Concerto Vasco Rossi e il parere della Commissione, se Fugatti fosse un medico prima opererebbe e poi farebbe gli esami per vedere cosa non andava?
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
In fondo noi trentini siamo fortunati. O forse l’abbiamo solo scampata. Il governatore di una Provincia che nella gestione leghista pare pericolosamente “autonoma” anche dalle proprie regole ha studiato da perito agrario. Ha poi speso parte della sua ormai paleontologica vita lavorativa come commercialista.
Ma se al posto del vino (la sua specializzazione agrario-curriculare) e delle fatture, il presidente fosse innamorato di stetoscopio e bisturi? Beh, probabilmente ci sarebbe andata peggio. Il dottor Fugatti avrebbe operato ogni suo paziente al buio. Niente esami, nessuna tomografia assiale computerizzata, di consulti nemmeno parlarne. Avrebbe considerato un fastidio ogni anamnesi, ogni valutazione seria e oggettiva dei pro e contro di un intervento. Avrebbe tagliuzzato qua e là, ricucito qua e là: quasi una perversione.
“Saverò ben mi quel che ghè da far” (saprò ben io cosa si deve fare). “Ntant el daverzen e po’ se vedrà se l’era el caso” (intanto lo apriamo e poi vedremo se era il caso). Nella “Legaland” che sgoverna il Trentino l’agronomo-commercialista presidente non gira certo in camice e zoccoli bianchi. Eppure “opera” – o meglio impone operazioni - infischiandosene della necessità di ogni minima diagnosi preventiva.
Di più, se qualcuno dovesse avere l’ardire di mettere in guardia il dottor Fugatti sul rischio di interventi approssimati e potenzialmente letali si troverebbe minacciato: “Ti passo alla pulizia delle padelle”.
Con Vasco Rossi (lo sfizio presidenziale che Fugatti vuole togliersi con abbondante elargizione di pubblico denaro e con immaturo calcolo elettorale), siano oramai alla versione tragicomica di Doctor House o di E.R (medici in prima linea).
Si scopre (meglio tardi che mai) che al governatore era stato fatto ufficialmente presente, in modo inequivocabile, che concentrare 120 mila persone in un budello-trappola davvero non si può. Non le può contenere nemmeno stringendole come i polli in allevamento.
La Commissione provinciale di vigilanza (che non è un passante ma l’organismo più importante in Provincia per la sicurezza degli eventi) gli ha spiegato con atto protocollato (cosa abbastanza differente da una chiacchierata in camera caritatis) che nell’area San Vincenzo, a Trento Sud, garantire vie di fuga adeguate in caso di problemi è un’illusione. Un’idea potenzialmente nefasta in caso di malaugurate situazioni di panico per le quali un petardo può valere quanto un attentato (vedi Torino, piazza San Carlo pochi anni fa).
La valutazione della Commissione, datata ottobre scorso, ufficializzava quel che un trasversale buon senso comune aveva evidenziato il giorno stesso in cui Fugatti and friends (la sua giunta anonima e silente) erano andati in orgasmo. Quando cioè annunciavano da fans senza bandana il “Vasco a Trento”.
L’ammonimento tecnico della Commissione di Vigilanza che polverizza le rassicurazioni dei goffi e screditati imbonitori di cui Fugatti s’è attorniato per l’Operazione Vasco è stato reso noto dal Pd. Il consigliere Zeni non ha avuto bisogno di vestirsi da Sherlok Holmes. Si è limitato ad esercitare le sue prerogative (sacrosante) di controllo sugli atti amministrativi. La magagna era lì. Bastava cercarla.
Eppure, così come spesso capita quando si riesce a togliere un po’ di polvere, la “scoperta” finisce con lo “scoperchiare”. Nella fattispecie – (ovviamente negata con un po’ di bava alla bocca da Fugatti) ha scoperchiato oltre che il parere negativo sulla fattibilità del concerto anche un’azione tra il disperato e l’inelegante. Fugatti, un suo fido assessore alquanto inaffidabile nell’affrontare anche la più infima delle sue competenze, forse un dirigente di massimo rango avrebbero bacchettato a male parole chi aveva stilato il documento. Solo rimbrotti? Si vedrà. Inviti ignobili e minacce di punizioni? Se ci sono stati, se ne dovrà occupare un qualche giudice. E questo, purtroppo, sarebbe l’aspetto più miserabile della vicenda.
Il parere con il quale la Commissione provinciale di vigilanza “metteva in guardia” dai rischi sulle vie di fuga nell’area San Vincenzo è “al netto” delle valutazioni ancora da fare su parcheggi, traffico, improvviso raddoppio della popolazione di Trento con carico conseguente di sopportabilità e gestione. Si è affrontato, insomma, solo un problema, seppur il più inquietante. Si è lasciato agli altri interrogativi uno striminzito margine di soluzione.
Tuttavia la Commissione non esprimeva ancora (in ottobre) un no definitivo e vincolante. Un no che se fosse venuto (come è probabile) nella riunione programmata per novembre (saltata per ordine superiore?) avrebbe obbligato Vasco a restarsene a Zocca. Un no senza più appello che avrebbe suggerito al presidente della Provincia a rubare la moto di un altro Rossi (Valentino) per darsi alla Fuga…tti.
Medico mancato (e noi miracolati) o apprendista stregone, Fugatti insiste pervicacemente nei suoi equilibrismi. Compresa la strampalata teoria di insana sanità: prima si opera, poi si fa la Tac e si capisce se c’era da operare o meno.
Come altro interpretare i salti mortali (per la pubblica serenità) di un presidente che rigira la frittata dicendo che la Commissione di vigilanza non avrebbe dovuto esprimersi in assenza di un progetto dettagliato sugli interventi di adeguamento dell’area programmati dalla Provincia? Ma che senso ha programmare interventi sui quali potrebbe rimanere intatto un parere negativo a tutela della sicurezza dopo aver già firmato (al buio) i contratti per il concerto che fissano a 120 mila il numero dei partecipanti? Ci risiamo: è davvero come mettere un paziente sotto i ferri senza prima sapere se e perché è da operare.
E ancora, quale neurone impazzito può portare un presidente di Provincia a “cazziare” un funzionario che si è premurato anche di capire, con apposita trasferta, come a Modena hanno risolto il problema delle vie di Fuga del mega concerto di Vasco? E quale altro volo pindarico della ragionevolezza ha portato Fugatti a chiedere ad una società esterna (a che prezzo? Boh) di dire se il concerto si può o non si può fare mesi dopo essersi “impegnato” contrattualmente. Per altro accettando clausole penalizzanti per la Provincia al limite di un oneroso ridicolo (trasporti aerei e rimborso dell’invenduto, tanto per dirne due)?
Di nuovo, non è come operare senza esami e senza Tac? E’ un circo dell’assurdo rispetto al quale adesso – almeno adesso – il Comune di Trento potrebbe far valere con un po’ più di convinzione il proprio diritto a non pagare i danni sociali della città raddoppiata. Nel Barnum dei resuscitati si assiste anche alla gara di chi la spara più grossa. Tra le fanfaronate senza straccio di conferma dichiarate alla stampa da un portavoce vero o presunto della Provincia c’è stata anche quella che dava tutti gli alberghi di Trento già prenotati per il 20 maggio 2022. Ma l’Apt (che avrebbe nel caso dovuto gongolare pubblicamente) tace. Così come la Trentino Marketing non ha ancora spiegato con quale calcolatore guasto ha calcolato un indotto di 18 milioni di euro di un concerto del quale ad oggi si conoscono solo (anzi no) le spese a carico delle casse provinciali e quindi delle nostre tasche.
Fugatti aveva ignorato ogni perplessità e critica fino ad oggi. Continuerà a farlo ripassandosi Alba Chiara anche di fronte ad un’alba che per il concerto di Vasco che si fa ogni giorno più buia. Vista la sua attitudine da dottor “Strambamore” proviamo a farlo rinsavire richiamandolo a temi vitali quanto quello della sicurezza: la salute, ad esempio.
Al lordo delle astrusità già note (un contratto che convincerà il management di Rossi a considerare il Trentino una Bengodi a minimo rischio di impresa) resta tutto quello che non è logistica. Resta il Covid: l’emergenza prorogata al 31 marzo in maggio non sarà di certo libertà di urla cantate, di baci smascherati e mix di sudori con pericolo a distanza inesistente. Resta l’incognita Green Pass: per controllarne 120 mila sarebbe da incominciare oggi. Restano le norme sulle distanze e sui limiti di capienza anche negli spazi all’aperto che non è detto spariscano a maggio.
Restano mille e mille “se” che fanno di un concerto uno “sconcerto”. Sempre più imbarazzante. Si dice che Vasco è un sensibile. Ascoltandolo cantare da decenni in onestà e serietà non c’è da dubitare. Al Sensibile va dunque l’appello che rivolto a Fugatti sarebbe fiato a perdere. “Caro Vasco, già ti hanno turlupinato raccontandoti che verrai ad inaugurare un’Arena che non esiste e non esisterà. Informati, se vuoi, su come è davvero la situazione nel budello di Trento Sud. In fondo “C’è chi dice no” è un inno che ti ha sempre fatto onore”.