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Gardin, Carollo e i soliti noti per rilanciare la cultura chiedono di finanziare (pro domo loro) la sola arte ''tipicamente trentina''

A sottoscrivere l'appello ''Ripartenza spettacolo trentino'' ci sono Lucio Gardin, Agostino Carollo, Enzo Di Gregorio, Matteo Molinari, Sonia Leonardi e forse altri. Tra gli umani che stanno lontani dal gruppo c’è chi crede che la cultura debba vivere di scambio, collaborazione e sensibilità reciproca. Perché è così che deve essere. Chi fosse lì lì per abboccare alla concezione espressa da costoro sappia che si sta discutendo del nulla cosmico. Ecco perché
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 21 maggio 2020

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Chissà se lor signori conoscono il latino delle locuzioni. Se conoscono il detto “mors tua vita mea”. Se ne conoscono il disdicevole significato. Probabile che sì. Probabile che trovino ispirazione al punto da provare a tradurre la locuzione in pratica. “Morte tua, vita mia”: eccolo il loro motto. Loro chi? Tale “Ripartenza spettacolo trentino. Trattasi di un gruppo di se-celebranti “professionisti” dello spettacolo. Per perorare - legittimamente s’intende - la loro causa economica nel maledetto tempo magro del Covid19, sono scesi in campo pubblicamente. Con una pubblica uscita di senno.

 

La loro proposta alla Provincia? “Tagliare tutti i contributi 2020/2021 a soggetti che non sono professionisti e che non sono imprese”. Perché? Lapalissiano: per una più ristretta spartizione di una torta che seppur in parti diseguali va a beneficio di tanti: compresi i “non professionisti” che professano ognuno a loro modo la cultura.  “Pro domo mea”, così la vedono quelli di una Ripartenza che porterebbe il Trentino all’indietro. Una retromarcia che per di più sarebbe pure autarchica. Provincialmente autarchica.

 

A loro dire - e ardire senza ardimento alcuno - la Provincia dovrebbe condannare al lastrico - più di quanto purtroppo non stia già accadendo di suo – non solo i “non professionisti” ma anche tutti quegli enti e quelle associazioni che “importano spettacoli” da fuori confine. Se c’è da finanziare – spiegano – si finanzino solo proposte trentine. Cioè la loro, par di capire. Anzi, si capisce fin troppo. Purtroppo.

 

Avessimo incombenze urgenti – (la spesa, un caffè finalmente al bar, la pulizia del cesso) – la stupidaggine andrebbe liquidata rispolverando il titolo di un film nemmeno tanto bello: “Scemo, più scemo”.  Questo perché i firmatari dell’appello - più che appellabile al tribunale della decenza - sono più d’uno. Ma al momento l’urgenza principale è non far passare inosservato l’egoismo egocentrico che alberga - seppur in dimensione più che minoritaria - nel mondo culturale locale. E dunque possono aspettare spesa, caffè e pulizia del cesso.

 

Non può invece aspettare la necessità di demolire la filosofia che sembra muovere figure come Lucio Gardin, Agostino Carollo, Enzo Di Gregorio, Matteo Molinari, Sonia Leonardi e forse altri: sono loro le firme di punta del documento- appello.  Sono soggetti che in effetti campano di spettacolo e dintorni. E fin qui, nulla da dire. In quel campo c’è e ci deve essere posto per tutti: belli e brutti, bravi o chiaviche. Compresi ovviamente anche gli animatori di “Ripartenza spettacolo trentino”.

 

Tra di loro c’è chi sta sul palco e fa ridere, (quando fa il comico, mentre quando fa il sapientino della politica, spesso fa piangere). C’è chi sta dietro una consolle dalla quale in questi anni ha saputo aumentare  soltanto il volume di polemiche sempre strumentali e sempre perdenti: Agocentriche. Lui suona sempre la stessa canzone: ricorso. Ha stufato, ma non se ne avvede e non si ravvede.

 

Nella compagnia c'è poi chi organizza diligentemente eventi di piazza e d’azienda, tra sagra e meeting. C’è anche chi movimenta la movida e ci crede al punto da sentirsi filantropo o psicologo: considera anche i decibel alterati una terapia anti solitudine. C’è infine chi da una vita sfila l’abito alle miss. Le porta in passerella per proiettarle verso un futuro chissà poi se davvero radioso.

 

Tra gli umani che stanno lontani dal gruppo Ripartenza c’è chi crede che la cultura debba vivere di scambio, collaborazione e sensibilità reciproca. Perché è così che deve essere.  Chi fosse lì lì per abboccare alla concezione espressa da “Ripartenza spettacolo trentino” sappia che si sta discutendo del nulla cosmico.

 

Nemmeno al più imbelle degli amministratori – (destra, centro o sinistra poco conta) potrebbe mai permettersi di ignorare centinaia di realtà culturali di ogni dimensione: professionali e non. Per tutti loro il contributo pubblico è un credito che restituiscono con il valore aumentato. Una restituzione fatta di attività, socialità, crescita di comunità, sviluppo.  Nemmeno il più rozzo degli amministratori più immaginare di chiudere il Trentino a quel rapporto con l’esterno che nella cultura è la differenza tra vita e morte, tra progresso e regresso.

 

Se Gardin, Carollo e soci (forse alcuni solo distratti, ma boh) avessero semplicemente posto il problema dell’aiuto di cui loro come tutti gli altri necessitano nel momento in cui il virus ha vietato il lavoro, avrebbero meritato attenzione. E anche solidarietà. Ma non è questo che hanno fatto. 

 

Il problema c’è. È grande. Coinvolge artisti, organizzatori, tecnici e una miriade di altre categorie scelleratamente in coda alla lista dei nuovi bisognosi. Quelli della  Ripartenza sono andati oltre. Intendono la Ripartenza immaginando la “loro” ripartenza ai danni degli altri? Diranno certamente di no. questo lasciano chiaramente intendere.

 

Lo fanno quando chiedono alla Provincia di imporre a Centro Santa Chiara, Apt, Comuni, Trentino Marketing, Pippo, Pluto e Paperino di “di comprare solo da imprese e professionisti dello spettacolo trentini”. Delle due l’una. O ci sono o ci fanno. In entrambi i casi meglio non perdere troppo tempo. Preoccuparsi, però, sì può. Forse si deve.

C’è da preoccuparsi di cotanta castroneria. C’è da non esimersi dal chiedere alla Provincia – nella fattispecie a Fugatti e Bisesti - una parola rassicurante. Un “no grazie” che non lasci dubbi.

 

Fugatti e Bisesti sono stati scelti come interlocutori dai “professionisti della Ripartenza” Beh, Fugatti e Bisesti dovrebbero ricordare al gruppo che loro sono gli amministratori dei trentini tutti. Non dei trentini “a loro vicini”. Non è un mistero – e sono affar loro- la vicinanza politico ideale di Gardin e Carollo con la Provincia a trazione leghista. Il primo ci ha ha guadagnato una consulenza per le Feste Vigiliane in un Centro Santa Chiara che è Lega-to a filo triplo con la Provincia: Divina, Matuella, Lazzeri. E poi  Carollo:  avrebbe forse avuto qualche posto al sole tra i milioni che ha sempre rincorso minacciando sfracelli. Ma il suo fare cartabollato è imbarazzante perfino per i suoi più amicali sponsor.

 

Siamo strasicuri che il “mors tua vita mea” del gruppo Ripartenza sarà un tonfo perché ammazzare festival, enti, associazioni e volontariato per far posto a Gardin, Carollo e compagnia straparlante è un non senso sostanziale. Ma anche un harakiri elettorale. Lucio Gardin è spiritoso e pure intelligente. Se la cavi con “era una battuta, ci siate cascati”. 

 

Quanto a Fugatti e al muto Bisesti, una loro risposta sarebbe oggi gradita. Potrebbero cogliere l’occasione per spiegarci se, come, quando e soprattutto quanto il malandato mondo della cultura trentina troverà sostegno e rilancio in Provincia.  Sui tavoli ci sono proposte serie ed inevase. Proposte offerte da interlocutori seri, per far fronte all’emergenza. Proposte utili anche ad immaginare una ripresa che non sia perfino più traumatica dello stop prolungato dello spettacolo.

 

Sono proposte praticabili che nulla hanno a che vedere con le divagazioni "gardinian-carolliane". Sono proposte improntate alla solidarietà e alle sinergie. Sono progetti per nulla campati in aria. Sono proposte che non sono scritte in latino. Che escludono il “mors tua vita mea”. Parlano l’italiano della competenza, della passione e dei risultati. Della voglia di ricominciare nella compatibilità ma senza privilegiare nessuno..

 

Fino ad oggi alla Provincia di Fugatti e Bisesti questa lingua ai più comprensibile deve essere sembrata “ostrogoto”. Speriamo davvero che non chiamino Gardin o Carollo a fare da traduttori “pro domo loro”.

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