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"E’ il museo che si deve adattare all’artista", il curatore Germano Celant lancia la mostra su Richard Artschwager

L’impatto visivo mette in evidenza la formica, laminato plastico applicato sul legno dei mobili degli anni cinquanta, molto apprezzata dall’artista. Sembra una sorta di grande salotto, arredato con combinazioni cromatiche. Il grigio delle pareti dialoga con il grigio delle opere
DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 15 ottobre 2019

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Tra arte e design. Oggetti che non possono essere utilizzati. Punti interrogativi sui misteri del mondo. "Morandi per me era un Dio, il potere delle piccole cose", dice l’artista di Washington.

 

Il curatore per eccellenza è Germano Celant, non popolare in tv, ma famoso ed apprezzato conoscitore degli artisti contemporanei, si deve a lui la definizione di “arte povera”. Elegante in nero, Celant, grande amico di Artschwager, è tra le sale del Mart, che ha modificando completamente. 

 

Dal pavimento, alle raffinate pareti grigio perla. Eliminate le colonne, si da spazio a pareti oblique che danno dinamismo e creano un dialogo con le opere. Molto nostalgica, la mostra antologica vuole dare importanza all’artista ed al suo vissuto.

 

"E’ il museo che si deve adattare all’artista" dice Celant al vernissage. “Lo spazio sembra molto più grande”, aggiunge il direttore del Mart Gianfranco Maraniello, molto soddisfatto. Artschwager, un artista che “non voleva essere etichettato”, dice Celant. “La scultura è per il tatto, la pittura è per l’occhio. Volevo far scultura per l’occhio e pittura per il tatto”, aveva Artschwager (1923-2013).

 

L’impatto visivo mette in evidenza la formica, laminato plastico applicato sul legno dei mobili degli anni cinquanta, molto apprezzata dall’artista. Sembra una sorta di grande salotto, arredato con combinazioni cromatiche. Il grigio delle pareti dialoga con il grigio delle opere.

 

Le sculture occupano gli angoli, fra croci, pianoforti, ritratti, foto e punti interrogativi. Un’incessante ricerca sui materiali. Il celotex, le fibre di canna da zucchero, olio su tela, esperienza lontana. “Si opera sulla trasversalità dell’oggetto”, parole di Celant.

 

Alla fine del percorso, una bacheca con foto e pubblicazioni ed il salottino con il video in cui si possono apprezzare le esperienze cinematografiche dell’artista e non solo. Prima antologica italiana. La mostra internazionale, fino al 2 febbraio, poi farà tappa al Guggenheim di Bilbao.

 

Un’apertura al mondo del Mart come dimostra il catalogo che si presenta quasi totalmente in inglese. “Sgarbi dove sei?”. Urlava un uomo pedalando sotto la cupola del Mart, l’11 ottobre, il giorno del vernissage.

 

Tranquilli, Sgarbi ci sarà, all’inaugurazione del 17 ottobreDanzare la rivoluzione Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e avanguardia”. Li ci sarà la folla. “Come posso fare un’arte non commerciale?” diceva Artschwager”. C’è riuscito. 

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