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La Dea Fortunata di Ferzan Ozpetek: l'enigma della vita tra amore e l'assenza dell'amore

La colonna sonora cambia ritmo; il colore e i dettagli di cibi allettanti sopra un tavolo imbandito, fanno da attrazione per un gruppo di amici che si ritrova a casa di Alessandro (Edoardo Leo) idraulico e Arturo, traduttore frustrato (Stefano Accorsi). I due sono assieme da più di quindici anni e sono in crisi
DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 20 dicembre 2019

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Ogni persona è un enigma. Lo dice Theodore Zeldin e lo mette in scena Ferzan Ozpetek nella sua ultima creazione “La Dea Fortuna”. La scena iniziale, inquietante piano sequenza tra affreschi settecenteschi, librerie, corridoi ed un armadio chiuso è una storia sospesa. 

 

La colonna sonora cambia ritmo; il colore e i dettagli di cibi allettanti sopra un tavolo imbandito, fanno da attrazione per un gruppo di amici che si ritrova a casa di Alessandro (Edoardo Leo) idraulico e Arturo, traduttore frustrato (Stefano Accorsi). I due sono assieme da più di quindici anni e sono in crisi.

 

Ad un tratto arriva Annamaria (Jasmine Trinca), una loro vecchia amica, con i suoi due bambini. Lei è arrivata perché deve andare in ospedale per qualche giorno per accertamenti e vuole lasciare i bambini a loro. E’ difficile ma anche divertente, la convivenza. “Io ho fatto il classico” dice Arturo mentre cerca di aiutare Martina in matematica e risolvere l’enigma del “quoto”, mentre Alessandro aiuta Sandro a ricordare i sette re di Roma.

 

Bravissimi i piccoli attori Sara Ciocca ed Edoardo Brandi. Coinvolgente la convivialità. Una coralità dove nessuno è quello che sembra. I fantasmi del passato riaffiorano e smuovono gli animi, tra un picnic ed una cena con balli sotto la pioggia nella terrazza di una casa di Roma al quartiere Sant’Ignazio.

 

Tra Roma e Villa Valguarnera di Bagheria (dove è stato girato “Il gattopardo”), con una sosta al Tempio di Palestrina dove lavorava Annamaria e dove i tre si sono conosciuti. La fortuna è il caso  come dicevano i latini. Tra passato e presente. Da “Le fate ignoranti” anch’esso con Accorsi è trascorso tanto tempo. Ozpetek nella sua piena maturità ha trovato quel distacco stilistico che gli permette di raccontare e coinvolgere dall’inizio alla fine lo spettatore. Non solo gli affezionati. Ma anche Accorsi ne ha fatta di strada, sa calarsi con disinvoltura nel suo personaggio in conflitto perenne.

 

Il film nasce da un fatto vero, dice il regista. Gli è stato chiesto di prendersi cura dei nipoti in caso di drammatici eventi. Mina è il fil rouge, personaggio sospeso tra realtà e fantasia, la sua voce empatica riempie le scene in “Luna diamante”. Ed è lei Mina a suggerire al regista un cameo, la presenza straordinaria di Barbara Alberti nella parte della madre di Annamaria, la baronessa Elena Muscara.

 

Mina è anche un personaggio nel film una cara amica interpretato da Cristina Bugatty. Serra Yilmaz, presenza di sempre la sua musa turca, essenziale per ricordare le origini di Ozpetek. Filippo Nigro, spesso presente nei film di Ferzan, interpreta Filippo, un marito malato di alzheimer, accettato con amore dalla moglie Ginevra, Pia Lanciotti.

 

Ferzan Ozpetek ci parla d’amore e di assenza d’amore. Quando una storia durata più di quindici anni sta per finire come ci si salva? Non è una storia di genere, ma universale, il regista vuole parlare a tutti e sorprendere. Anche nel finale con lo sfondo musicale “Che vita meravigliosa” di Deodato. "La vita è un viaggio avventuroso dove la curiosità è la bussola, la sorpresa è il nutrimento, la noia la sua rovina”, sempre Theodore Zeldin. Il film è al cinema Astra di Trento.

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