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Venezia79, impegno e grandi opere: ecco i primi premi

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 10 settembre 2022

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Non solo glamour sul red carpet. La 79esima Mostra del Cinema di Venezia è un luogo per pensieri liberi. E lo dimostra più che mai quest’anno per scelte cinematografiche e oltre che politiche. Flashmob sul red carpet venerdì pomeriggio 9 settembre 2022 per il pluripremiato regista iraniano Jafar Panahi. Il filmmaker dopo continue restrizioni, è stato arrestato lo scorso luglio. Il suo ultimo lavoro “Khers Nist- No Bears” in Concorso, è stato lungamente applaudito in sala, presente però una sedia a lui riservata: vuota.

 

“La sua situazione è grave e rischia un processo di cui è difficile prevedere l’esito” dice il direttore della Mostra Alberto Barbera. Sul red carpet per manifestare c’era anche l’attrice Julianne Moore Presidente della Giuria Internazionale. Un messaggio forte per difendere la dignità di cineasti che hanno fatto la storia del cinema. Il regista bloccato nel suo paese da anni, con il divieto di fare film, riesce ugualmente a vincere nel 2015 l’Orso d’Oro a Berlino con “Taxi Teheran”, nel 2018 viene premiato a Cannes con “Tre volti”.

 

Il film presentato quest’anno potrebbe essere il suo secondo Leone d’Oro. Il primo è stato con “il cerchio” nel 2000. “No bears – Gli orsi non esistono” ci stimola a riflettere sulla sua situazione, il regista è il protagonista. Rappresenta se stesso Panahi, un cineasta che cerca con enormi difficoltà, di girare un film. Nella sua storia personale entrano in gioco conflitti tra due uomini che vogliono sposare la stessa donna in un paese vicino alla Turchia dove il regista sta tentando di girare il film ed in un altro luogo, una coppia che vorrebbe espatriare, ma non ci riesce.

 

Un film sui preconcetti persiani e sulle tradizioni a noi sconosciuti. Grandi opere in competizione per il Leone d’Oro. Dal Giappone Koji Fukada ha presentato “Love life”. Taeko, (l’attrice Fumino Kimura, grande interpretazione) una donna tranquilla, vive con il marito Jairo ed il figlio Kita. Il bimbo è un campione internazionale nel gioco di Othello, nonostante l’età. Una piccola comunità di quartiere dove accade un tragico evento e tutto si ribalta. Tanti i colpi di scena. Un film che ci porta a vivere con inquadrature fisse, i ritmi di una società molto diversa dalla frenesia occidentale.

 

Un tocco di Oriente che è sempre minoritario a Venezia ma che lascia il segno. La Francia con “Saint Omer” di Alice Diop ha scosso per il brusco finale. Il film è un processo per un fatto d’infanticidio realmente accaduto a Saint Omer. Una donna senegalese è accusata di omicidio nei confronti della sua bimba di soli quindici mesi, l’infanticidio è avvenuto sulla spiaggia. Lei pensa di eliminare la bimba senza che nessuno se ne accorga grazie all’alta marea. Ma questo non avviene. Lei in tribunale, dovrà raccontare la sua vita, le sue aspirazioni e le cause scatenanti l’omicidio. La donna è colta, è in Francia per frequentare l’università. Tanti i sogni infranti. Un uomo la lascerà sola davanti al suo immenso problema. La madre non si accorgerà della sua gravidanza. Una vita devastata dalla solitudine che le toglie la voce. In aula assiste al processo Rama, una giovane scrittrice. L’esperienza la coinvolgerà profondamente.

 

La regista, ci porta a riflettere sul fatto avvenuto alla Medea senegalese Laurance Coly. Ma di chi è la colpa? “Ho pensato che la donna avesse voluto offrire la figlia al “mare”, una madre ben più potente di quanto non potesse esserlo lei stessa”, dice la Diop. Un film che lascia il segno. Per l’Italia “Monica” di Andrea Pallaoro rimane un’opera valida e coinvolgente. Un bel film libero da discriminazioni di genere. L’interprete transgender Trace Lysette, potrebbe vincere la Coppa Volpi.

Anche “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio ha una sua forza interiore. Si affronta la vita dell’ intellettuale Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio) ed il processo da lui subito perché omosessuale accusato di plagio nei confronti di un ventiduenne.

Un caso che fa riaffiorare i preconcetti di un’Italia fine anni sessanta e di una stampa di sinistra, ”L’Unità”, fortemente discriminatoria.

 

Un caso prevalentemente italiano che potrebbe non interessare una Giuria internazionale. Intanto la Giuria composta da studenti selezionati della scuola media secondaria di secondo grado di tutta Italia ha assegnato il Leoncino d’Oro al delizioso “The Whale” di Darren Aronofsky, un regista sempre apprezzato alla Mostra del Cinema di Venezia. Si affronta in modo originale ed ironico il rapporto fra un genitore, ingrassato fino a raggiungere più di duecento chili e la propria giovane figlia, ribelle ed aggressiva per essere stata abbandonata da lui ancora bambina. Il Premio Unicef poi è stato assegnato sempre dalla Giuria di studenti ad “Athenà” di Romain Gavras.

 

La morte di un bambino scatena la rivolta di un quartiere della periferia parigina “Athenà”. Atena Dea della guerra ritorna in terra con il toccante film. Grazie al montaggio ed ai movimenti di macchina il film ci mostra all’improvviso un’oasi composta da aiuole di mille fiori colorati coltivati da un personaggio che non è quello che sembra, in un contesto che sembra una fortezza di cemento armato, dove si scatena la guerra fra polizia e abitanti.

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