praticare la legge del più forte. E il divieto – che è prima di tutto una legge morale – varrebbe anche se tutte le carte dell’azione amministrativa fossero perfettamente in regola. Signora anteSegnana, questo è l’abc della responsabilità. Provi a meditarci e se le riesce lanci scuse invece che accuse.

 

Lei deve prendersi il bello ed il brutto che la sua attività produce. Lei può non essere d’accordo – ci mancherebbe – con i suoi interlocutori. Lei ha tutti i mezzi per far chiarezza nel privato dei suoi uffici. Ma se sceglie di abusare della sua posizione di forza, se lo fa anche a mezzo stampa e a mezzo conferenza stampa, non si lamenti se le reazioni non sono benevole. Una volta si diceva “colpirne uno per educarne cento”. Con il suo bullismo questa volta né ha colpiti cento e più. I lavoratori delle Rsa, ad esempio. Solo che difficilmente li ha “educati” ad accettare come normale lo scaricabarile. Se ne faccia una ragione signora anteSegnana. E se ci sarà una prossima volta, per favore, ci ragioni. Abbiamo già tanti problemi.

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