''The father-Nulla è come sembra'' consacra un mostro sacro: Anthony Hopkins
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Succede che la sala cinematografica esalta l’eccellenza. Sei candidature e due Oscar, attore protagonista e sceneggiatura non originale per “The father-Nulla è come sembra”, primo lavoro cinematografico del regista parigino Florian Zeller.
Zeller ha sempre lavorato per il teatro, autore della pièce “Le père-Il padre” da cui è tratto il film. L’Oscar alla sceneggiatura il regista l’ha condiviso con Christopher Hampton e dichiara di essersi ispirato alla storia della nonna con cui ha vissuto da giovane. Il personaggio è stato chiamato come Hopkins, “per donarlo all’attore”, dice Zeller.
Il film, quasi un thriller, ci disorienta. Le porte, i corridoi si aprono e si chiudono con un ritmo incessante per rappresentare il dramma della demenza senile. Siamo a Londra ma non ha importanza.
Importante è capire cosa è reale e quanto la memoria sia vera. Il grande schermo è d’obbligo per gustare piani sequenza, primi piani, dettagli e messa in scena in cui gli interni fanno da protagonisti. A parte l’inizio le scene si svolgono dentro: appartamento, studio, camere, cucina, sala. Tutto si trasforma nella mente del protagonista, un vecchio uomo malato.
Anthony non vuole cedere all’evidenza e, ostinato, rifiuta le badanti che rinunciano all’incarico spaventate. Il personaggio è calzato perfettamente su di lui, l’inquietante Hopkins. Infatti l’attore sembra rimettere in scena tutti i suoi ruoli passati, Hannibal Lecter per primo e sono tanti mantenendo salda la sua interpretazione autobiografica ma solo per l’anagrafe. “Sono nato venerdì 31 dicembre”, dirà nel film ed è proprio così.
Una personalità a dir poco disturbata quella di Anthony. L’unica che lo capiva, era la figlia che non viene più a trovarlo, il perché nasconde una tragica realtà. L’altra figlia Anne con cui Anthony vive, è devastata dal rapporto con un padre che non riconosce più. Potrebbe sembrare la solita storia sul morbo di Alzheimer, ma non è solo così.
Si sorride e si resta catturati dalla bravura del protagonista con una figlia che spacca lo schermo, la premiatissima Olivia Colman, anch’essa britannica. Già’ l’avevamo apprezzata in “La favorita” con cui ha vinto la Coppa Volpi a Venezia e l’Oscar.
Una coppia vincente, ci trascina nel vortice del tempo. L’orologio per Anthony è fondamentale, anche se lo perde sempre e pensa che glielo abbiano rubato. Il tempo muove tutto. Che ore sono? Sempre le otto. Senza prima e senza dopo, la camicia blu di Anne diventa gialla, bianca, nera. Gli spettri nel cassetto attendono in silenzio. La musica lirica sembra un momento di normalità, ma durerà poco.
Un incubo nella testa del protagonista lo inquieta. “Chi sono io?” Dirà confuso e indifeso. Le verdi foglie mosse dal vento appaiono luminose dalla finestra della camera. Smarrito, lui non le vede.
Non ci preoccupiamo, nella realtà l’ottantaquattrenne Anthony Hopkins, da vero gentleman, ringrazia su Instagram l’Academy per l’Oscar. “Non me lo aspettavo” dice l’attore dalla sua residenza in Galles e, con grande sensibilità, rende omaggio a Chadwick Boseman, l’attore candidato all’Oscar scomparso da poco a quarantatré anni, che avrebbe voluto vedere premiato. Il film è proiettato al cinema Astra di Trento.