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Failoni, il campione degli autogol, e gli sLegati dalla realtà che attaccano Ianeselli sui Mercatini senza capire cosa sta accadendo

È un’estetica senza etica quella che muove a critica i vari Moranduzzo, Savoi, Failoni, Paoli e il più sfumato Merler. Attaccano senza costrutto una scelta imposta dalla logica. Certo, quella di Ianeselli è una decisione indigeribile per chi la realtà la nega o la distorce. I crociati leghisti la logica la mettono in croce: se il virus impone chiusure loro invocano aperture. E viceversa. Se il popolo si maschera per salvarsi i polmoni, loro si illudono di smascherare chissà quale dittatura sanitaria e chissà quale complotto
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 21 ottobre 2020

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Metti che Ianeselli – il neo sindaco di Trento – avesse scelto di nascondere il viso barbuto sotto la sabbia. Una sabbia mobile: lo avrebbe sprofondato in un abisso di rimorsi. Metti che il sindaco avesse aspettato. Che avesse tergiversato nel decidere – come invece ha fatto con tempismo da chapeau - che quest’anno maledettamente insano il mercatino di Natale non s’ha da fare. I detrattori che guardano a destra con ipocrisia sinistra lo avrebbero accusato di insensibilità di fronte alla pubblica salute. È facile immaginare il tenore di una canea tanto insopportabile quanto insopprimibile. “Ecco – avrebbero belato – questo sindaco pensa ai soldi anziché curarsi dei pericoli sanitari”. Vistisi spiazzati, virano nel ridicolo: “Il sindaco ammazza il commercio, impoverisce la città”.

 

È un’estetica senza etica quella che muove a critica i vari Moranduzzo, Savoi, Failoni, Paoli e il più sfumato Merler. Attaccano senza costrutto una scelta imposta dalla logica. Certo, quella di Ianeselli è una decisione indigeribile per chi la realtà la nega o la distorce. I crociati leghisti la logica la mettono in croce: se il virus impone chiusure loro invocano aperture. E viceversa. Se il popolo si maschera per salvarsi i polmoni, loro si illudono di smascherare chissà quale dittatura sanitaria e chissà quale complotto. Son fatti così. E allora rieccoli. Immancabili nella loro vuota ritualità polemica. Savoi stavolta non ha affidato al solo dito medio la sintesi dei suoi sragionamenti bislacchi. Peccato: è mille volte meglio l’ineleganza del suo dito volgare che l’inconsistenza verbale. Se davvero Savoi crede che il Covid sia stato prodotto dai cinesi bisogna alzare bandiera bianca e lasciarlo sbraitare al vento dell’ossessione.

 

Quanto a Moranduzzo - giovane leghista in ascesa verso il basso dell’anacronismo – viene da proporre una supplica: tenga conto del rischio di noia quando replica sempre e comunque lo stesso incubo. Per Moranduzzo non esiste altro che l’equazione sindaco- sindacalista-comunista. Prima di applicare la sua immaturità storica a Ianeselli, Moranduzzo dovrebbe studiare con un po’ più di attenzione la biografia del sindaco. Difficilmente troverà nel suo armadio le ossa rosicchiate di qualche bambino masticato. Difficilmente si imbatterà in un ricco ridotto sul lastrico dalla lotta di classe e dall’esproprio proletario ordinato da Ianeselli. Purtroppo Moranduzzo però non studia né il comunismo né la sua evoluzione verso una socialdemocrazia a forte nostalgia democristiana. Lo fa, Moranduzzo, con l’orgoglio della ragion veduta. Se gli mancasse la possibilità di fantasticare sul comunismo altrui sarebbe nudo alla mèta: la mèta di un buon senso che nobiliterebbe ogni bandiera.

 

E Failoni? L’assessore provinciale è campione inarrivabile degli autogol. Lui – (con Fugatti) – vara leggi tenute assieme dallo sputo. Ad esempio quella che fa chiudere il commercio la domenica in base ad una geografia delle città turistiche per la quale Failoni non avrebbe passato nemmeno il più banale dei test Invalsi. Ovvio che il tribunale l’abbia cassata. Meno ovvio, purtroppo, che a pagare i danni, (che ci saranno, e onerosi) sarà il bilancio della Provincia. Un bilancio che non è fatto con i soldi di Failoni, (e Fugatti), ma con quelli dei trentini che non evadono le tasse ma vorrebbero evadere da un’amministrazione pubblica improvvisata. Quel Failoni - quello che per lui Trento non è città turistica ma Sagron Mis fa concorrenza a New York - adesso si erge a censore di Ianeselli. Con che argomenti? Scomodando Kafka. “Con lo stop al mercatino di Natale – dice – Ianeselli fa un torto alla Trento turistica”.

 

Ora, se Failoni girasse con uno scolapasta in testa, (con tanto affetto per i pastafariani che sono lucida e simpatica filosofia), nulla da obiettare. Ma Failoni fa parte di una giunta provinciale che si prepara a gestire un inverno molto, molto, complicato e se questo è il livello c’è da preoccuparsi. E non poco. Eccoci. Una decisione certo sofferta ma senza alternative quale quella di anticipare un no al mercatino che sarebbe stato devastante se deciso tra una settimana o due, diventa materia di un contendere che è l’ennesimo segno disperante di degrado. Cosa c’è da discutere? Davvero gli sLegati dalla realtà pensano che il virus a Natale si rabbonisca secondo un detto tutto da dimostrare anche per gli umani? Davvero credono che il pericoloso struscio di massa del mese natalizio tra una piazza e l’altra del centro sia un fenomeno governabile con gli appelli o gli impossibili distanziamenti delle abitudini da gregge in cerca più di brulè che di tradizione?

 

No, forse non lo pensano ma sono prigionieri di un clichè. Bisogna capirli: accettare almeno in una fase emergenziale l’idea di una politica ispirata alla serietà li snaturerebbe. Che sbraitino dunque. La città se ne farà una ragione nel mentre dà ragione ad una prevenzione necessaria. Di più, può perfino essere che Trento abbia obtorto collo un’occasione per ripensare il suo Natale. Per ripensarsi come città che sa farsi ricca anche senza bancarelle, costruendo virtù sulla necessità. Se è vero che il Comune sta immaginando un “Natale di comunità” - più vero e più intenso nelle luci, nei colori e nel calore di iniziative “sicure” - viene naturale immaginare che si proverà a mettere in moto l’energia delle idee e della creatività. Dal basso.

 

C’è una città dell’associazionismo, della cultura e dell’arte, del volontariato, dei giovani, dei bambini: in centro come in periferia. Con questa città mobilitata in un collage di piccole iniziative (anche in aiuto al commercio, perché no?) il Natale non sarà una festa “in vendita” ma resterà comunque una “offerta speciale”. L’offerta speciale di una socialità che va protetta dal virus ma alla quale non si può rinunciare. A Natale e nel resto del calendario.

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