Mascherina sì o no in classe? L'incredibile questionario della Consulta dei genitori che getta benzina sul fuoco delle paure
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Stanno crescendo. Drammaticamente. Hanno l’olfatto intatto. I sapori li sentono. La febbre è sotto il limite di guardia. Anzi, non c’è. Eppure sono anche loro, in qualche modo, “sintomatici”. Hanno i sintomi – spesso perfino consapevoli - di una malattia che mina la coerenza e la coscienza. Una malattia che rischia di fare danni come e più del Covid.
Se ne trovano ovunque. Se ne trovano anche dove non ci si immaginerebbe di trovarli. Ad esempio, li si è scovati in questi giorni dentro la “Consulta provinciale dei genitori” delle scuole trentine. La suddetta istituzione consultiva – (che deve avere un presidente, un direttivo e chissà quale altro organismo dirigente) - ha diffuso nei giorni scorsi un questionario che grida vendetta non a uno ma a più cieli. Grida per esempio vendetta al cielo del buonsenso e anche al cielo di di una serietà che si dovrebbe pretendere da chi assume ruoli pubblici di rappresentanza.
Il questionario della Consulta grida vendetta anche al cielo della serietà di indagine specie quando l’indagine, il sondaggio, viene proposto in un momento in cui gettare anche in buona fede benzina sul fuoco delle paure e delle legittime preoccupazioni alimenta l’incendio – quello sì devastante – del negazionismo. Che sia il negazionismo d’accatto dei leoni da tastiera o che sia il negazionismo di scienziati laureati all’università della scemenza, beh poco importa. La Consulta in questione ha interpellato genitori, studenti, docenti e non. Pochi quesiti, diffusi l’8 novembre e probabilmente in via di raccolta delle risposte. Lo ha fatto chiedendo “la massima collaborazione per poter rappresentare correttamente le istanze dei genitori dopo l’emanazione dell’ultima tornata di restrizioni del Dpcm governativo”.
E come si fa a rappresentare correttamente le istanze dei genitori? Semplice, li si invita a schierarsi. Si chiede loro di esprimersi “pro o contro” le mascherine sanitarie. Quelle mascherine che i loro figli – (quelli che non sono costretti alla didattica a distanza e che frequentano la scuola dell’obbligo) - devono adesso indossare anche “durante” le lezioni. Obbligatoriamente. E ci si permetta, salvificamente. Se chi guida e organizza le attività della Consulta avesse chiesto ai genitori di scegliere tra mare o montagna, tra un panino con la Nutella o quello con il salame, tra calcio o golf e perfino tra Erode o Pilato non ci sarebbe stato motivo di scandalo. Semmai, di curiosità.
Ma trattare le mascherine sanitarie come il mare, la montagna, la Nutella, il salame, il calcio o il golf lascia interdetti. Non c’è di mezzo una preferenza. C’è di mezzo la salute: quella dei ragazzi, delle loro parentele, delle loro amicizie. “Sei favorevole all’uso delle mascherine alle elementari, medie o superiori?”: questa la domanda. Buttata lì come se nulla fosse. Come se l’uso - rafforzato seppur certamente scomodo - della protezione in una fase virale di nuovo infidamente violenta possa essere una “opzione”. Come se non fosse una documentata e non opinabile necessità sanitaria. La mascherina non è, non può essere, un’opzione da sottoporre nel più approssimativo ed antiscientifico dei referendum.
“Per poter rappresentare correttamente le istanze dei genitori” specifica la premessa al questionario. Correttamente? Cosa c’è di corretto nel ridurre ad un “pro e contro” una materia che impone come minimo uno sforzo di “corretta informazione'' sul perché il Governo ha deciso la misura non semplice dell’obbligo di tutela ulteriore agli alunni? E se alla conta delle risposte il “no” alle mascherine dovesse prevalere la Consulta dei genitori andrà in Provincia perorando la causa democratica – (“la maggioranza vuole così”) a scapito della causa della salute? Causa per altro suffragata dai medici e fatta propria dal governo, non senza patemi? Forse è il caso che prima di banalizzare in “si” o “no” la complessità e la delicatezza di questioni emergenziali quale è la questione della prevenzione anti Covid la Consulta si consulti. Magari con ne chi sa. Con chi ne sa di sanità – (che oggi è interlocutore inevitabile) - ma anche con chi ne sa di metodo per approcciare problemi “grandi” senza il rischio di far deragliare le opinioni nel tifo, nel pressapochismo e nel sentito dire sanitario. Davvero non ce n’è bisogno.
Vale per la peregrina domanda sulle mascherine e vale per la successiva domanda sulla didattica a distanza che viene derubricata a “preferenza” aggiungendo a problemi già grandi anche il virus della confusione. No, così non va. Si ritiri il questionario. Il mitico mastro Manzi diceva “Non è mai troppo tardi”. In effetti non è mai troppo tardi per ammettere che un’iniziativa è sbagliata.