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Il rapporto montagna-uomo-natura in val di Non. A Livo la mostra ''Alt(r)e visioni 2'', la terra di mezzo

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 04 agosto 2022

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Eterogenea e variegata. E’ "Alt(r)e Visioni 2”, dialoghi artistici in una “terra di mezzo”. L’Associazione culturale “Il Quadrifoglio” ha portato, per il secondo anno, nello storico palazzo Aliprandini Laifenthurn di Livo una mostra collettiva curata da Nicoletta Tamanini.

 

Si vuole mettere in luce un artista locale Silvano Nebl, morto prematuramente, in dialogo con tre pittori trentini e uno scultore altoatesino. Il progetto espositivo della mostra è ispirato alla montagna ed a tutti i suoi risvolti.

 

A Livo, un piccolo borgo della Val di Non, appare distintamente il palazzo Aliprandini-Laifenthurn, edificato attorno a due torri, una del periodo alto medioevale, mentre è del Rinascimento quella denominata Toresèla. L’ampliamento è del XVIII secolo. Nel XIX secolo il palazzo passa poi alla famiglia Bondi e Zanotelli. Varie le destinazioni d’uso nel tempo degli spazi interni.

 

Solo negli anni ’80 del Novecento il palazzo viene acquistato dal Comune di Livo, per un completo restauro.

Al suo interno l’edificio su tre piani, si apre ad un sottotetto dove dialogano vecchie travi e nuove capriate attorniate da un’installazione luminosa permanente realizzata dall’artista Stefano Cagol. Ce ne parla la guida artistica Michele Dallago: ”Sono forme che richiamano alla terra di mezzo”. 

Si mette in luce il rapporto fra culture differenti in una società in continua evoluzione. Un’apertura degli spazi che diventa mentale, dove l’Arte viene ad essere uno stimolo culturale. Le opere sono più di settanta e si ispirano al territorio alpino. Gli artisti si confrontano fra loro con tecniche differenti.

Silvano Nebl di Cles, pittore neodivisionista, come dice la Tanmanini, molto apprezzato nella valle e non solo, muore a 57 anni nel 1991. 

 

Con “La poetica, luminosa quiete della Natura” l’artista scandisce le stagioni con i timbri di colore. Dalla tecnica ad olio iniziale Nebl realizza lavori poco conosciuti, con gessi colorati o pastelli come “Senza titolo (onde concentriche)” del 1990, dove la luce muove le onde in un vortice e si percepisce l’aria nei contrasti di pennellate nell’acqua.

 

Richiamano i dipinti orientali i lavori di Marco Arman. Come rotoli antichi giapponesi, le opere orizzontali e verticali mettono in risalto l’essenzialità del tratto; sgocciola il colore, tra vette e file di vigneti. Le montagne sono una presenza ridondante per Mauro Berlanda. L’acrilico s’infrange fra le rocce e diventa velo che fugge nell’aria, si percepisce nella scelta dei colori, il freddo dell’ambiente d’alta quota. Mauro Larcher, dipinge incollando la carta sul multistrato. L’albero, il fiore, la foglia, sono protagonisti che si illuminano di vernice lucida.

 

Quadri che dialogano fra loro assieme a forme tridimensionali. Con Armin Grunt, scultore di Ortisei, il figurativo diviene trasparenza. Il falconiere ed i corpi slanciati sembrano vibrare. Un movimento di forme, esperienze artistiche collettive che evocano il passato per volare verso un futuro in cui l’Arte diviene riflessione sull’eternità.

 

La mostra ad ingresso libero sarà aperta fino al 28 agosto (Per informazioni: il quadrifoglio.livo@gmail.com).

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