Futura avrà futuro dopo la mossa Ghezzi/Zanella e la brutta scena di un assessore che se ne va a un mese dall'elezione?
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
“Ogni parola ha conseguenze, ogni silenzio anche”. Chissà se il tacere prolungato di Paolo Zanella, tanto imbarazzato quanto imbarazzante, è ispirato a questa frase di Jean Paul Sartre. Certo è che Zanella - (ieri, oggi e domani è già tardi) - dovrebbe sfondare la bolla nella quale si è cacciato. Un’apnea dentro la quale – immaginiamo per conoscenza e pure stima – respirerà con affanno. Certo è che Zanella deve trovare almeno il coraggio di spiegarsi. Deve correre il rischio dell’incomprensione nel far capire alla città prima che ai suoi elettori la scelta di abbandonare - ad un mese o poco più dalla sua nomina - il ruolo di assessore comunale della giunta Ianeselli.
Abbandono, per altro, è un termine improprio. Zanella, infatti, non andrà al patibolo. Ha deciso (ma forse anche altri hanno deciso nonostante lui e le sue probabili turbe) che bisogna giocoforza raccattare le carte di programmi appena abbozzati. Ha deciso che è l’ora di declassare a fisima qualche convinzione che sembrava incrollabile fino a pochi giorni fa: ad esempio la sbandierata convinzione sua e di Futura che se ti fai eleggere per il Comune resti in Comune. Altrimenti le fiocinate ai Cia, alle Loss e ai Moranduzzo, lanciate in passato, rischiano di passare per ipocrisia spaziale. Teorie valide “solo per gli altri”.
Zanella trasloca invece, di botto e di brutto, dal Comune alla Provincia. Da neo assessore alla mobilità e alla transizione ecologica del capoluogo, forte di futuribili ideali targati Futura (concordati con il sindaco e i colleghi di giunta, legittimamente ora esterrefatti) Zanella passerà a fare il consigliere di opposizione e di frustrazione alla destra che sta facendo deragliare il Trentino da ogni binario di buon governo. Zanella va ad occupare lo scranno lasciato improvvisamente da Paolo Ghezzi. Molti, qualcuno dentro Futura e molti fuori, dicono improvvidamente. Ghezzi è solista che predica la collegialità ma si dimentica spesso l’indirizzo del collegio. Ghezzi fa e disfa, è uomo di pensieri tanto alti che quando precipitano nelle difficoltà e nelle miserie del “fare politico” (del fare politica), si fanno male e non si rialzano più. Anzi, fanno male alla causa nobile di quella responsabilità – comprese le conseguenze dei propri atti - che dovrebbe essere il faro di chi si propone per amministrare la cosa pubblica.
Ma Ghezzi è Ghezzi: prendere o lasciare. Zanella è Zanella, e lasciare così è né più né meno che il teatro dell’assurdo alla Ionesco. Ecco, è proprio la responsabilità – dote in disuso e cruccio degli illusi – il tema di cui Zanella dovrebbe rispondere pubblicamente. Quando si accetta un impegno di governo a nome proprio (della propria passione e capacità) e a nome di una forza politica, si sottoscrive un patto. Anzi, più di uno. C’è prima di tutto il patto con quella parte di elettori che barrando Futura sulla scheda e scrivendo Zanella hanno stretto un accordo di fiducia nell’uomo e nelle idee che vuol rappresentare al meglio delle sue possibilità. C’è il patto con un sindaco che a Zanella, (a Futura) non ha affidato l’anagrafe ma un caposaldo del programma di legislatura: le prospettive e le azioni per una mobilità sempre più ecologica, per altro “manifesto” di Futura.
C’è, di più, il patto con la coerenza che richiede – una volta accettato - un lavoro “stabile” di cinque anni almeno. Se quel lavoro si deve interrompere le ragioni devono essere legate alla salute, a fatti personali insindacabili ma non di sicuro a sindacabilissime questioni di partito, (o movimento, chi più lo sa?), che deve di colpo districarsi in un ginepraio di timori legati alla sostituzione del signor “fai e disfai”. Di questa responsabilità Zanella sembra davvero essersi scordato nel momento in cui ha accettato un trasloco che Futura pubblicizza come “logico” e “naturale” ma che invece appare altamente simbolico di priorità che lasciano di stucco. La priorità di Futura sembra quella di far quadrare i conti interni. Il dopo Ghezzi senza Zanella sarebbe stato appannaggio di Remo Andreolli, futurista della prima ora, presto disilluso e miracolosamente “reduce” in quella Provincia dove fu assessore ormai parecchio tempo fa. Ipotesi impossibile da digerire per i paladini della “nuova politica” che comunque Andreolli – per altro ai tempi più lucido di molti – lo avevano messo in lista senza colpo ferire.
Ma visto che non c’è mai limite alla nemesi, ecco che dopo Andreolli sarebbe stata proiettabile in Provincia Chiara Serbini, che Futura l’ha lasciata con disamore ormai da quasi due anni. Il povero Zanella, (si fa per dire), è diventato un “obbligo”. Un obbligo sì, ma tutto interno a quelle quisquilie futuribili che richiamano il trapassato del “centralismo democratico”. Eh sì, Zanella deve almeno una spiegazione. Quelle al sindaco, preventive all’abbandono, pare non le abbia mai date. Ianeselli – che abbonda di decisionismo anche quando sorride e questo potrebbe essere un problema in prospettiva – stavolta ha reagito come diversamente non poteva. A dar credito alle sue ire Futura dovrebbe aver perso l’assessore – nel caso Bungaro - che in via Veneto immaginavano dovesse sostituire “naturalmente” Zanella in base alla logica del Cencelli 2.0.
Ma fosse solo una questione di poltrone, l’articolo potrebbe finire qui. Non finisce perché come in un mosaico della tristezza tutti adesso maneggiano i loro pezzi tra polemiche via chat, richieste al sindaco seppur sussurrate, pasdaran della vita di soli pedali che si sognano al posto di Zanella e altre facezie. Sull’uscio dell’ufficio di Ianeselli pare ci sia anche l’esterno, l’assessore tecnico che magari arriva da Bolzano, dopo che a Bolzano si è candidato prendendo 24 voti. Quell'Ezio Facchin che con la gioventù e la spinta propulsiva di Zanella ha pochissimo a che vedere e che a Trentino Trasporti ricordano ancora bene e non tutti bene (e quale punto, allora, perché non giocare in casa con la stessa Monica Baggia che però è già assessora alla pianificazione territoriale e all'edilizia).
Certo, la scelta per Ianeselli non sarà facile ma certo, anche, per il primo cittadino si porrà il problema, in prospettiva, dell’affidabilità di Futura. Nel conto della scarsa responsabilità di Zanella e di Futura si dovranno caricare anche le conseguenze indirette di questo trasloco incredibilmente masochistico? Chi vivrà vedrà, anche se era meglio non vedere. Chi vivrà vedrà anche se Futura avrà un futuro senza la sua figura di riferimento. Non ci sarà da attendere molto.