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La guerra dei censori del nulla che anche a Cremonini danno del neo-schiavista e misogino

Pochi giorni fa il candidato alle provinciali di Futura Paolo Zanella (persona preparata e impegnata) se l'è presa con il cantante bolognese per una battuta fatta durante la trasmissione di Cattelan una delle più intelligenti e divertenti del panorama televisivo nazionale. Ma l'attacco è insensato sia nella forma che nella sostanza
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 28 giugno 2020

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Prima di tutto complimenti. Per il vocabolario. I non forbiti dovranno chiedere aiuto alla Treccani per districarsi nel termine “reificare”. Scopriranno che il verbo ha che fare con la dottrina marxista. E qui qualcuno abbisognerà di un supplemento di indagine storico-filosofica: il Carletto anti anti-capitalista è un po’ in disuso. Fatta l’indagine linguistica si saprà finalmente che “reificare” significa “ridurre ad oggetto”. Se lo si fa con le donne è il peggio del peggio. Ne è convinto, a ragione, Paolo Zanella l’infermiere che nel 2018 ha mancato per un nulla l’elezione in consiglio provinciale, si prepara a misurare il suo indiscutibile impegno politico nel prossimo consiglio comunale di Trento. Di Futura dovrebbe essere un candidato di punta.

 

Se Zanella approderà a palazzo Thun porterà in consiglio una intensa storia di emancipazione. E’ stato protagonista di battaglie sacrosante per i diritti di tutto il mondo Lgbt. Per Trento sarà un bel passo avanti. Che qui ci si augura senza alcun infingimento. Ma ci si augura anche che il buon Zanella non difetti né di umorismo né di ironia. O meglio, ci si augura che non debba più inciampare nella fretta di giudizi pubblici ferocemente inconsistenti come quello che ha pubblicato recentemente in un post di Facebook. Un giudizio tanto stupefacente quanto esagerato. E, ci si permetta, sbagliato. Zanella che volente o nolente è personaggio pubblico così come lo sono tutti coloro che si cimentano in politica ha sparato le sue bordate - infelici - contro un signor cantante: Cesare Cremonini.

 

Lo ha accusato niente meno che di neo-schiavismo. E di misoginia. Zanella è trasecolato per quel che il bolognese ha detto da ospite burlone di un altrettanto burlone amico ospitante. Da Alessandro Cattelan - il più intelligente, creativo e sveglio tra i presentatori di una Tv che per una volta non è narcolettica - Cremonini se n’è uscito dicendo che alla sua domestica moldava avrebbe voluto cambiare nome in Emilia. Perché? “Perché io la pago”. Zanella ci ha messo meno tempo di un clic ad iscrivere Cremonini alla lista nera di chi a lui “fa schifo”. Sì, proprio schifo, con tanto di cancelletto per lanciare un hashtag al quale hanno abboccato in tanti. Per fortuna non tutti.

 

Bene, nel confermarci interdetti di fronte a tanta sicurezza nel pronunciare condanne che meriterebbero per lo meno un accenno di istruttoria, insistiamo nel dire che Zanella ha toppato. E pure tanto. Di “Epcc”, il programma che Cattelan conduce adattando al gusto italico, con grande e genuina maestria, l’Ed Sullivan Show americano, tutto si può dire meno che si tratti di una trasmissione regressiva. Chi lo segue su Sky non può che stupirsi in positivo nel constatare come la leggerezza possa diventare una clava da sbattere in testa (ma anche sugli zebedei) di razzisti, machisti, fascisti, omofobi, odiatori seriali sui social, fabbricatori di fake news e deficienti di ogni età e professione. Cattellan, neo quarantenne con lo spirito e l’energia sempre a palla, ride dell’anacronismo italico. Lo deride ad ogni puntata. Mai un pistolotto però. Mai, nemmeno per un attimo, l’attitudine cerchiobottista che impera in tv.

 

Programma divertente come nessun altro quello di Cattelan, (tolto forse l’inimitabile tratto di Maccox e della banda Zoro a Propaganda). Ma programma sempre schierato a difesa dei temi sui quali anche Zanella è giustamente schierato. “Epcc” è un contesto prima che un contenitore di frizzi, lazzi, storie e impegno civile in forma di apparente disimpegno. In quel contesto nuotano senza mai annaspare ospiti che altrove dovrebbero adeguarsi a cliché più pallosi e forse anche un po’ disonesti. Sono ospiti che accettando il clima di scherzo non le mandano mai a dire. Ad esempio Spike Lee ha potuto parlare di antirazzismo e di anti Trump in un parallelo di piena libertà.

 

La regola dell’irrituale – dna del programma - vale anche per Cesare Cremonini che con Cattelan ha un rapporto fraterno. Nella puntata che ha procurato orrore a Zanella (ed altri), Cremonini si è limitato, (senza limiti per la verità) a prendere in giro soprattutto sé stesso. Il che è una dote umana da aggiungere a quella, indubitabile, di musicista. Non è dato sapere se “il futuribile” trentino abbia visto l’intera puntata o si sia appuntato solo la frase che Cremonini ha buttato lì riguardo la sua domestica. Se avesse preso nota dell’intera ospitata del cantante, Zanella avrebbe potuto registrare come e quanto ci si possa divertire e far divertire sulle reminiscenze alcoliche o stupefacenti di due ex ragazzi oggi quarantenni. Di come e di quanto si possa sintetizzare in un frame spassoso le prime preoccupazioni legate all’età che avanza: Cattelan e Cremonini di schiena, un dito guantato e la vasellina, l’esame della prostata.

 

Certo, Cremonini ha anche detto senza alcuna serietà di voler cambiare nome alla domestica straniera. La battezzerebbe Emilia da emiliano innamorato e orgoglioso della sua terra, alla quale prima della battuta aveva dedicato un panegirico tra piadine, crescioni e “umarel” con tanto di traduzione in dialetto di uno dei suoi maggiori successi. Qualcuno può davvero credere che Cremonini - un giuggiolone che quando scrive e canta scrive e canta roba seria ma non seriosa - possa essere davvero un “reificatore”? Che possa davvero considerare la sua domestica una “oggetto”, una “proprietà” alla quale imporre perfino l’anagrafe? Se Zanella e i suoi dispensatori di “like” sulla fiducia lo pensano davvero, beh non si può che alzare bandiera bianca. Disarmati di fronte all’eccesso e alla sproporzione.

 

D’altra parte viviamo in una nazione che ha sempre assegnato forzatamente ai cantanti ruoli impropri con ridicole esaltazioni o demonizzazioni di strofe o rime. Cosicché a Guccini si è fatto per una vita il torto di issarlo a simbolo di un comunismo che non ha mai professato per via di una Locomotiva che trainava un treno di ideali ma non di ideologie. Cosicché Battisti è stato considerato di destra solo perché la sinistra non riusciva a capire le sue Emozioni. Nelle quali, al contrario – si identificava l’Italia senza eskimo. Forse, di nascosto, anche quella con l’eskimo. Prima di mandare al rogo Cremonini bisognerebbe provare a dare a Cesare quel che è di Cesare. A Cesare Cremonini, ad esempio, il primo ringraziamento è venuto proprio dalla sua presunta vittima. Non è un caso di sindrome di Stoccolma perché la domestica – in video veritas – si è detta strafelice dell’attenzione pubblica che il cantante le ha dedicato.

 

Più auto-ironica di Cremonini e Cattelan messi assieme, (e ce ne vuole), la signora moldava, ballando guancia a guancia con il suo padrone di casa, ha spiegato che lei vorrebbe chiamarsi proprio Emilia. Ma Emilia rumena piuttosto che Emilia Romagna. Che Cremonini, il cattivo, abbia messo mano al portafoglio per comprarsi pure l’accondiscendenza della domestica? Ci pensino Zanella e tutti quelli che in un secondo hanno scaricato Cremonini senza se e senza ma: potrebbe essere materia per altri post posticci.

 

Se ancora non bastasse, ai censori del nulla è forse utile ricordare che Bologna ha acceso il Natale di via D’azeglio con le luminarie che ripropongono l’intero testo di una canzone di Cremonini. L’anno prima lo aveva fatto illuminando i versi di Lucio Dalla che in via D’azeglio abitava. Se il Cesare cantante fosse un imperatore del male, (schiavista, misogino, “schifoso”) una città più attenta ai valori di altre avrebbe mai potuto decidere di celebrarlo in quel modo? Senza nemmeno un dubbio, senza un accenno a quella repulsione che chi oggi lo osteggia ha spalmato su Facebook. A proposito, nella canzone che ha illuminato la sua Bologna Cremonini dice così: “E quanti inutili scemi. Che per strada o su Facebook , si credono geni ma parlano a caso”. Ora, Zanella scemo di certo non è, anzi è persona garbata e di qualità (avercene). Ma sui social “parlare a caso” è un rischio che corrono anche le persone più in gamba.

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