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Il popolo afgano la parola democrazia deve smorzarla in gola, mentre quello dei ''No vax'' la urla sul Green pass: ci sono momenti in cui parole nobili suonano ignobili

Democrazia è un termine nobile. Il più nobile. Democrazia è una parola che esprime un’aspirazione alla responsabilità personale e collettiva. Andrebbe trattata con rispetto la parola democrazia. Andrebbe pronunciata “a proposito”, considerando che chi ne può godere è per lo più un miracolato da una storia di lotte di cui spesso non è stato protagonista
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 18 agosto 2021

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Cesare Pavese diceva che nelle parole c’è qualcosa di impudico. Era fin troppo ottimista lo scrittore. Oggi, nell’abuso quotidiano di alcune parole, l’impudicizia è stata soppiantata da una pornografia che si pratica a tutte le età.

 

L’ignoranza può vantare anche titoli (di studio). Resta drammaticamente ignoranza, e cresce in maniera esponenziale, quando fugge al senso della misura

 

Ci sono momenti – e sono momenti tragici - in cui parole nobili suonano ignobili. Accade quando vengono pronunciate, spesso urlate, a sproposito. Senza alcun riferimento serio e onesto alla realtà.

 

Democrazia è un termine nobile. Il più nobile. Democrazia è una parola che esprime un’aspirazione alla responsabilità personale e collettiva. Andrebbe trattata con rispetto la parola democrazia. Andrebbe pronunciata “a proposito”, considerando che chi ne può godere è per lo più un miracolato da una storia di lotte di cui spesso non è stato protagonista.

 

Invece no. Della parola democrazia si fa scempio. La si deforma, così come si maltratta la parola “libertà”, nel mentre la si invoca in una piazza o in una strada “No vax”.  Lì dove nessuno ti punta addosso un’arma (o una siringa). Lì dove nessuno fa tintinnare manette. Dove ti lasciano dire. Anche dire l’indicibile e l’indecente.

 

Il senso della misura sta svanendo. È già svanito. Al diavolo l’eleganza: siamo nella merda. Prendiamo la cronaca del delirio talebano: il “ritorno”. Prendiamo le immagini barbute di chi mitragliando e mutilando ricaccerà ogni scampolo di fragile civiltà dentro una caverna.

 

Bene. Adesso sovrapponiamo quelle immagini a quelle in infradito e Lacoste di chi in quella stessa caverna – il buio pesto della storia – vorrebbe relegare la scienza. E con la scienza la salute e la sopravvivenza ai virus. Per loro la scienza è rea di rifiutarsi di fermare una metastasi con impacchi di cavolo sulla caviglia.

 

Due popoli. Il primo popolo, quello afgano, la parola democrazia se la deve smorzare in gola perché al primo accenno rischia la pelle. Sapendo, per altro, che probabilmente la morte non è nemmeno il peggiore dei mali perché arriva prima delle torture.

 

Il secondo “popolo” – tra un aperitivo e l’altro - si riempie invece la bocca di democrazia ma anche del suo opposto, la dittatura. Lo fa senza timori. Non teme nemmeno il ridicolo.

 

Lì - in Afghanistan come in tre quarti di pianeta per il quale non c’è più nemmeno una carta geografica dove individuare le ingiustizie – democrazia e dittatura sono parole drammaticamente piene, terribilmente vere. 

 

La democrazia sarà sepolta assieme a chissà quanti cadaveri. La dittatura sarà il quotidiano da sbirciare dalla fessura di un burqa.

 

Qui da noi democrazia e dittatura rischiano di diventare parole vuote, semplificazioni neuronali. Sono il disconoscimento della realtà ma sono utili a riconoscersi tra presunti rivoluzionari del partito trasversale e interclassista dell’egoismo. Poco male (anzi tanto, tantissimo male): nella storia anche il nulla a volte può fare storia.

 

Tuttavia oltre al senso della misura tocca tirare per la giacca anche il senso del limite. Quando davanti ad una biblioteca – a Trento - ci si ritrova una manifestazione di “No pass” che scalpitano per abbeverarsi di cultura senza alcuna cultura della salute altrui, viene da chiedersi se le biblioteche non sia il caso di chiuderle.

 

Se proprio le si devono tenere aperte, beh ci si ricordi di Alfieri e si incatenino i “no brain” davanti agli scaffali dove si trovano migliaia di libri che spiegano cos’è davvero la democrazia, cos’è davvero la discriminazione. Libera biblioteca in libero Stato? E allora, che studino a forza cos’è la libertà – quella di tutti, non solo la loro.

 

E quando si assiste – a Trento - a una fila di insegnanti che si accalcano a firmare una petizione contro l’obbligo di certificazione vaccinale per poter fare lezione? E quando li si sente argomentare – (anche loro), con argomenti che sgomentano? Quando pretendono il diritto dei non immunizzati per volontà propria a non pagare il tampone che li farebbe rientrare in classe dalla porta quando andrebbero buttati (metaforicamente) dalla finestra? 

 

Al netto delle scemenze sull’autodeterminazione ad ammalarsi e ad infettare il prossimo, ancora una volta è il richiamo a democrazia e dittatura a lasciare interdetti.

 

Ci sono regole, leggi. Ci sono norme sanitarie anti pandemiche. Se non ci si fida della scienza si tenga almeno conto della genialità di Taffo, le pompe funebri dalla pubblicità mitica che recentemente hanno scritto accanto ad una bara che “per entrare non si chiede il green pass”.

 

Se nella scuola qualche docente pensa di poter insegnare la Resistenza sostituendo Pertini con Eleonora Brigliadori - (l’ex soubrette che vaneggia di Dna modificato dal vaccino con dentro il 5G) - faccia pure, ma non in cattedra. Faccia pure, ma parlando allo specchio e non agli studenti. 

 

E così via. Così sopportando la violenza alla parola democrazia, alla parola libertà, perfino dentro un ospedale quando chi ti cura non vuole curarsi dalla contagiosità. O al ristorante dove vogliono sedersi senza divieti i bulimici del “chissenefrega” del prossimo. O ad un concerto dove s’ammassano cantando un Salmo laico alla prospettiva di non avere più spettacoli e raduni. Ma felicemente masochisti nel farsi del male e nel far del male agli altri.

 

Se ne sentono troppe di parole in libertà. Non ci si scappa. Ma due parole, anzi tre, lasciamole in pace: democrazia, dittatura, libertà. Il vocabolario dei cretini non può essere così povero.

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