A Milano Fondazione Prada con due mostre, ''storytelling'' e ''The porcelain room''
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
La Cina è di casa in Fondazione Prada. Nonostante il periodo drammatico che questo paese coraggioso e innovativo deve affrontare, visto gli eventi recenti che l’hanno coinvolta in prima persona, noi occidentali non resistiamo al fascino dall’arte cinese. Fondazione Prada, lo conferma: è presente a Shanghai in una storica residenza del 1918 dove il pittore cinese Liu Ye aveva creato nelle stanze del palazzo una certa intimità.
A Milano l’ex distilleria, restaurata dallo studio dell’architetto Rem Koolhaas, dal 30 gennaio al 28 settembre 2020 alla Galleria Nord è allestita la mostra personale di Liu Ye “Storytelling”, include una sezione di 35 dipinti realizzati dal 1992. Le opere dialogano con le pareti in cemento dell’architettura industriale.
Dalla "Piccola fiammiferaia a Pinocchio" si respira un'aria da fiaba. I colori sono delicati, le storie Liu Ye, artista irrimediabilmente contaminato, le ha conosciute dal padre. Personaggi dell’immaginario occidentale, che assumono un significato di congiunzione con il mondo occidentale. L’artista nato nel 1964, ha anche studiato a Berlino e Amsterdam. Il ritorno nel suo paese ha fatto sì che la sua pittura esprimesse “una costellazione dialettica” dice il curatore Udo Kittelmann.
Molto colpito dalla Bauhaus che riporta nei suoi lavori con le forme del libro ed i colori di Mondrian, l’artista mette in luce le icone dell’occidente come l’attrice simbolo francese Catherine Deneuve oppure il cantante jazz "Chet Baker”. Tra letteratura, storia dell’arte, cultura popolare occidentale ed orientale, si mira all’essenziale per semplificare le forme alla ricerca di se stesso.
“Ogni opera è un mio autoritratto” parole di Liu Ye. Lavori che esprimono l’immaginario collettivo che cambia nella storia come “Bird on Bird” 2011, per ricordare “la guerra dei passeri” nel XVIII secolo. Oppure “Book Painting No. 22” 2019, un fiore appena sbocciato per segnalare come il fotografo tedesco Karl Blossfeldt abbia cambiato profondamente la storia della fotografia.
Ci si sposta nelle sale del quarto piano della torre. Si indaga sul contesto storico e sull’impatto che la porcellana cinese ha avuto nell’esportazione mondiale. “The Porcelain Room- Chinese Export Porcelain”, curatori Jorge Welsh e Luisa Vinhais ci mostrano 1.700 pezzi di rara bellezza, in una mirifica scenografia.
Porcellane tra il XVI e il XIX secolo che dimostrano l’abilità degli artigiani cinesi apprezzati e richiesti. Con i Portoghesi si aprono le rotte marittime verso est, è il 1513. Da non perdere Jug with Purtuguese arms, Ming dynasty, c. 1520-1540 che proviene dal Metropolitan Museum of Art di New York.
Porcellane utilizzate per rendere uniche le tavole di ricche famiglie, oggetti assemblati, per scelta assieme. Granchi, maiali, pesci che sembrano dipinti di Hiroshige, da esibire nelle cene. Una sala completamente tappezzata di piatti che sono servizi completi avvicinati fra loro anche sul soffitto.
Due mostre che ci descrivono la contemporaneità della Cina. E, per gli amanti del cinema, non può mancare una visita al luogo mitico: “Le studio d’Orphèe” la stanza del montaggio di Godard, installazione permanente. Il fascino del teorico della Nouvelle Vague ha conquistato ed è stato conquistato da Fondazione Prada.
Oggetti personali che il regista ha concesso come i due autorevoli premi, il Leone d’oro preso a Venezia, e la Palma d’oro a Cannes. Anche l’attaccapanni con il cappello, i guanti, la sciarpa, il cappotto, un po’ come Federico Fellini esposto al museo del cinema di Torino. Michelangelo Antonioni con il manifesto del film “L’avventura” come il ritratto di Kafka in bianco e nero primeggiano sotto le pennellate nere date dal graffiante regista liberamente sul soffitto.
Sullo schermo si proiettano incessantemente cortometraggi dal bianco e nero al colore. Fondazione Prada - largo Isarco 2 Milano.