Ianeselli pensa alla giunta per Trento e rispunta il Panettapithecus prototipo di Highlander Homo Politicus
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Michele Lanzinger, il direttore del Muse, appare piuttosto stupito della chiamata mattutina. Al cellulare lo cerca il neo sindaco di Trento, Franco Ianeselli. “Senti Michele, ho bisogno di un grande favore. Ti costerà un po’, ma è per la causa della città. Sono certo che mi potrai dare una mano”. Pronta, scontata e allegra la risposta: “Caro Franco, chiedi e ti sarà dato”. Ianeselli va subito al sodo: “Come tu sai e certo condividi, non c’è futuro senza passato. Ho urgente bisogno anche di un reperto archeologico da portare a Palazzo Geremia. Nelle mie visite al Muse mi ha sempre attirato la spirale che ti proietta nel mondo della preistoria: dall’uomo di Neanderthal al Paleolitico, poi il Mesolitico e il Neolitico. Bene, farei i salti di gioia se tu potessi prestarmi per cinque anni il tuo Homo Politicus”.
Alla richiesta stramba Lanzinger cambia un po’ umore. “Caro Franco, ti rendi conto della difficoltà in cui mi metti? Capisco se tu mi avessi domandato un Australopithecus Boisei, un Dinofelis e perfino un Ancylotherium. Ma al Panettapithecus mi è davvero difficile rinunciare. Il pubblico del Muse fa la fila per vederlo, per conoscerne tutte le caratteristiche di un prototipo di Highlander, un immortale della politica che certo non ha il fisico di Connery o Lambert ma sempre immortale è. I nostri tutor sono subissati di domande sulla tempo-resistenza del Panettapithecus: supera indenne ogni cambiamento, ogni epoca. Ha una capacità unica ad adattarsi a qualsiasi mutazione partitica, forte di una camaleontica attitudine a stare nella retroguardia. È fintamente sopito ma si risveglia all’improvviso ed esce dall’anonimato per diventare famelico cacciatore di voti quando c’è odore di elezioni. E gli va sempre dritta”.
Ianeselli insiste: “Ma è proprio per questo che voglio il Panettapithecus in Comune. È un simbolo, un esempio di longevità politica da indicare ai giovani che hanno la tendenza a bruciare i tempi. E a bruciarsi”. Di fronte all’argomentazione del neo sindaco, il direttore del Muse alza bandiera bianca: “Vabbè. Te lo do. Ma sta attento che è delicato. Un trentennio senza soste o quasi passato in consiglio comunale e pure in consiglio provinciale, lo ha un poco incartapecorito. Mettilo in una teca, che è meglio”.
“Macché teca – risponde Ianeselli – io voglio resuscitarlo come si è fatto con Frankestein. Io gli ridò vitalità. Lo faccio assessore. E gli affido lo sport così per un verso si scioglie e per l’altro può continuare nell’eterna opera di coltivatore di consensi che quel mondo gli ha sempre garantito”. Michele Lanzinger a questo punto vorrebbe che un’altra telefonata tra le tante che riceve da direttore interrompesse il colloquio. Che rischia di farsi imbarazzante: “Scusa se mi permetto, caro Franco. Hai stravinto le elezioni e tra chi ti ha scelto c’è chi si aspetta anche coraggio. Che coraggio c’è nel costruirsi una giunta comunale con il metodo di sempre, quello degli assessori scelti senza suspance alcuna in base al solo bagaglio delle preferenze? Guarda che anche nella preistoria, probabilmente, si accennava – pur di sbieco - alle competenze”.
“Embè? – replica Ianeselli – vorresti forse dirmi che Panettapithecus non ha competenze? E l’esperienza cos’è? Il Panettapithecus è rimasto sempre a galla mentre altri affondavano: fermo al suo posto dentro le istituzioni. Bravo, bravissimo, a mandare avanti gli altri quando c’era da rivendicare una poltrona. In più è sempre sul pezzo, pur essendo silenzioso e senza l’ambizione di voler lasciare segno. Il Panettapithecus ha una buona parola per tutti. Ho letto con attenzione i suoi post su Facebook durante l’ultima campagna elettorale sotto la bandiera - l’ennesima per lui - di Renzi. Non c’è un messaggio che non calzi: giovani, anziani, sportivi, imprenditori, studenti, senza casa, disgraziati. Per ognuna di queste categorie diceva solo votatemi e mi occuperò di voi. Geniale. Che altro si può chiedere ad un politico?”.
Finita la telefonata tra Ianeselli e Lanzinger è subito iniziata l’operazione di imballaggio del Panettaphitecus in vista del trasloco a palazzo Geremia. Per il Muse sarà una perdita, non ci piove. L’Homo Politicus era un’attrazione. Per i visitatori era un’immersione nella disillusione: leggendo la storia del Panettaphitecus si archiviava definitivamente ogni speranza “del nuovo”. Si prendeva atto e un poco, però, ci si consolava. In fondo si era pur sempre in un museo dove il vecchio è di casa. Fuori dal museo, nella città, il sapore di antico fa legittimamente storcere la bocca anche se, va sempre ricordato, l'esperienza resta una dote e la si può mettere a frutto anche lasciando il passo nei luoghi che ''contano'' a qualche più o meno giovane aiutandolo a crescere e a lavorare bene.
Ma così pare non essere. Illusioni, anche queste, da museo. Pare che il posto vuoto nella sezione archeologica non sarà riempito. Ci si dovrà accontentare dei mammut. Sì, perché è arduo trovare un esempio altrettanto efficace di politico di eterno corso. Che da “assessore di ritorno” – (lo fu a lungo nel passato nemmeno tanto remoto) – darà nuova attualità al Vico e alla sua teoria dei “corsi e ricorsi”.