Legge di bilancio 2025: come la previdenza complementare rende possibile il pensionamento anticipato
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Consulente previdenziale e assicuratore
Se qualcuno pensava che la Legge di bilancio 2025 avrebbe introdotto significative novità per migliorare o agevolare il pensionamento anticipato potrebbe restare deluso.
Le novità introdotte in materia pensionistica sono, in generale, correttivi o deroghe rispetto all’attuale ordinamento e, seppur in alcuni casi, rendono possibile anticipare il pensionamento, spesso i requisiti sono più ostici e le condizioni peggiorative.
L’esecutivo non ha introdotto nessuna riforma del sistema pensionistico, che rimane ancorato alla Legge 6 dicembre 2011, numero 201 – meglio conosciuta come Legge Fornero, l’ultima vera riforma pensionistica.
Tra le novità introdotte, una in particolare ha suscitato interesse, soprattutto tra quelle persone che, più o meno vicine all’età pensionabile, desiderano trovare la via di uscita più veloce e possibilmente conveniente.
Nello specifico, l’interesse è ricaduto sulla Pensione Anticipata Contributiva. Questa prestazione pensionistica non è una novità, in quanto già presente nel nostro regime di previdenza pubblica.
Questa tipologia di pensionamento è riservata solamente a chi ha iniziato a contribuire dal 1 gennaio 1996 e che quindi si trova in un regime di calcolo contributivo puro.
Conseguentemente, chi ha della contribuzione antecedente a tale data, trovandosi in regime misto (retributivo + contributivo), è escluso dall’accesso. Oltre a questo, vediamo quali sono i requisiti per accedere alla pensione anticipata contributiva:
- 64 anni di età anagrafica;
- 20 anni di contribuzione;
- Importo minimo di pensione pari a tre volte il valore dell’assegno sociale, valore che scende a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con due o più figli;
- Importo massimo della pensione pari a 5 volte il minimo, fino al pensionamento ordinario a 67 anni.
È proprio questo importo “soglia” riferito all’assegno sociale, nella pratica, il fattore di maggior criticità. Tradotto in numeri, se oggi il valore dell’assegno sociale è di 538,69 euro, è necessario che la pensione minima sia pari a 1.616,07 euro mensili, che scende a 1.508,33 euro per le donne con un figlio e 1.409,59 euro per le donne con due o più figli.
La domanda sorge spontanea: quanti contributi all’età di 64 anni è necessario aver versato per generare una pensione di almeno 1.616,07 euro? Chi è interessato ha maturato un montante sufficiente per accedervi?
Per questo, la novità introdotta dalla Legge di bilancio 2025 per aiutare a raggiungere l'“importo soglia” è la possibilità di utilizzare la rendita che deriva dalla previdenza integrativa (Fondi Pensione, Pip) per raggiungere l’importo minimo.
La rendita maturata in uno strumento di previdenza integrativa, quindi, verrà sommata a quella della previdenza obbligatoria e, se sarà pari ai minimi richiesti, si potrà andare in pensione a 64 anni. La nuova possibilità, però, modifica per chi desidera accedere con questo sistema il requisito dell’anzianità di contribuzione, che passa da 20 anni a 25 e progressivamente, nel 2030, a 30 anni. In ultimo, è importante sottolineare che chi accede al pensionamento anticipato contributivo utilizzando la previdenza integrativa, come per Quota 103, non potrà percepire ulteriori redditi, salvo quelli occasionali con un massimo di 5.000 euro annui, fino all’età di 67 anni.
Conclusioni: in generale, oggi, nel 2025, è più difficile anticipare il pensionamento. Gli strumenti derogatori pongono condizioni e requisiti non accessibili a tutti. Tuttavia, la novità introdotta conferma senza possibilità di smentita che, soprattutto per i giovani, aderire a uno strumento di previdenza integrativa non è più un “optional”, ma una vera e consolidata necessità per tutti.