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Franz Valduga, se ci sei batti un colpo: non pretendiamo l'armocromista ma almeno comprategli una sveglia

DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 29 aprile 2023

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Io aspiro, prendetela con divertimento naturalmente, ad avere un candidato muto. Il mio candidato ideale è muto, perché non possedendo la parola e potendosi esprimere solo con i fatti, perderà poco tempo in giro per i salotti, le tv, i convegni o le presentazioni dei libri e si dedicherà all'operatività. Lo diceva - tra il serio ed il serio in ossequio al personaggio – l’inchiestista Milena Gabanelli.

 

Era il 2018, un secolo fa per quanto rapidi e frequenti sono i sobbalzi di una politica sempre più colitica per chi è costretto a subirne il presuntuoso vuoto. Chissà se Franz Valduga ha sentore di quell’intervista a Radio Cusano Campus. Probabile che no. Ma anche se ignaro del Gabanelli pensiero, il candidato presidente della Provincia scelto per un probabile martirio dall’affollata coalizione autoproclamatasi Alleanza Democratica Autonomista sembra aver preso alla lettera le ironiche e provocatorie indicazioni della giornalista. Fin troppo alla lettera.

 

Francesco (Franz) Valduga, il sindaco di Rovereto chiamato all’improbo e cioè a contendere ad una destra fintamente rissosa il governo provinciale, ha avuto la “nomination” da parte degli undici “alleati” il 31 marzo scorso. È vero, siamo solo ad un mese dalla fumata bianca dentro una coalizione dove il grigio abbonda e non solo per il colore del capello di ormai anziani sempiterni del “fai e disfa” (più disfa che fai per la verità). Ma se fai passare il primo mese senza quasi proferire verbo quando anche un occhio distratto alla cronaca quotidiana suggerirebbe senza sforzo una montagna di argomenti, beh allora viene da pensare che l’anonimato sia l’unica strategia: incomprensibile, inaccettabile e soprattutto masochistica.

 

Forse è il caso che qualcuno degli “alleati” smetta di limitarsi a bofonchiare (ma solo in provato e a bassa voce) di fronte al mutismo esasperante di Valduga. Forse qualcuno degli alleati deve aver il coraggio di mostrargli il calendario.

Alle elezioni provinciali di ottobre mancano sì sei mesi, ma seppur trentini in ipotetica autonomia di pensiero siamo italiani per molte abitudini. E allora è chiaro che luglio ed agosto (ma pure giugno se scalderà troppo) sono mesi in cui se provi a far campagna elettorale chiamano il medico pensando ad una insolazione.

 

Maggio poi. Quelli dell’Alleanza hanno già spiegato (senza farci capire una cippa) che si chiuderanno in conclave per stilare il “programma”. Lavoreranno (Chi? Come?) alla “summa teologica” di quel che poi nessuno leggerà, nessuno ricorderà ma al quale ogni componente dell’Alleanza sarà orgoglioso di aver contribuito con la pignoleria suicida dei punti e delle virgole. Considerando che a programmare sono undici più o meno marcate differenze da far valere anche sgomitando, c’è da immaginarsi un prodotto enciclopedico. Nella migliore (peggiore) tradizione dell’intraducibilità.

 

Potrebbe dunque restare settembre come mese buono per una campagna che il centrosinistra attento per cinque anni al proprio ombelico ha fatto diventare tardiva prima ancora di iniziarla. Quel mese di settembre (così come l’ottobre fino al voto) farà di tutto il Trentino un gazebo dove distribuire volantini che leggerà uno su cento ma che cementeranno di certo l’amicizia autoreferenziale dei gazebisti. Dalla nomination ad oggi (e domani, e dopodomani) Franz Valduga avrebbe avuto l’occasione per almeno informare il Trentino della sua esistenza quale competitor della destra. Un qualsiasi e scalcinato manuale sulla comunicazione evidenzia un concetto lapalissiano: più ci sei più ti costruisci la possibilità di uscire dalla fascia protetta dei sostenitori a priori (per fede o per noia).

 

Ma per comunicare agli “altri” - a quella periferia trentina che la destra al governo ha pasturato e pasturerà con abbondanza nell’imminenza del voto - il mutismo è una trovata nichilista. Escludendo l’idea che Valduga non sappia cosa dire resta l’imbarazzante sensazione che “non voglia” derogare alla sua immagine di politico schivo, di amministratore operoso ma silente. Che Franz Valduga sia operoso lo sanno (e lo giudicano) i roveretani. Che è silente, al momento, lo sanno tutti mentre si chiedono perché il candidato, il “nominato” eviti di esprimersi se non centellinando le uscite come se le elezioni fossero nel 2033 anziché domani.

 

Da dire ci sarebbe. Eccome. Ci sarebbe da dire sui malanni della sanità che la destra al governo del Trentino ha reso insana (e sì che Franz Valduga è medico). Ci sarebbe da dire sull’ipocrisia offensiva degli aumenti a consiglieri regionali che in molti caso meriterebbero di pagare salatamente il loro far poco o nulla. S potrebbe dire sulla piaga del precariato, sullo schifo del nero e dell’evasione fiscale, sulle ineguaglianze di vario tipo, su una cultura che azzarda poco o nulla, sulla burocrazia che azzanna la pazienza degli onesti, sugli sprechi, sulle consulenze, le prebende e anche sull’orso già che ne parlano in tutta Italia e mezza Europa tutti tranne il Franz Valduga forse perché nell’Alleanza il tema (divisivo) è da balbettio.

 

La scelta degli argomenti è ampia. Ma in fondo non è nemmeno un problema di argomenti. Il candidato di un’Alleanza che parte con l’handicap rispetto alla destra con cassa e grancassa avrebbe semplicemente l’obbligo di non far passare nemmeno un giorno senza marcare in qualche modo (meglio se estemporaneo) una sua presenza in campo. Se poi quella presenza fosse pure un po’ creativa…ma non si possono chiedere miracoli. Solo così – essendo quotidianamente sul pezzo in carne, ossa, carta e social (volenti o nolenti) si costruisce, forse, attenzione. Solo così si spostano, forse, consensi. Ma chissà, magari Valduga, l’Alleanza, hanno le idee molto più chiare di quel che malevolmente si possa immaginare. Chissà, la carta a sorpresa potrebbe essere un Valduga silente, muto appunto, e tutti gli alleati (il poco loquace neo segretario Pd in testa) che usano il linguaggio dei segni per una campagna elettorale alternativa (a sé stessi).

 

Non si pretende che Franz Valduga assuma l’esperta armocromista strappandola alla Schlein a suon di euro (porca paletta, quando il Pd vuol farsi male è davvero inarrivabile). Però Franz Valduga si compri almeno una sveglia. O qualcuno, dentro l’Alleanza, gliela regali. Subito però.

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