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Il presidente burlone che toglie le mascherine, pensa positivo e se dovesse succedere qualcosa? Vuol dire che era destino

Il malato col dottore, l'automobilista con il meccanico, l'inquilino e l'elettricista, il boscaiolo con il capo: se le cose vanno storte cerca di farle andare ancora peggio e se migliorano allora è andata altrimenti ''vuol dire che era destino''
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Di Carmine Ragozzino - 03 dicembre 2020

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Il malato: “Dottore, sto sempre male ma mi è calata la febbre. Da 40 a 39”. Il medico: “Bene, ormai è fatta. Adesso vestiti, ma poco che fuori fa freddo. Esci, suda e non preoccuparti se ti si annebbia la vista e ti senti mancare. Se non stramazzi siamo a cavallo: vuol dire che la malattia è uno stato mentale. Se ci resti vuol dire che era destino”.

 

L’automobilista: “Sono arrivato fino in officina per miracolo. Il volante è andato. Sterzo e va dritto. Va dritto e sterza”. Il meccanico: “Nulla di cui preoccuparsi. Adesso risali in macchina, parti e accelera almeno fino ai cento all’ora. Se non ti schianti vuol dire che la tua forza psichica è più grande di quella meccanica. Se finisci contro un palo vuol dire che era destino”.

 

In casa. Colpo, scintille, fiamma e buio. Il cellulare, una fortuna. L’elettricista, quale è il maledetto numero? “Pronto? Ho acceso il forno ed è saltato tutto. Ce la fa a venire subito?”. L’elettricista: “Signora, mi dispiace, ma prima di domani mi è impossibile. Adesso le spiego cosa fare. Deve farmi capire se è in palla tutto l’impianto elettrico”. La padrona di casa: “Sì, ma come?”. L’elettricista: “Ha un salvavita?”. La signora: “Sì, ma intorno all’interruttore è tutto nero”. L’elettricista: “Allora vada vicino ad una presa e ci infili un dito”. La donna, inquieta: “Ma non sarà pericoloso?”. L’elettricista: “Il pericolo fa parte della vita, si evita con il pensiero. Ascolti me che per hobby studio filosofia. Se poi dovesse restare fulminata vuol dire che era destino”.

 

Il boscaiolo al collega: “Spostati di lato che tra un attimo abbatto l’abete. Manca un niente”. Il caposquadra, incazzato come sempre: “Ma quante volte te l’ho spiegato che il rischio è solo una tua stupida impressione. Non perderti in chiacchiere e usa quella circolare”. Il boscaiolo: “Ma come? E i protocolli? E le regole? E la prevenzione? Guarda che hai detto così anche l’ultima volta e per un millimetro non sono stati travolti in due”. Il caposquadra: “Ma allora proprio non vuoi capire. Un buon boscaiolo deve affidarsi sempre alla fortuna. Se capita l’incidente vuol dire che non ci ha creduto abbastanza. Vuol dire che era destino”.

 

Il presidente di Provincia. “Ragazzi, si cambia. Basta con queste mascherine all'aperto. A me piace vedervi in faccia, altrimenti non distinguo più tra autoctoni e immigrati e poi finisce che invadono il Trentino senza che io me ne accorga”. Primo passante: “Scusi, presidente, ma a lei qualcuno l’ha detto che l’unica invasione oggi è polmonare? L’intruso è il virus. E non si vede”. Il presidente: “Macché virus. Un po’ di tosse non ha mai ammazzato nessuno. E poi un mio caro amico consigliere, quello che spende poche parole perché parla meglio con le dita, mi ha spiegato che espettorare, come ruttare, fa bene”.

 

Secondo passante: “Ma se è così, caro presidente, perché mai ci ha obbligati a mascherarci fino ad oggi? Cosa c’è di nuovo? I dati sui quali lei stesso si impappina ogni giorno raccontano di morti, di ospedali al collasso, di medici e infermieri allo stremo, di tamponi che stentano a tamponare il contagio”. Il presidente: “Ma no, quella è scena. Abbiamo anche noi drammatizzato un po’ la situazione per battere cassa dallo Stato e costruire funivie dove non nevica perché siamo furbi e burloni. Ma io a sto virus non ci ho mai creduto. Sono come San Tommaso io, se non vedo non mi fido”.

 

Il terzo passante: “Ma non si offenda se mi permetto. Non è stato positivo anche lei?” Il presidente: “Certo che sì, io sono sempre positivo, non si è ancora capito?”. Quarto passante: “Dai presidente, non mollare. Se in Trentino rimarremo in pochi, ma buoni, staremo ancora meglio”. Il presidente: “Tranquillo, non mollo. Tu che, lo so, non hai mai comprato un giornale perché sei di braccino corto adesso potrai tornare a leggerlo al bar, magari senza nemmeno spendere il prezzo di un caffè”. Il quinto passante: “Non è per contraddirla, ma i sanitari si erano raccomandati un sacco. Lo scambio dei giornali può essere scambio di virus”. Il presidente: “Sono nelle mani dei miei detrattori. Non mi vogliono bene e puntano ad impedire che i trentini siano informati del mio buon governo”.

 

Sesto passante: “Buon governo? Presidente non si offenda ma è complicato dare un giudizio positivo di chi apre e chiude negozi secondo l’umore, di chi vieta tutto e un attimo dopo libera tutti. Siamo confusi noi, ma anche lei…”. Il presidente: “Caro il mio, si vede che lei non ha mai fatto la spesa. Abbiamo provato ad impedire alle coppie di andare insieme ai supermercati perché qualche contentino a sti medici allarmisti occorre pure darlo. Ma è stato un casino. La moglie diceva al marito di comprare le patate e lui tornava a casa con i peperoni, di comprare il latte e lui tornava con la birra, che era scontata. Lo sa perché mi dovrebbero ringraziare di aver permesso di nuovo che tutta la famiglia possa andare insieme al supermercato? Semplice, perché così salvo le famiglie, evito i divorzi e l’incomunicabilità tra genitori e figli per via della Pepsi presa al posto della CocaCola. E noi, la mia Provincia, è per la famiglia. Sempre e comunque, purché sia secondo natura”.

 

Settimo passante, in disarmo: “Io, se posso, torno alle mascherine. Ci ho messo un sacco a non dimenticarmi di indossarla. Ne ho comprate anche di griffate poiché ci tengo allo stile. Mi ci ero abituato e da un po’ non ricevevo più insulti perché fiatavo addosso al prossimo. Adesso lei mi dice che ho fatto tutta questa fatica per nulla. Non è mica giusto”. Il presidente: “Ma insomma, lei proprio è un sempliciotto. Ho studiato una vita – anche se non si direbbe - sul potere taumaturgico dell’ottimismo. Pensi positivo, respiri a pieni polmoni e gridi come se fosse ad una partita di calcio quando è a contatto con qualcuno. Si faccia un bombardino o un brulè, altro che tamponi. Se poi dovesse ammalarsi stia sereno: è il destino e contro il destino non si può combattere”.

 

Fine della storia. Ma se questo presidente andrà avanti così a raccontare storie sarà dura. Sdraiato su un lettino o con un tubo infilato in gola la voglia di raccontare passa e anche quella di scherzare.

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