Uno straordinario libro diventa un potente film, l'Armiunta di Giuseppe Bonito è fatto di contrasti
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Un piccolo e potente film. ”L’Arminuta” di Giuseppe Bonito è fatto di contrasti in ogni suo aspetto.
Arminuta in abruzzese vuol dire ritornata, rivenuta. La storia, tratta dal libro omonimo di Donatella Di Pietrantonio, Premio Campiello 2017, si svolge in Abruzzo, patria della scrittrice.
Una garanzia: Di Pietrantonio ha scritto anche soggetto e sceneggiatura con Monica Zapelli. Tanti i silenzi, sguardi lasciati alle interpretazioni degli attori.
Una fotografia, quella di Alfredo Betrò, che inchioda i personaggi. Una storia che esprime la sofferenza di una tredicenne, sbattuta rapidamente in una realtà che lei rifiuta: la famiglia in cui è nata.
A sei mesi, dall’arida campagna, la ragazzina viene consegnata al cugino della mamma sposato in città con una donna ricca.
Nuovi falsi “genitori” che le danno una vita agiata e un’istruzione eccellente. Il bel sogno finisce inaspettatamente e il presunto padre la riconsegna ai suoi veri genitori.
Lei con il suo vestitino elegante, piomba a vivere in una casa misera, sporca, con svariati fratelli. Adriana (Carlotta De Leonardis è alla prima esperienza cinematografica) la sorella più piccola, sarà quella con cui l’Arminuta (Sofia Fiore anch’essa alla prima esperienza di cinema) avrà un rapporto affettivo profondo. Il fratello maggiore Vincenzo (Andrea Fuorto) è attratto sessualmente da lei. Ha quasi diciott’anni ed ha abbandonato da tempo la scuola. E’ irrequieto, frequenta strane compagnie, non lavora. La madre (Vanessa Scalera) sembra non vedere ne sentire nonostante il padre (Fabrizio Ferracane) lo picchia selvaggiamente, dopo una nottata fuori.
Lei non sarà mai chiamata con il suo nome, è l’Arminuta e dormirà in una stanza con tutti i fratelli. La campagna abruzzese, con le sue immense aspre vallate, fa da sfondo alla vita della protagonista. Il mare nel cuore, i ricordi affiorano, le giornate vissute con la sua presunta madre e la sua amica, sulla spiaggia di sabbia. Emergono complessi di colpa. Ha fatto qualcosa di male? Lei tornerà nei “suoi” luoghi per capire cosa sia veramente successo.
Intanto la scuola le da’ molte soddisfazioni. La professoressa l’elogia come miglior alunna dell’Istituto. E’ l’insegnante a proporle di scrivere un racconto fantastico da mandare ad un concorso. Lei lo vincerà e riceverà un libretto personale per proseguire gli studi. Ma la ragazza vuole scoprire la verità sulla donna (Elena Lietti) che l’ha abbandonata, che le manda soldi e le telefona per congratularsi con lei per i risultati scolastici.
La scuola ha un ruolo determinante nella vita dell’Arminuta. La sua insegnante attenta a valorizzare le sue capacità sarà uno sprone per ricostruire la sua identità ferita. La sorellina con le sue attenzioni saprà conquistare la sua fiducia. Anche lei è cresciuta in fretta lavorando in casa ed accudendo il fratello piccolo. Una messa in scena che mette in luce nelle misere stanze, il contrasto fisico tra la protagonista, longilinea, leggera, elegante nei vestiti e nei movimenti, con i rossi e lunghi capelli, ma spaesata e indignata.
La sorellina, goffa, spettinata, scura, quasi svestita, ma osservatrice ed affettuosa. La madre non la vorrebbe li, è un’altra bocca da sfamare. E poi non si lascia comandare nonostante la bravura a scuola della figlia che la riempie di orgoglio. Una storia degli anni settanta, che potrebbe essere anche dei nostri giorni.
In Italia la dispersione scolastica in diverse regioni raggiunge il 20%, se non oltre. Durante il periodo Dad per il Covid, famiglie povere o aree rurali non hanno avuto accesso all’apprendimento a distanza.
E ora che sono riprese le lezioni frontali, poche scuole hanno attivato programmi di recupero per gli alunni rimasti indietro con i programmi. La responsabilità della scuola sul futuro dei giovani sta diventando sempre più elevata. Ci vogliono finanziamenti e buoni maestri. La cura per l’altro fa sciogliere i contrasti, come l’Arminuta e Adriana, due sorelle ritrovate. Una nota stonata: il film è girato in Lazio e non in Abruzzo. “L’Arminuta” è in visione al cinema Astra di Trento.