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''Amsterdam'', la storia americana si macchia di giallo

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 28 ottobre 2022

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Una coppia vincente. Il regista David D. Russel e l’attore premio Oscar Christian Bale per la terza volta insieme: “American Hustle” e “The fighter”, con cui Bale riceve l’Oscar, e ora “Amsterdam”.

 

Dopo tutto Russel ha diretto splendidamente “Il lato positivo” con il pluripremiato Robert de Niro che ritroviamo in quest’ultimo suo tormentato film, sei anni per realizzarlo.

 

Un cast stellare, dal detective, il belga Mathias Schoenaerts, al fratello di Valerie, Tom (Rami Malek), travolgente come il montaggio che scandisce il ritmo e crea aspettative. Si scava nella storia americana partendo dagli anni trenta per tornare in flashback al 1918. Burt (Bale) e Harold (John David Washington figlio d’arte) si conoscono durante il primo conflitto mondiale. Harold è nero e gli americani gli fanno indossare una divisa francese come a tutto il suo gruppo, per andare in Europa a combattere.

 

Anche Burt va con loro, è un medico bianco, è buono e ha un buon carattere, viene scelto dal generale Bill Meekins, uomo di ampie vedute. I due diventano amici, sono feriti gravemente ed all’ospedale incontrano l’estrosa e affascinante Valerie, un’infermiera che sa trasmettere la gioia di vivere. Lei li salva togliendo meticolosamente i pezzi delle mine dal loro corpo.

 

Una donna stravagante che conserva i metalli per trasformarli in oggetti artistici e trovare la bellezza nei traumi, si direbbe ora un’artista Trash. I tre vivono ad Amsterdam: una storia di forte amicizia alla Francoise Truffaut o alla Jean Luc Godard. Ma Burt è sposato, innamorato della moglie, anche se lei e i suoi genitori l’hanno mandato in guerra, spinti dal desiderio di avere una medaglia al valore per il loro prestigioso studio medico.

 

Burt, quando torna a New York, provato nell’animo per la tragica esperienza della guerra, decide di aiutare i reduci arrivati malati e mutilati, anche lui ha perso un occhio e ha tracce indelebili sulla schiena. Per stare in piedi lui deve indossare un robusto busto. Ma i suoi alti ideali si scontrano con i suoceri che lo sbattono fuori dallo studio. Burt continua la sua causa per strada e viene arrestato.

 

E li entrano in gioco di nuovo i suoi amici che nel frattempo si sono innamorati. Harold lascia Amsterdam, torna a New York e diviene un avvocato. Burt e l’amico tornato, decidono di commemorare l’uomo che li ha fatti incontrare, il generale Bill Meekins, organizzando una serata di gala per i reduci. Ma il generale torna dall’Europa morto.

 

Il film è girato prevalentemente a Los Angeles, in piena pandemia, il transatlantico Queen Mary viene trasformato in hotel, le strade di Manhattan vengono costruite nel backlot del Paramount Studios. Un thriller che affonda le mani in fatti realmente accaduti. Il 369mo reggimento di New York si ispira a “Haarlem Hell Fighters”, reggimento composto da soldati neri e portoricani.

 

Il generale Gilbert Dillenbeck, interpretato egregiamente da Robert De Niro, è ispirato al generale Smendley Butler che contribuì a cambiare il corso della storia americana. Fatti che portano in luce nomi e tematiche all’ordine del giorno.

 

Il grande schermo mette in risalto la bravura del cast, molto compatto e convincente nell’affrontare il dramma della guerra, dei rimpatriati, del razzismo, dell’essere afroamericano negli anni trenta.

 

Una grande interpretazione quella di C Bale che non passerà inosservata. Dice l’attore di Russel: “Lui mi dava dei libri da leggere, io trovavo le idee. C’erano tutti questi personaggi che andavano e venivano, e varie persone che incontravamo a cui ci ispiravamo". Solo al cinema si possono apprezzare le eccellenze. “Amsterdam” al cinema Modena di Trento.

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