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I rappresentanti degli albergatori Bort e Rigotti di norma ''piangono'' ma oggi ''brindano'' (a Vasco) e chi pone dei dubbi diventa uno ''strumentalizzatore''

Pochi giorni fa i due rappresentanti degli albergatori hanno invitato tutti a sostenere il concertone più strano di sempre dove i rischi di impresa sono tutti a carico dei cittadini e i ricavi dei privati. Un evento trattato alla stregua di una catastrofe per il territorio che porterà a chiusure di strade, blocco dei servizi, disagi e la macchina della protezione civile al servizio della manifestazione. Gli albergatori, però, si dicono contenti e chi non sta con i loro profitti ma pone domande legittime vien tacciato da ''strumentalizzatore''. Ma è davvero così?
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 29 aprile 2022

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Strumentalizzare: “Sfruttare qualcosa o qualcuno come strumento utile per i propri scopi, in genere poco legittimi o onorevoli”. Il dizionario spiega così un verbo che più dell’italiano segna la peggio italianità. Bene, cosa c’è di poco legittimo e di poco onorevole nell’interrogarsi non sul Vasco Rossi artista ma sull’uso improprio del denaro pubblico per portarlo a Trento? Strumentalizzare è un verbo che andrebbe utilizzato con una certa cura visto il carico di offesa che comporta. Evidentemente alcuni “altolocati” di un sottobosco che nel bel Trentino intreccia da mo’ economia e politica hanno scarsa dimestichezza delle parole di cui abusano. Certo, li si conosce e dunque non c’è di che stupirsi. Ma l’inutilità del meravigliarsi di fronte alla loro sicumera non esclude un legittimo giramento. Il “troppo è troppo” quando per compiacere a chi ti compiace con palate di soldi pubblici si arriva ad esaltare senza pudore le magnifiche sorti fugattiane. Di più, ciò accade probabilmente anche quando Sua Presidenza non ha nemmeno l’ardire di chiedere un peana.

 

Eh sì: girano. E girano non poco nel sentire le esternazioni con rimbrotto della a coppia Bort/Rigotti. I due sono “eternauti”: guidano dal paleolitico le associazioni degli albergatori. Pochi giorni fa hanno bacchettato non solo gli oppositori ma anche tutti i legittimi dubbiosi dell’affaire Vasco. Secondo i due sfegatati del “C’è chi dice sìnon osannare il concerto dai troppi interrogativi a tutt’oggi senza risposta (o con risposte arroganti) equivale all’iscrizione d’ufficio (il loro, che sta sempre accanto alla porta di chi comanda) alla reietta categoria degli strumentalizzatori. Per Bort e Rigotti i conti tornano. Per loro – nel senso di categoria – il mega concerto è insieme benefico e bonifico. Con un salto carpiato che cancella in un balzo decenni di pubblicità (fatta pure da loro) sul turismo a misura d’uomo e d’ambiente, Bort e Rigotti (e viceversa) sembrano vivere uno stato di “trance” da estratto conto.

 

Le stanze d’albergo, i B&B, gli agritur, le brande, i divani per dormire che ci stai sempre scomodo, i letti a castello: tutto pieno per Vasco. Così giurano. Se un concerto che per molti aspetti sconcerta porta liquidi ad alcuni e disagi ad altri, chi si lamenta è un mezzo criminale. Bisogna capirli i due “eternauti” dell’ospitalità. Loro sono da tempo immemore maestri nel governare ogni crisi. Che sia crisi climatica, pandemica o semplicemente incapacità di stare al passo con i tempi grami delle montagne senza più neve la ricetta (la loro) non cambia. Loro piangono. Il loro batter cassa è ben organizzato: un modus che ha sempre commosso centro, sinistra o destra di governo. E giù contributi. Scandalizzarsi? È da polli, ingenui, illusi. Ma anche ai polli, gli ingenui e gli illusi va concesso di essere perplessi senza per questo condannarli senza processo e senza confronto ad una gogna che li indica come anti-trentini solo perché si illudono che possa ancora esistere un Trentino meno meno eccessivo, meno irrispettoso di un sentire forse molto più diffuso di ciò che lor signori immaginano.

 

No, non ci stiamo. Nessuno ha mai criticato il Comandante-cantante unisce le generazioni ma proprio perché c’è rispetto per il significato sociale della sua arte ci si è permessi di evidenziare le voragini di un evento (il concerto-sconcerto) che la Provincia ha gestito alla stregua di un’emergenza senza che ci fosse una calamità. Sono infiniti gli annessi e sconnessi di una città immolata per giorni all’avvento (sarebbe evento ma l’abbiamo già usato) di 100 mila e più spettatori che raddoppiano di colpo la sua popolazione. Una città sconvolta nella viabilità, nei parcheggi, negli gli orari, nei servizi, negli spazi della propria quotidianità Ci si farà fronte? Gufare è da cretini ma non dare per scontato che tutto sarà gestibile e rassicurante non è remare contro. È remare “per” un minimo di buon senso e di senso della misura.

 

Il buon senso e il senso della misura che sono stati spianati, (letteralmente e materialmente nell’area San Vincenzo) dalle ruspe di una protezione civile obbligata a compiti del tutto impropri. La protezione civile opera nell’emergenza? Creduloni gli strumentalizzatori. Se non c’è, l’emergenza si inventa investendo tutti gli uffici di Piazza Dante. In fondo i bassi con i decibel al diapason di un mega concerto possono richiamare i boati di un terremoto. Nei due “eternauti” che si adombrano per le strumentalizzazioni dei “se”, dei “ma” e soprattutto dei “perché” dovrebbe albergare pur sempre un certo spirito imprenditoriale. Dovrebbero sapere cos’è il rischio di impresa. Ebbene, per Vasco il rischio di impresa ha elevato i privati (il management di Rossi) al rango del furbo e simpatico Bertoldo che ha avuto la fortuna insperata di incontrare un Pantalone con l’Aquila di San Venceslao ben visibile sul bavero.

 

Tutto ma proprio tutto, forse anche le cicche oltre che vitto, alloggio, elicotteri e magari qualche baiadera di ritorno dalla storia: ecco quel che Provincia sborsa (cioè sborsiamo tutti) per Vasco. È forse strumentalizzare domandarsi in quale altro pianeta il privato guadagna a totale carico di un Ente Pubblico che si picca di bilanciare l’esborso plurimilionario (dimostrabile già oggi a troppi zeri) con un fideistico botto d’immagine (tutto da verificare)? Qualche promoter locale fulminato sulla via di DaVasco vagheggia e vaneggia di un futuro spettacolare per il Trentino. Se anche fosse (è ancora permesso dubitare?) i presunti strumentalizzatori non saranno certo obbligati a cospargersi il capo di cenere. Le domande di oggi saranno valide anche domani, anche dopo la festa che nessuno vuole turbata dall’imprevisto. Quali domande? Troppe.

 

Dove è scritto che il pubblico debba sostituirsi in toto al privato anche nel rischio economico? Quale perversione porta a bloccare il servizio di trasporto di visite sanitarie non urgenti per “l’emergenza concerto”? Quale genio ha pensato che a Covid sempre dietro l’angolo un centro vaccinale costato un milione si può smantellare e ricostruire altrove spendendo altri soldi? Una tangenziale si può chiudere, deviando i suoi utilizzatori quotidiani in qualche ingorgo cittadino, come se un concerto fosse una bomba da far brillare o un mega schianto da districare? Ma no, smettiamola di chiedere. Si è già chiesto inutilmente. Ad ogni domanda il livore dei Vascolarizzati è cresciuto a motto ipocrita del “voi non capite, non amate, voi strumentalizzate”.

 

Forse hanno ragione Fugatti, il “promolocal” fulminato, i Bort e i Rigotti e tutti quelli che con un biglietto in mano non vedono l’ora di replicare a domande lecite con uno sberleffo. Sarebbe perfino comprensibile se a sottolineare le contraddizioni e limiti incontrovertibili dell’operazione Vasco fosse un esercito organizzato di iettatori. Ma nessuno – tra chi ha posto e pone domande – augura il male. Semplicemente ci si augura, quasi disperatamente, che nel futuro prossimo venturo a nessuno venga in mente di replicare a Trento lo storico concerto dei Pink Floyd a Venezia. Magari – vista la grandeur dell’Autonomia autonoma dal confronto – scavando verso il Veneto per portare finalmente il mare a Trento Sud.

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