L'assessore ''Bisesti-le'' e le incognite del mondo della cultura (che rischiano di trasformarsi in pessimismo)
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Almeno quest’anno- almeno un anno sui cinque di legislatura – l’assessore “Bisesti-le” avrebbe dovuto materializzarsi. Glielo impone il cognome. L’anno bisestile – quello del calendario – c’è ogni quattro anni. A giudicare da quel che non ha fatto dall’inizio della legislatura provinciale ad oggi, il giovane assessore provinciale all’istruzione e alla cultura non può però dirsi “Bisesti-le”. Forse lo diventerà (miracolo in piazza Dante) nel 2021. Forse stupirà con sussulti di presenza e di incisività su materie che lo sovrastano con evidenza. Ma l’anno bisestile è questo maledetto 2020. L’assessore “Bisesti-le” avrebbe dovuto sfruttarlo perché avrebbe avuto perfino il vantaggio di un giorno in più per essere protagonista in positivo. Quasi metà 2020 se l’è invece già giocata. Come? Saltellando senza agilità fra luoghi comuni e frasi “sfatte” sull’importanza della cultura e dell’istruzione. Parole prigioniere dei “vedremo” e dei “faremo”.
L’altra metà dell’anno va dal presente in poi. La luce in fondo al tunnel? Non c’è nemmeno il tunnel. Gli anni bisestili hanno una nomea negativa. Ma quella di quest’anno è iella pura: planetaria, inimmaginabilmente pandemica. Si può mai chiedere all’assessore “Bisesti-le” di essere all’altezza adesso se è stato dissolvenza quando i settori che deve governare godevano di buona salute? Sì, se si crede agli asini volanti. No, se si sta Lega-ti, nostro malgrado, alla realtà. Ciò che però non si può vedere è il fatto che l’assessore Bisesti-le continui a rapportarsi alle sue competenze allo stesso modo vacuo i cui si rapportava prima del Covid 19. Il fine settimana scorso una maratona consigliare ha varato la manovra anti crisi, anti disperazione, della Provincia. È una Treccani di capitoli economico-sociali riassumibili sotto la voce “aiuto”, sui limiti della quale si è discusso e si discuterà.
Ebbene, dell’assessore “Bisesti-le” anche in questo caso propizio non s’è vista traccia. Non ha proposto, o imposto, ai colleghi di giunta uno straccio di accenno - non una proposta che sia una anche piccola - sulla cultura. Quella cultura che non è astrazione ma lavoro appassionato per migliaia di trentini e non. Quella cultura che è a sua volta economia, sviluppo, turismo. Quella cultura che più di tutto è socialità, crescita umana, sviluppo della mente e di rapporti più sani. Ci è voluto un ordine del giorno. Sara Ferrari, consigliera Pd, è riuscita a farlo accettare, limandolo senza snaturarlo, all’assessore “Bisesti-le”. Lo ha poi votato l’intero consiglio. Un ordine del giorno non rassicura. Non è legge. È un “impegno” tra i tanti che possono restare lettera defunta nell’agire amministrativo. Ma la Ferrari ha l’indubbio merito di aver indicato almeno un po’ di quel che serve affrontare: “ieri”, non domani. Suscitando attesa. Ha chiesto regole e scadenze certe per le riaperture di cinema, teatri, luoghi di incontro e spettacolo. Ha chiesto di sostenere economicamente progetti di ripresa delle attività in tutto il Trentino attraverso finanziamenti straordinari, anche tramite enti di circuitazione come Santa Chiara e Coordinamento Teatrale Trentino.
Ha chiesto concretezza verso le imprese professionali dello spettacolo dal vivo che operano in Trentino. E altro che riguarda l’universo decisamente ampio, complesso di chi produce, diffonde, organizza, fatica sopra e dietro i palchi, le scuole e le altre agenzie professionali di formazione culturale. L’ordine del giorno non finirà archiviato alla voce “beffa” solo se i soggetti ai quali è diretto sapranno usarlo. Dovranno saper inchiodare non solo l’assessore Bisesti-le ma l’intero consiglio che l’ha approvato alle proprie responsabilità di coerenza. Il mondo culturale è fato di molti soggetti ormai prossimi alla canna del gas se è vero che annaspano in un mare di incertezze: economiche ma soprattutto di prospettiva. Per loro oggi l’ordinario è un insulto: hanno urgenza di fondi straordinari e di straordinaria sburocratizzazione nel gestirli.
In questo senso pare – onore al vero ma anche disonore al ritardo – che l’assessore Bisesti-le abbia mosso qualche passo. Dell’ottantina di realtà ammesse a finanziamento annuale, fino ad ora meno di dieci avevano avuto la fortuna di vedere aprirsi la cassa provinciale per non affogare nella melma della chiusura prolungata delle attività. Ebbene, sembra sicuro che entro la fine di maggio altri 17 tra enti, associazioni e festival, verranno finanziati. Si spera se non con l’intero ammontare almeno con una quota vicina a 100. Altrimenti siamo punto e a capo. Ne restano in coda, in graduatoria, a decine. Come e quando potranno respirare? E in che modo diventerà concreto un ragionamento imprescindibile sulla flessibilità da concedere alla loro programmazione futura in un quadro in cui è impossibile programmare nei dettagli oggi quello che si potrà fare, gradualmente, domani? Il virus sconvolge ogni agenda. Le regole consolidate dei finanziamenti, (acconti e saldi a consuntivo), devono per forza cambiare.
In fatto di regole anche la divisione tra Fusp, (fondo unico provinciale dello spettacolo) e forme “normali” di finanziamento impone oggi un ragionamento serio. Il Fusp è cosa buona e giusta se assicura possibilità programmatoria, triennale, a poche imprese. Ma la possibilità programmatoria è una necessità che accomuna decine e decine di realtà. Quelle cui il Fusp dà respiro sono un microcosmo. L’assessore “Bisesti-le” ci starà pensando? Ha idea che la strada maestra è quella di un fondo inedito. Straordinario appunto? Lo Stato ci ha appena pensato. E se pensa, l'assessore Bisesti-le batta un colpo o due anche sulla delicata partita delle “ripartenze”. Dai tavoli fin qui attivati con addetti ai lavori, (teatro, cinema, arte all’aperto e al chiuso, eccetera) trapela confusione: imposizioni nazionali di quasi impossibile applicazione, norme locali che non si capisce se e come possono o vogliono modificare e migliorare le direttive nazionali.
Il tempo stringe. L’assenza di chiarezza fa spazio al pessimismo. La volontà degli addetti ai lavori e la loro capacità di indicare soluzioni praticabili e creative potrebbe tuttavia essere un’ancora alla quale aggrapparsi. Anche per l’assessore “Bisesti-le”. Sembra se ne sia resa conto la sua collega leghista Ambrosi che guida la commissione cultura in Provincia. In una recente audizione concessa all’Agis, il sindacato dello spettacolo, avrebbe mostrato di masticare la materia culturale senza rischio di soffocare. L’Agis ha proposto da tempo un pacchetto di azioni concrete e praticabili per cinema, teatro e altre forme di spettacolo. L’assessore “Bisesti-le” le conosceva prima della collega. Ora facciano assieme. Ma presto.