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Il Comune di Trento quaglia (schivando le furbate) e ora compatto chiede a Pat e Stato di sbloccare le risorse per aiutare i cittadini

Quel che il Comune dovrà fare è messo adesso nero su bianco su questioni che vanno dagli interventi a favore delle famiglie, del commercio e della ristorazione, della tenuta sociale e culturale del capoluogo. Il tutto in un piano straordinario nella qualità e si immagina anche nella prassi burocratica delle iniziative. E ora più che spendere bisogna spendere bene
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 17 aprile 2020

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Il Natale fuori stagione del consiglio comunale di Trento si è materializzato nel secondo giorno della seduta metafisica dell’assemblea. Un’assemblea del “tutti da casa”, trasmessa in streaming per chi s’adatta a reggere gli inevitabili disguidi di un inedito confronto a distanza. Ieri sera i rappresentanti di tutti i partiti – la maggioranza, la minoranza e quelli che stanno nel guado delle mani libere – erano chiamati a “quagliare” su una prospettiva anti emergenza. Una prospettiva rispetto alla quale una comunità fiaccata da una tripla paura, (salute, lavoro, reddito), non ammette tergiversazioni.

 

Alla fine si è “quagliato”. Questo il fatto che conta. Ma la conta non è stata una passeggiata. La minoranza ha votato il documento della maggioranza, quella ufficiale e quella ufficiosa, con aggiunta di Onda Civica, (i fu grillini) e della sinistra che si sente più pura. La maggioranza di cui sopra ha votato il documento della minoranza. Il documento di maggioranza non è stato né toccato né ritoccato. Al secondo i promotori hanno dovuto mettere mano – (una mano pesante) – per poter guadagnare il sonno con la soddisfazione di poter vincolare il Comune anche ai “propri” impegni. Per la verità la sintesi operata dalle diplomazie telefoniche degli uni e degli altri avrebbe potuto produrre un solo testo. Ciò che infine si è votato separatamente è un abecedario sovrapponibile di impegni anti crisi, sui quali vincolare di qui in avanti l’azione di sindaco e giunta.

 

Tuttavia ci si deve accontentare di questa infrequente e abbastanza matura sintonia tra parti avverse, sperando che non sia destinata a naufragare quando dagli impegni si inizierà – (presto che è già tardi) ai fatti. Natale dunque? Sì e no. Per essere tutti un po’ più buoni in politica bisognerebbe rinunciare alle furberie. La destra del Comune di Trento qualche furbata l’aveva azzardata, infilando nel suo ordine del giorno di misure condivisibili per lenire le ferite dell’emergenza e soprattutto del “dopo emergenza” anche la riapertura dell’uncino a traffico limitato stradale di via Roggia Grande e l’assegnazione ad ogni famiglia di 1000 euro. Se la prima proposta è il classico “cavolo a merenda” che nulla ha a che vedere con le mille priorità dell’emergenza economico-sociale, la seconda proposta è demagogia allo stato gassoso. A parte che l’albero dei soldi non fa frutti, aiutare va bene solo se si spiega “chi va aiutato”, con una seria classifica dei bisogni. Evidenziato l’inaccettabile e modificato mica poco il documento dell’opposizione, tutti d’accordo.

 

Quel che il Comune dovrà fare è messo adesso nero su bianco su questioni che vanno dagli interventi a favore delle famiglie, del commercio e della ristorazione, della tenuta sociale e culturale del capoluogo. Il tutto in un piano straordinario nella qualità e si immagina anche nella prassi burocratica delle iniziative. Ma il piano non si potrà certo riassumere in una sola parola: spendere. Ce ne vorranno due di parole: spendere bene. Come si farà a spendere? Qui sta l’inghippo, il busillis, l’incognita. Perché il Comune possa abbassare tariffe, canoni e quant’altro farà respirare e forse ripartire la città serve che la Provincia e lo Stato si diano una mossa per modificare leggi che oggi sono capestro ad ogni possibile operatività. I due documenti vanno entrambi nella direzione di una richiesta pressante, e questo è forse l’aspetto più importante del Natale in consiglio.

 

La sfida riguarda più la minoranza che la maggioranza, visto il feeling politico e amicale tra destra in Comune e destra in Provincia. Ma riguarda anche la maggioranza per quanto riguarda il Governo nazionale. Non è finita. Per sapere se e come il Comune farà la sua parte dando fondo ad ogni risorsa disponibile e magari anche indisponibile, (mutui), sarà indispensabile mantenere e consolidare un clima di “unità comunale” da qui a giugno. Il conto consuntivo atteso per metà maggio dovrà dire con certezza quanto si può spendere dell’avanzo milionario di palazzo Thun senza mandare a carte e quarantotto una cassa che serve in ogni caso anche a pagare stipendi e far funzionare i servizi. La variazione di bilancio attesa a giugno dovrà dire come spendere, stabilire priorità, ragionare su investimenti in opere già decisi ma forse posticipabili per recuperare liquidi.

 

La serietà e la qualità della solidarietà che il Comune vuole garantire ai suoi abitanti si verificherà solo allora. E se nel lavoro delle commissioni dovesse tornare la logica perversa delle bandierine di partito? Tutti i buoni, ottimi, propositi votati ieri saranno aria fritta. O peggio, beffa per chi aspetta. E cosa si aspetta? Aiuti, ovviamente, ma intelligenti, coraggiosi e selettivi. Oggi più che mai la politica deve scegliere tra chi non può essere lasciato solo, (le fasce deboli, chi perderà lavoro o l’attività) e chi invece ha le risorse, seppur in calo, per cavarsela. Oggi più che mai la politica deve chiudere il promettificio dei tempi normali e aprirsi alla maturità sempre dimenticata dell’equità. Ce la faranno? Sì, probabilmente sì, se sapranno imporsi tutti – sindaco, giunta, consiglieri – un linguaggio di verità.

 

Dire chiaro quanto e come si può fare, in che tempi. Dire senza paura elettorale anche quello che il Comune non può fare, ma che inchioda però a fare la Provincia, (e pure lo Stato). Verità e, se è concesso il consiglio, calma. E raziocinio. Si può e si deve solidarizzare con la stanchezza di un sindaco che si trova davanti ad una montagna da scalare nel momento in cui sarebbe già quasi dovuto essere a casa per le elezioni. Ma non si può accettare che la stanchezza degeneri in reazione stizzita ad ogni critica perché di critiche ne verranno comunque a camionate. Servirà rispondere? Sì, ma solo con fatti, (di sindaco e giunta). Fatti che vanno motivati e spiegati passo dopo passo. Anche nelle virgole.

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