''Ennio: the Maestro'': il coyote urla ancora. Il risultato è una toccante testimonianza della stima e devozione a Morricone
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
L’immenso non si può descrivere. Il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore con il suo “Ennio” ci rivela il colossale universo di Ennio Morricone.
Il documentario, presentato alla 78.a Mostra del cinema di Venezia, fuori concorso, scorre, come un fiume in piena, la vita del grandioso compositore con le sue entusiasmanti esperienze.
Dialoghi, musiche e immagini di repertorio, interviste che nella veste di regista “Peppuccio” (così lo chiama confidenzialmente il maestro) fa al compositore, in undici giorni, pochi anni prima della morte, avvenuta nel 2020.
Cinque anni di lavoro nella ‘post produzione’; nel 2018 l’uscita del libro “Ennio: the Maestro”, preludio alla realizzazione del documentario fortemente voluto da Tornatore. Il risultato è una toccante testimonianza della stima e devozione a Morricone, a livello universale.
Il montaggio curato con efficacia da Massimo Quaglia e Annalisa Schillaci alleggerisce e rende empatico il documentario.
Centocinquanta minuti volano ed emozionano. Musicista per vocazione, stimolato dal padre - suonatore di tromba - lo avvicina alla musica. Padre e figlio, orchestrali di tromba anzitutto per necessità, per guadagnare qualche soldo nell’Italia del Dopoguerra. Una tappa che spinge il giovane Ennio a frequentare il Conservatorio di Roma. Con immediati riscontri qualitativi. Criticato però - anche aspramente - dai colleghi del Conservatorio quando si mette a scrivere musica leggera, per canzoni popolari e per il cinema.
E’ difficile capire chi ha inventato questa contaminazione musicale. Il documentario rilancia fascino e leggenda. Decine le interviste curate da Tornatore ad artisti come Quentin Tarantino, Clint Eastwood, Pat Metheny, Oliver Stone, Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio e altri ancora.
Grandezza e genialità, come l’invenzione del mitico urlo del coyote in “The Good, The Bad and the Ugly”, “The ecstasy of Gold” una colonna sonora che ha influenzato la musica contemporanea. James Hetfield dei Metallica dice di usare il pezzo come intro nei concerti e di essersi ispirato con “The Unforgiven” ai lavori di Morricone.
Armonie indimenticabili, patrimonio della canzone popolare. Impossibile non citare “In ginocchio da te” di Gianni Morandi o “Here’s to you” cantata dalla calda voce di Joan Baez nel commovente “Sacco e Vanzetti” dell’autorevole Giuliano Montaldo, hanno la grandezza di mescolare la musica leggera a melodie di musica classica. Perché Morricone nel comporre ci mette tutto il suo sapere, da Bach a Beethoven e tanto altro ancora.
Terrence Malick è stato il regista più in sintonia con il Maestro. Sergio Leone quello con cui Ennio Morricone ha sperimentato e mediato. Tornatore, come un direttore d’orchestra, trasmette pathos e “joie de vivre” che accompagnano la vita del compositore e di chi parla di lui.
Un concerto di immagini, voci e suoni per comunicare al mondo le genialità del Maestro (due premi Oscar ed un Leone d’Oro alla Carriera) e consegnare alle nuove generazioni l’esperienza incessabile di un immenso innovatore del Novecento. Con la testa sempre piena di musica futura.