Maurizio AzZard e il concerto di Vasco: passano i mesi ma dell'Arena non si sa nulla. E il Comune di Trento cosa fa?
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Quello che fu il decano dei promoter italiani – portò in Italia, tra gli altri, Michael Jackson, tanto per dire - se n’è andato nel gennaio del 2018. Si chiamava David Zard. Organizzò centinaia di concerti inaugurando a partire dagli anni ’70 la strada dei mega eventi musicali. Con tante delizie e non poche croci. Può essere che Maurizio Fugatti cada dal pero se gli si nomina Zard. Può anche essere il contrario. Nella biografia di sua presidenza della Provincia autonoma di Trento pare ci sia anche il capitolo di quando fu un “ggiovane” bazzicante del rock.
Gli piacevano – ha dichiarato – i Cccp (fedeli alla linea) e i Litfiba. Se è vero qualche punticino gli va concesso anche se dalla lezione del rock “schierato” per i diritti dei più deboli deve aver imparato poco. Fugatti deve aver deciso che lui può diventare il nuovo Zard. Per evitare l’appropriazione indebita di cognome famoso deve aver pensato ad un’ingenua storpiatura. Lui, Fugatti, ha scelto di chiamarsi Maurizio AzZard. Il nostro AzZard vuole un posto nella storia attraverso l’equilibrismo senza rete. A chi altro, infatti, può passare per la testa di raddoppiare una città di meno di 120 mila abitanti imponendo un concerto: Vasco Rossi. Un evento del quale a tutt’oggi – il 20 maggio 2022 è dietro l’angolo - si è in grado di sapere il “quando”. Ma sul “come” tutto tace.
Quel che si è annunciato fino ad oggi – annunci in pompa magna orgasmica – non spiega. Non tranquillizza. Quello che si sa, ad esempio, porta a chiedersi se Maurizio AzZard non abbia due personalità. Da leghista predica il libero mercato, (ovviamente libero dai “non trentini”). Da rockettaro di ritorno – con Blasco riemerge il Fugatti fanciullino – se ne infischia di ogni mantra sul rischio di impresa. Cosicché si assume tutti, ma proprio tutti, gli oneri che sono generalmente a carico dei privati. Di qui le voci contrattuali – (per altro di un contratto di cui la copia è ancora sotto gelosa custodia nel cassetto della scarsa trasparenza) – con le quali la Provincia spende e i privati incassano. La Provincia spenderà - (un giorno si dice 2, un giorno 3 e un altro 4 milioni) – per approntare l’area di San Vincenzo all’uso di inebriato ammassamento.
La Provincia spenderà, (o potrebbe spendere), per ripagare agli organizzatori del concerto di Rossi i biglietti invenduti della “quota Euregio”. Eh sì, Fugatti ha fatto congelare 60 mila posti per chi sta tra Trento ed Innsbruck. Peccato che oltre Brennero per Vasco non vadano in sollucchero, (l’ultimo concerto austriaco di Rossi risale al 1987, qualcosa vorrà pur dire). Ma che problema c’è? AzZard, per Maurizio, è un cognome inventato, storpiato, ma qui diventa anche un fatto. I biglietti semmai li ricompra la Provincia, (cioè voi, noi e perfino io) senza chiedere permesso nemmeno a chi da anni aspetta in settori chiave come la sanità (e altri) che si firmino contratti e arrivi qualcosa di più in saccoccia.
Ma non si ferma qui una tragicommedia che per i promoter musicali nazionali è da Nobel. Nel passaparola devono aver già battezzato il Trentino come Bengodi: terra da affaroni. La Provincia che per Vasco si svena e che lascia interi settori in sofferenza senza nemmeno una flebo di fisiologica pare pronta al “piè di lista” su vitto, alloggio, trasporti in elicottero e altro per gli “addetti” al concerto. Che saranno un esercito. Maurizio AzZard non è tipo da scomporsi. “Siete perplessi? Fatti vostri. I miei conti li faccio con i posteri”: questo sembra pensare sua presidenza quando tace o fa smorfie da incompreso. Ha un bel prodigarsi chi semplicemente lo implora di guardarsi attorno. Modena, dove Vasco suonò per 240 mila persone in una situazione di serietà logistica non paragonabile al budello dell’area San Vincenzo, contrattò con il management del cantante l’introito di 50 centesimi per biglietto venduto. Incassò quasi mezzo milione. Cinquanta centesimi per 120 mila persone, (tanto il pubblico stimato ma non stipabile in alcun modo nell’area a sud di Trento) fanno 240 mila euro. Che il Trentino sia ricco di suo si sa. Che l’AzZard trentino potesse sputare sui soldi dei trentini si sapeva meno.
Fino a qui si è ragionato, col magone, nella dinamica ottimistica del “come se”. Ma nessuno al confuso, indistinguibile, stato dell’arte è in grado di illustrare oggi la reale fattibilità del concerto. Si sa che per assicurare i crismi richiesti per legge ad un evento di quelle dimensioni a San Vincenzo e dintorni servono tra i 25 e i 30 ettari. Pronti – (si fa per dire perché c’è da lavorarci), ce ne sono un terzo e poi ci sono tutti i problemi che restano insoluti e che vi raccontavamo qualche settimana fa (QUI ARTICOLO). Per arrivare a quel che teoricamente serve bisogna allargarsi verso sud. Allargarsi, cioè, su aree coltivate e nelle zone dove sorgono manufatti. Allagarsi, probabilmente, con espropri per i quali nessuno è in grado di garantire i tempi utili e che in ogni caso non si possono giustificare certo con la pubblica utilità. Chissà quando la Provincia si convincerà a proferire parola chiara su queste “piccolezze”.
E chissà quando spiegherà come pensa di assicurare le necessarie via di fuga per 120 mila persone accalcate tra autostrada, fiume, una via striminzita per Mattarello e un bosco impervio. Chissà quando AzZard illustrerà un piano credibile, verificabile, per la mobilità dei 120 mila, per i parcheggi, eccetera. Chi abita a Trento, (tutta Trento, collina compresa) provi ad immaginare cosa vorrà dire avere un camper altrui parcheggiato alla bene meglio in salotto. Meglio sorvolare sulle magnifiche sorti progressive che Maurizio AzZard promette per Trento ed il Trentino in relazione al suo sogno di gloria. Sparare che l’indotto calcolato per i 120 mila sarà di 15 milioni di euro, (a Trentino Marketing ci deve essere un pallottoliere impazzito) vuol dire che si scambia il popolo di Rossi con i frequentatori in ghingheri della Scala. Alzi la mano chi ha mai visto un normale fan del Blasco lasciare il settore occupato e difeso come l’oro del Klondike per andare in centro a mangiare pizzette o cibi gourmet. Se si sposta il fan lo fa per urinare, (o altro). Se consuma lo fa “in loco”, arricchendo – di nuovo – i baracchini gestiti dall’organizzazione di Rossi. Chissà, magari in Provincia hanno imposto che un “prima i trentini” anche per chi venderà a San Vincenzo piadine e birra. Ci mostrino il contratto e ci inchineremo.
Bella sta storia. Ovunque ti giri trovi materia per l’inquietudine e per l’imbarazzo. Quello di chi scrive è l’imbarazzo di chi ha campato più di mezza vita nella musica e se pone questioni lo fa perché crede che la ragione debba prevalere sulla passione. E poi come la mettiamo con il virus? Vasco fa ballare anche Lazzaro tra sudore, urla e canti presumibilmente smascherati. A maggio 2020, mese dell’evento, il virus si scorderà di infettare cantando Bollicine? E i green pass? Se ci saranno ancora bisognerà controllarne 120 mila. Una bazzecola, ma solo se si incomincia oggi. Per AzZard forse può bastare. Non basta però trattare la vicenda a battute, a mezze frasi, a risatine. AzZard si è comportato come chi invita a casa tua 120 mila persone senza avvisarti. Così è successo con il Comune di Trento che fin qui ha reagito armandosi di piume.
Ma se il peso dell’evento grava sulla città con una montagna di incognite attendismo ed umorismo fuori luogo sono entrambe scelte incomprensibili e sbagliate. La rappresentanza della comunità è il consiglio comunale. Quali oscure ragioni impediscono il fatto che in consiglio si porti finalmente il tema del concerto per discutere senza pregiudizi dei pro e dei contro, dell’impatto e dei patti piuttosto scellerati, delle garanzie per la mobilità, la sicurezza e tutto il resto? Cosa impedisce di portare nella sede più adeguata le legittime preoccupazioni che esistono in città?
Di argomenti ce ne sono a iosa. Gli interrogativi irrisolti sono infiniti. Tra gli altri c’è pure un azzardo ulteriore nell’AzZard del Maurizio presidente. Lui dice che Vasco è un punto di partenza. Lui dice che nell’area si farà un’arena provinciale per la musica per la quale non è dato sapere se c’è uno straccio di progetto su dimensioni, tipo di struttura, costi e gestione. Il Prg di Trento qualche pensata su quell’area l’ha sancita. Non è quella di AzZard, (che comunque meriterebbe dibattito). Dove se ne vuol parlare? Nella trasparenza di un consiglio comunale o davanti ad uno spritz tra sindaco, AzZard ed assessori al seguito? Si immagina la replica: non ci sono le carte. Beh, le si pretenda. Che è già tardi.