Carollo e l'arte della provocazione che mai è (purtroppo) provocazione artistica
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Irritare, alterare, esasperare, innervosire, seccare, urtare. Se cerchi sinonimi per il verbo “stizzire” ne trovi a iosa. Se vuoi identificare verbo e sinonimi con un nome ed un cognome non devi arrovellarti. Agostino Carollo vale un vocabolario. Fa sintesi di tutto quanto può portare a perdere le staffe. Lui, il dj roveretano, imprenditore di sé medesimo, è un maestro dei volumi. Alza sempre più spesso quello del piagnisteo. Non dopo aver portato ai limiti lesivi del buonsenso i decibel della provocazione. Una provocazione che se fosse artistica – lui artista si sente e si dichiara - tanto di cappello. Ma artistica, purtroppo, la provocazione “carolliana” non è.
Se hai a che fare con Ego-stino, ti devi raccomandare al cielo della tenuta nervosa. Se sei gandhiano, forse ti attrezzi. Se non porgi l’altra guancia, sei fregato. Se ti picchi di farlo ragionare, picchi la testa. Sbatti contro un muro di presunzione. Sbotti? Tu sei semplicemente umano. Lui si esalta. E affonda ancor di più i colpi. È un personaggio questo Carollo. Deve aver scovato chissà dove una scontatissima offerta di marche da bollo: un camion. Le ha comprate? Deve usarle. Come? Ricorrendo.
Lui affida ai tribunali quello che difficilmente riesce a raggiungere nella normale dinamica dei rapporti istituzionali. È filiforme Carollo. C’è chi mangia pane e speck? Lui divora pane e “Pec”. Con la posta certificata pare inondi gli uffici: contesta questo e quello. Instancabile. Lo escludono da consulenze o ruoli direzionali negli enti che promuovono cultura? Lui certifica il suo stato di incompreso menando fendenti: in carta bollata. Chiede annullamenti di selezioni e concorsi. Minaccia sfracelli. Raramente gli va dritta. Spesso cozza contro la sua sindrome da ricorrente seriale. Accade quando i tribunali – ultimo il Tar – gli dà torto.
Mai che si perdesse d’animo il Carollo. Mai che s’accorgesse, anche per sbaglio, che se il mondo non si inchina al suo genio è perché per essere fantasmagorici non basta dichiararlo. Basterebbe un briciolo d’umiltà. Ma l’umiltà per lui – re dei deejay – è un disco rotto. Quindi non lo suona mai. Quando poi Carollo lascia la consolle e si veste da manager può succedere che per lui sia Natale. Solo per lui, perché i suoi committenti non festeggiano. È un caso di scuola il mercatino natalizio di Rovereto di due anni fa. Ottenne l’incarico organizzativo dal Comune per mancanza di concorrenza. Promise di trasformare la città del Leno in un polo di attrazione – un Natale pop - tale da far impallidire Trento, Bolzano, Innsbruck, la finlandese Rovaniemi dove pare Babbo Natale abbia casa, il mondo intero.
L’attrazione in effetti ci fu. Carollo attirò critiche in quantità industriale. Il Comune si pentì quasi ancora prima dell’inaugurazione, lamentando gli impegni mancati della Everness, la società con la quale Carollo promuove eventi per lo più ballabili. Con i commenti negativi di moltissimi roveretani, (e non), riportati dalle cronache stampa e dai social, si sarebbe potuto comporre un’enciclopedia della delusione. L’anno dopo, lo scorso anno, il mercatino passò di mano. Lui polemizzò, chiedendo danno. Continuò a fare il Carollo. Cambiando piazza. Puntando a Trento. Altra bagarre. Altra contestazione contro i dinieghi o ritardi – veri o presunti – ai suoi “diritti” sull’occupazione di piazza e di conseguenza sull’obbligo di commessa.
Nel capoluogo provinciale Carollo vuole traslocare come organizzatore natalizio. A Rovereto hanno sospirato un sollievo lungo fino al Brennero. A Trento se lo ritrovano pronto ad ogni genere di pugna. Vuole organizzare non uno ma due mercatini. Di mezzo c’è il Covid 19 che rende ogni evento più che labile. E’ un incognita per tutti meno che per Carollo che ha già lanciato la raccolta di adesioni su un’iniziativa che non si sa se ci sarà, come sarà e soprattutto “chi la farà”.
Ebbene, la pugna che vede Carollo sempre allenato per poco non è finita a pugni due giorni fa al Comando della Polizia Municipale. Il match tra Carollo e il comandante – con reciproca accusa di aggressione a scavalco tra il verbale ed il fisico - è vicenda triste. Anche se non imprevedibile. A sentire il sindaco se ne occuperanno gli avvocati. A sentire Carollo se ne occuperanno gli avvocati. Ma se sul merito è bene aspettare che valuti chi di dovere, sul metodo si può e probabilmente si deve considerare. Una delle abitudini consolidate di Ego-stino Carollo è infatti registrare, o video registrare, le sue interlocuzioni quasi mai serene. I codici non glielo vietano, almeno fino a quando non cadesse nell’errore di rendere pubblico quello che ha registrato o filmato.
Ma i codici sono una cosa, il fastidio un’altra. Presentarsi ad un incontro con la videocamera o il microfono di un cellulare accesi non è un atto che dispone l’interlocutore al meglio. Fiducia e serietà non possono essere optional di un confronto, anche di un confronto teso. Il passaggio verso la degenerazione dei rapporti è sempre dietro l’angolo. Carollo dà l’impressione di godere della stizza altrui. Filma, registra e sembra aspettare la reazione. Una reazione che quando arriva – mica tutti hanno i nervi saldi – difficilmente è benevola.
Inutile provare a spiegare a Carollo che questa sua devianza registica sarà forse permessa dalle leggi ma è un insulto alla legge universale della correttezza. Anche lo capisse, non lo ammetterebbe. C’è pure il pericolo che per lui si tratti davvero di normalità questa spasmodica ricerca di prove per cogliere in fallo uffici ed ufficiali, nemici immaginari e talvolta anche amici. Non c’è però da alzare bandiera bianca di fronte a questa assurda e perenne “caroleide”. Chissà che un antidoto non sia ripagare Carollo con la stessa moneta. Immaginiamo la scena: due telecamere puntate l’una contro l’altra, due microfoni puntati l’uno contro l’altro. Scommettiamo che Carollo smetterà di sentirsi furbo e abile come l’investigatore Tom Ponzi? Scommettiamo che riporrà l’arma probatoria – lo smartphone o chissà che altro – nella fondina?
Altre soluzioni, per ora, non si intravvedono. Questa sarà empirica, sperimentale. Ma si può tentare di spiazzare Carollo facendo esattamente il Carollo, per metterlo di fronte a sé stesso e vedere l’effetto che fa. Metti che gli si confonda l’ego e torni ad essere solo Agostino. L’alternativa è la noia del già visto, del già sentito. Con Carollo che umidifica altri bolli da appiccicare ai suoi ricorsi. Con gli spettatori forzati dei suoi riti che invocano disperatamente di poter assistere ad un altro film.