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Il centrosinistra per Trento si propone come ''progresso al potere'', ma non è meglio dimenticare la seconda parola?

Qualche giorno fa a Piedicastello è stato lanciato questo slogan che rischia di fare più danni che altro. Parole belle ce ne sono tante altre e forse sarebbe meglio pensare a cose come “Ingresso libero” o “Avanti c’è posto” piuttosto che pensare al ''potere'' per esporsi, così, a facili critiche da parte degli sfidanti alla carica di primo cittadino
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 22 luglio 2020

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

“La fantasia al potere”. “È ora, è ora, potere a chi lavora”. “Il potere deve essere operaio”. “L’immaginazione al potere”. “Potere al popolo”. Quanta illusione. Quanta disillusione. Quanta confusione. Quanto uso, quanto abuso, della parola “potere”. Una parola brutta da destra, dal centro ma ancor di più da sinistra. Eh sì, ne abbiamo praticati tanti di slogan tanto impotenti quanto impenitenti. Li abbiamo gridati quando eravamo meno flaccidi, meno stempiati. Quando eravamo istintivi ma anche non poco compulsivi nel cercare l’introvabile. Quando eravamo daltonici. Quando conoscevamo solo il rosso e il nero. Due colori e basta. Due colori contro. Nessuna sfumatura.

 

Che errori. Che disastri. Mai del tutto archiviati. Pentirsi? Non è questo il problema. In perfetta e giovanile onestà, c’era la convinzione che il “potere” potesse diventare una parola amica, o forse solo meno nemica. Dipendeva – credevamo – solo da chi lo esercitava. Per renderlo “buono”, ci bastava accompagnarlo il “potere”. Una volta lo accompagnavamo, (ma purtroppo raramente), alla fantasia. Un’altra volta all’immaginazione. Una volta agli operai e un’altra volta all’impalpabile concetto di popolo. Sì, proprio il popolo. Un’entità di scarsa identità: raccoglie e confonde il meglio e il peggio. È una scorciatoia tanto sempliciotta quanto drammaticamente fuorviante. Popolo è un plurale fatto di infiniti singolari. Che si proiettano verso infinite direzioni. Quando la direzione è quella dell’ismo, (il populismo), c’è da aver paura: la paura della superficialità e della demagogia.

 

Ma il “Potere”? Comunque la giri, resta una pessima parola. Resta un pessimo concetto. Nella società il potere è la differenza tra chi ha e chi non ha. Tra chi può e chi non può. In politica il potere è un’unità di misura: calcola la distanza tra privilegio, (di pochi), e affanno, (di tanti, troppi). “Potere” non è dunque un termine da maneggiare con cura. Andrebbe piuttosto cancellato dal vocabolario. Compreso il vocabolario della buona fede e di un bene comune che non è detto debba per forza identificarsi con il “bene in Comune”. Qualche giorno fa è capitato di seguire a Piedicastello la festosa presentazione della lista Pd per le prossime, tardive, elezioni comunali di Trento. Dalla quarantena ai quaranta: i quaranta aspiranti democratici ad un seggio a palazzo Thun. Con Ianeselli, “what else”? Foto, auguri e prego andare. C’è da correre – (non solo il Pd ma tutto l’affollato e variegato centrosinistra autonomista).

 

Il lock down ha reso ancor più fisico il rischio pre-virale di una certa lontananza tra amministrazione e città. Buona amministrazione sì, ma senza slanci. Nel legittimo orgoglio con il quale il Pd rivendica un indubitabile buon bilancio amministrativo, nel mentre si propone per una continuità che si spera meno adagiata sugli allori, uno slogan fa sussultare. Lucia Maestri, la segretaria provinciale Pd, si è lanciata, quel giorno, coniando una sorta di slogan che pare destinato a repliche promozionali durante la campagna elettorale. Il “progresso al potere”: eccola la pensata. Uno slogan mutuato da un grato excursus storico sul buon governo di un lungimirante che fu: Oss Mazzurana.

 

Sarà, ma fa strano. Passi per il progresso: se crescita e sviluppo sono strumenti utili a non lasciare nessuno al palo faranno certamente il bene della città. Un capoluogo, Trento, che messo male non è ma che potrebbe di sicuro migliorare ancora.

Ma cosa c’entra il “potere”? Chi associa anche nelle più nobili intenzioni la politica al “potere” rischia di fare un errore grave. Se lo fa una sinistra che dal “potere” dovrebbe tenersi alla larga - verbalmente oltre che nella sostanza - l’errore è doppio. O triplo. Approcciarsi ad una campagna elettorale indicando anche di sbieco il “potere” è mettersi nelle migliori condizioni per non farsi capire. O peggio, è il modo per farsi crocifiggere da avversari che nel confronto potrebbero avere gioco davvero facile nell’ignorare il “progresso” caro alla Maestri, a Ianeselli, alla sua ampia coalizione.

 

L’anonimo Baracetti potrebbe conquistare mozziconi di notorietà accusando l’armata di Ianeselli di un marxismo d’Altan: “Eccoli, hanno tolto il velo. Pensano solo al potere. E lo dicono pure”. Carli non si farà sfuggire l’occasione di fiocinare con ironia quell’accenno improvvido al “potere”. E così faranno gli altri contendenti alla poltrona di sindaco. Certo, saranno polemiche esagerate. Ma campagna elettorale ed esagerazioni fanno rima. Determinano l’agenda e non ci si scappa. E sì che di parole più intriganti ce ne sarebbero. Tutte meno pericolose e ambigue di “potere”. Ad esempio sarebbero simpatici slogan come “Ingresso libero” oppure “Avanti c’è posto”. Servirebbero a sintetizzare un impegno ad utilizzare le buone idee - dovunque provengano - nell’amministrazione della cosa pubblica.

 

Anche “Il Comune senza filtri” non sarebbe male. Specie se si considera che anche nella più onesta delle amministrazioni non si inceppa purtroppo mai il filtro dei partiti, delle amicalità, delle piccole o grandi clientele. Andare avanti? Si potrebbe. Divertendosi, pure. Ma è meglio fermarsi. Presuntuoso e sapientone sono accuse che vorremmo evitare. Tuttavia non si può evitare di insistere. Dite tutto, ditelo come vi pare, ma lasciate perdere il “potere”. Non citatelo. Nemmeno per sbaglio.

Caro centrosinistra, caro Ianeselli, prima di cestinare queste righe, provate a chiedervi quanto nel dibattito elettorale troverà spazio il “progresso” e quanto ne troverà invece il “potere”. Il primo termine, pure importante, rischia di diventare acqua fresca. Dal secondo, da quel “al potere” dovrete difendervi: sarà veleno. Avete davvero così tanto tempo da perdere in complicate e imbarazzate spiegazioni?

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