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Al 79esima Mostra del cinema di Venezia l'uomo è in crisi e la donna si salva

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 05 settembre 2022

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Il red carpet è bollente di divi hollywoodiani, in concorso e non. Un’attrazione fatale, un linguaggio cinematografico che sempre più si avvicina ai serial in streaming. Rimane una costante che accomuna i soggetti, l’uomo è in crisi e la donna si salva.

 

Tra quelli in concorso, più interessanti, sicuramente “The Whale” del regista americano Darren Aronofski (vincitore del Leone d’Oro per “The Wrestler” nel 2008), con l’intenso Brendan Fraser (famoso con “La Mummia”) attore lontano però dalle produzioni cinematografiche dal 2017.

 

Un film claustrofobico (girato con immagini compresse e interminabili sedute di trucco, per aumentare con una speciale sacca l’enorme volume corporeo del protagonista) ambientato principalmente in una sola location, un open space della casa di Charlie, un professore che impartisce lezioni online e oscura la propria immagine perché divenuto obeso. Charlie pesa 266 chili e non esce più da tempo.

 

La scelta d’ingrassare è dovuta ad autolesionismo, un dolore subito per la perdita del suo compagno, grande amore che gli ha fatto abbandonare la famiglia. La figlia, la splendida Sadie Sink, lo usa per farsi scrivere i compiti e l’infermiera, la dolce Hong Chau, lo cura con affetto. Il film è tratto dalla piece omonima di Samuele D. Hunter.

 

“La balena-The Whale”, gioca sulla metafora. Si cita spesso “Moby Dick”, scritto da Herman Melville, per parlare della condizione della natura umana, come una sorta di forza malvagia che può possedere gli uomini. L’intelligente, arrogante e ritrovata figlia, abbandonata da Charlie quando aveva otto anni, diviene un modo per redimersi. Le espressioni empatiche di Charlie trasmettono la disperazione di un’esistenza che sta facendo i conti con la morte.

 

In concorso anche “Les enfants des autres” della parigina Rebecca Zlotowski, regista e sceneggiatrice. Si parla del rapporto con figli e con i figli degli altri. Qui il padre Ali è interpretato dall’ apprezzato Roschdy Zem che quest’anno porta in concorso come regista e attore anche “Les miens”.

 

La protagonista Rachel, la bella e solare Virgine Efira, donna mai scontata, è una quarantenne appassionata insegnante al liceo, senza figli. Con cura lei segue le richieste dei suoi alunni e cerca di valorizzarne le potenzialità.

 

L’incontro con Ali, un single con figlia, diviene travolgente per la sua vita. E Leila, che ha quattro anni, da modo a Rachel di confrontarsi con la maternità. Il ginecologo le fa notare che non può aspettare troppo. “Quanto mi manca?” Chiede Rachel: “anch’io me lo chiedo ogni giorno”, dice il medico di età decisamente avanzata. Alì però fa delle scelte che decisamente deludono la donna. Ma lei saprà rimettersi in gioco.

 

Compare anche Chiara Mastroianni nella parte dell’ex moglie e mamma di Leila. Un film che tratta problemi coinvolgenti per generazioni che vivono con frenesia e passione il proprio lavoro, senza badare agli anni che passano.

 

Siamo a metà percorso e al Lido i problemi organizzativi non mancano. Gli assembramenti che sembravano scomparsi ricompaiono con file di centinaia di accreditati pigiati ad aspettare l’apertura delle sale, con il cellulare in mano. In sala si raccomanda “fortemente” l’uso della mascherina che però pochi utilizzano. Aspettando il gran finale.

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