''Le invisibili'', un dramma trasformato in commedia con le donne protagoniste
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Non sempre un dramma esistenziale è strappalacrime. Il regista francese Jean Louis Petit, ha trentacinque anni e il cinema italiano lo conosce bene perché, ammette, si è ispirato a “La vita è bella” di Roberto Benigni, un film che da giovane, gli ha fatto amare il cinema. “Le invisibili” infatti è un dramma trasformato in commedia. Donne ai margini della società, senza fissa dimora, assistenti sociali e donne volontarie, alle prese con la burocrazia francese che vuole chiudere il centro considerato “improduttivo”.
Il film è tratto dall’esperienza personale di Claire Lajeunie e dal suo libro che è diventato un documentario. In un luogo indefinito, un quartiere periferico di Parigi, il centro diurno Envail offre assistenza alle donne senza casa. Un bagno, la lavatrice, un conforto. Le donne per stare nell’anonimato, hanno nomi simbolici: Lady D, Edith Piaf, Brigitte Macron,Dalida, Chantal. Una visione ironica ma non banale. Alcune attrici da quella vita ci sono effettivamente passate. Chantal è esperta in elettronica, sa aggiustare elettrodomestici e motori di ogni tipo, ma ha un difetto, dice sempre la verità, specialmente sul suo vissuto in carcere.
Tutte hanno un passato difficile e nel centro le donne si raccontano, senza veli. Il film viene accolto con entusiasmo in Francia, è campione d’incassi e viene proiettato all’Eliseo davanti al Presidente Macron scuotendo gli animi dei francesi.
A Parigi la sindaca Anne Hidalgo ha ottenuto per cinquanta donne assistenza ed un accompagnamento. E’ un trionfo del cinema come strumento sociale. Esempi del passato ce ne sono; in Francia la grande regista scomparsa da poco Agnes Varda, con “Sans toit ni loi””Senza tetto né legge” ed i fratelli Dardenne con “Rosetta” mostravano con crudezza il dramma esistenziale.
Con questo film il regista ha saputo cogliere con grande senso dell’umorismo, le caratteristiche di ogni donna, anche delle assistenti sociali, dandole un ruolo dignitoso. Potrebbe succedere a chiunque, di ritrovarsi senza più punti di riferimento. “Loro, le invisibili, sanno cose più di me” dice Petit. Una storia lineare, fatta di primi piani, dettagli e steadycam, per coinvolgere, anche con la colonna sonora. Il risultato: non si ride solo, si riflette, come nelle scene che mostrano le barriere contro i bivacchi dei senza fissa dimora. Il film è in visione al Cinema Astra di Trento.