Una kermesse frizzante e cinema partecipati, i 70 anni del Trento Film Festival si uniscono ai 150 della Sat
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Un concerto di premi e di “Cime musicali” conclude la frizzante edizione del 70esimo Trento Film Festival.
Al teatro sociale domenica sera 5 maggio “”Cime Musicali”- Concerto per i 150 anni della Sat. E gli immensi paesaggi dell’ arido Idaho affascinano (e come non condividere) la Giuria internazionale del 70 Trento Film Festival.
Il Gran Premio Genziana d’Oro Miglior film - Gran Premio città di Trento lo ha vinto “Gaucho Americano” di Nicolas Molina.
Due gaucho della Patagonia vengono assunti come allevatori nel West americano. Joaquin Aguil e Victor Jara. Il nome di Victor ci fa pensare all’omonimo cantautore torturato e ucciso durante il Golpe del Generale Pinochet contro il governo progressista di Salvador Allende.
Victor Jara (il cantautore) cantava “Duerme duerme negrito”, una dolce ninnananna che voleva raccontare la condizione degli schiavi, delle donne e dei bambini nei campi del Sud America. L’uomo bianco è il più feroce dei persecutori. Una canzone che viene ripresa e non a caso nel film francese in concorso, cinema verità, “Vedette” di Claudine Bories e Patrick Chagnard.
La protagonista è una mucca di razza Hermes che viene seguita dai registi durante la sua vita in alpeggio nelle Alpi Svizzere.
Con il suo manto nero splendente, vince tutti i concorsi come mucca da combattimento. Ma invecchiando non è più trionfatrice. La regista forse per consolarla, la vuole addomesticare cantandole questa ninnananna “Duerme duerme negrito…”. Le due padrone Elise e Nicole la trattano come una di loro. Quando morirà Vedette con il suo numero 146 tatuato sarà fatta macellare e le sue bistecche saranno cucinate dalle proprietarie fiere di aver mangiato per la prima volta un loro bovino.
Un documentario che ci mostra la naturalità dei cicli di vita che nell’ambiente montano è una prassi da trasmettere. Da rilevare il Premio del Pubblico andato a “Fire of love” di Sara Dosa ed il Premio della Giuria andato a “Lassù” di Bartolomeo Pampaloni.
Un festival che ha visto riempirsi le sale cinematografiche. Si spera che ci si abitui anche dopo a frequentarle. Tanti i film e gli eventi. Per facilitare la visione, specialmente dei film in concorso, si potrebbe pensare anche a proiezioni al mattino. Oppure diminuire il numero dei film selezionati in concorso.
A volte ci si chiede perché un film sia giunto nella sezione Concorso. Per esempio “Caveman - Il gigante nascosto” di Tommaso Landucci, un lento documentario su vita e fine di uno sculture, Filippo Dobrilla.
Sono mancati momenti di condivisione, il “campo base”, dove c’era la ristorazione, una carenza che hanno rilevato specialmente quelli giunti da fuori città.
Comunque il Festival, consolidato sul territorio, è proiettato verso il futuro: ecco una nuova sezione grazie alla collaborazione con l’alpinista Hervè Barmasse e il content creator e music producer Turor Laurini con altri collaboratori. E’ nata “Quarta Parete” e vince questa edizione "Iceberg lake in Switzerland: an incredible result of Global warming". Altra novità, è stata lanciata la piattaforma streaming curata dal Cai, chiamata “In Quota” realizzata tra il Club alpino italiano e il Tff.
Un catalogo di 52 film, uno alla settimana, selezionati fra i film presentati al Tff, nella sua storia, e il patrimonio filmico del Centro di cinematografia e cineteca del Cai. La piattaforma dovrebbe essere attiva a partire da settembre. Una tappa i 70 anni di Trento Film Festival, verso orizzonti sempre più vasti.